Home � Non fate studiare musica ai vostri figli

Non fate studiare musica ai vostri figli

L'Italia è il paese col maggior numero di conservatori e col più basso numero di orchestre stabili. Nei locali si suona gratis o per pochi euro. Risparmiategli queste sofferenze.


Non fate studiare musica ai vostri figli. Non ne vale la pena. Se lo fate per il denaro, per la fama, insisto, è un consiglio spassionato: lasciate perdere. Avreste speso i vostri soldi per le lezioni, per i software, per costosissimi strumenti, assolutamente per nulla. E' il peggior investimento che possiate fare, quindi non fatelo. Vi ritroverete con dei figli frustrati, incapaci di misurarsi col mondo del lavoro: troppo artisti per i tecnici, troppo tecnici per gli artisti.
Se lo fate per il prestigio men che meno. Non esiste categoria più bistrattata dagli impresari (ai quali bisogna cedere una parte dei propri guadagni per essere chiamati a lavorare), dai direttori di studio, dai produttori. Per non parlare dei padroni di casa, dai direttori di banca, dai proprietari di una concessionaria di auto:
"che mestiere fa lei?"
"il musicista"
"ah... e poi?"
E poi niente testa di cazzo! Ho studiato all' incirca vent' anni (il doppio di un neuro chirurgo, il quadruplo di un pilota d' aviazione civile) di cui dieci in conservatorio, ho registrato dischi, fatto televisione, suonato dal vivo per decine di migliaia di persone... te che cazzo fai oltre a stare seduto dietro quella scrivania a rifilare alla gente prodotti finanziari truffaldini, metri quadrati "commerciali" o auto "in ottime condizioni"?

Vi descriveranno come artistoidi, ipersensibili, sognatori, sconclusionati, eccentrici o al limite con un qualsiasi segno zodiacale "acquario, audace!". Lo volete così vostro figlio? Perché fargli questa cattiveria? Tanto ve lo dico subito: il lavoro (di musicista intendo) non lo trova.
Passerà anni uscendo la sera, conoscendo gente, bevendo alcolici, facendo jam session gratis per entrare nelle grazie di qualche gestore di locale che gli farà fare qualche serata per pochi soldi.
O nel caso della musica classica starà a leccare il culo a qualche professore portando il caffè o sostituendolo con gli allievi principianti a lezione quando quest'ultimo andrà a prendere il caffè (senza portarglielo) sperando che il "mentore" lo possa aiutare in qualche concorso o che gli passi un lavoro quando gliene capita uno migliore.
Insomma un bel "vaffanculo" al mondo dell' arte, al conservatorio, alle notti in bianco passate a studiare i contrappuntisti fiamminghi, alle tendiniti per preparare il concorso per il Teatro Regio di Parma, allo stile, al linguaggio, all' analisi della partitura, alla settima che risolve per grado congiunto.

E così: c' è un matrimonio da fare in tre però i soldi sono pochi perché se no chiama il piano barista con le basi? Andiamo.
C'è un attore che vuole fare un recital di canzoni anni trenta? Eccomi.
C'è una cantante che un tempo era la corista di Caterina Caselli che vorrebbe rifare in chiave jazz Battisti (e tu hai sempre odiato Battisti)? Ci penso io a mettere su un gruppo.
Vivo in Italia il paese del mondo col maggior numero di conservatori e col più basso numero di orchestre stabili. Il mio diploma del conservatorio non l' ho mai neanche ritirato (tanto al massimo avrei potuto appenderlo al cesso). Non dico che in Italia non ci siano bravi musicisti, ma solo che a pochi è permesso dimostrarlo.Che ne è di tutti quelli che, a parità di qualità creativa, non sono mai riusciti a fare un concerto neanche al pub sotto casa perché non garantiscono un adeguato numero di prenotazioni?
Che ne è di quelli che dopo anni di umiliazioni mollano tutto e vanno a fare gli assicuratori?

Rido quando sento la lagna degli architetti che si lamentano che non lavorano. Idioti! Ringraziate il cielo che avrete sempre una cascina da demolire, un abuso edilizio da mascherare, dei sanitari da spostare per creare una camera per il bambino. Voi almeno vendete qualcosa che può servire.
Perché un gestore dovrebbe pagare un gruppo che suona se può ottenere un risultato molto più soddisfacente, con molti meno fastidi e spese, semplicemente mettendo una playlist dal suo lettore mp3?
La musica una volta era una merce preziosa, per ascoltarla dovevi prendere la carrozza o chiamare dei musicisti, condividere il tuo spazio e il tuo tempo con gli esecutori. Poi con l' avvento del supporto fonografico (il disco) abbiamo sentito la musica di artisti che altrimenti avremmo impiegato decenni per conoscere, ma nel contempo abbiamo cominciato a considerarla meno preziosa: bastava mettere un disco e in casa avevamo Louis, Duke, Charlie, Thelonious, Frank, Jerry Lee, i Beatles, Jimi, gli Zep che ci facevano compagnia mentre stavamo con gli amici, studiavamo o lavavamo i piatti; ma nel contempo abbiamo cominciato a prestarle meno attenzione, a darla per scontato, non dovevamo più fare silenzio per ascoltarla.

Fateci caso: ogni volta che un disco viene presentato alla stampa, il giornalista di turno gli chiede sempre: "di che parla questa canzone?" Ma (come diceva Shoenberg) la musica esprime quello che a parole non si può dire. Da ciò si evince che in Italia una canzone è fatto all' sessanta percento dalle parole, al venti dal look dell' artista (solo nel caso sia già affermato potrà vestirsi come gli pare), da un quindici di marketing. Agli arrangiamenti, alle note suonate spetta si e no un cinque percento da condividere con la fonica.

Ora nell'epoca degli Mp3, dei software pirata, dello streaming, possiamo avere più musica di quella che potremmo ascoltare in tutta la vita. Chiunque con un po' di applicazione può produrre un disco in casa sua, solo che non c' è più nessuno in grado di ascoltarlo (e quando ascoltare intendo proprio ascoltare le note, apprezzare gli arrangiamenti, godere delle ore necessarie per trovare il giusto suono della cassa, non metterlo su e leggere il giornale, fare le telefonate agli amici, preparare la lista della spesa), al massimo se avrà molta fortuna un brano verrà programmato, dietro lauto compenso, dai network nazionali per poi finire sulla playlist di una tredicenne che lo ascolterà da quegli assurdi altoparlanti di un telefonino camminando mano nella mano con l' amica del cuore.

Però c'è una cosa che voglio aggiungere: la musica guarisce. Si avete capito bene la musica guarisce, e non parlo di guarire dalla malinconia, della tristezza o dalle angosce quotidiane, ma di sciatalgie, lombalgie, dolori di stomaco, influenza e quant' altro. Non c' è musicista che dovendo andare a suonare nella marchetta più ignobile, nel pub più fetido o nel matrimonio più volgare con l' ulcera, la schiena incastrata o 39 di febbre, al termine del concerto (per qualche insondabile legge dell' universo) non si sia sentito meglio.

Quindi "venghino siòre e siòri lo spettacolo d' arte varia ha inizio" e anche se nessuno ascolterà il vostro pargolo diventato uomo, la musica potrà essere per lui un buon modo per evitare di avere a che fare con un servizio sanitario nazionale che corre veloce verso la privatizzazione.






Se trovi i nostri articoli interessanti, Clicca su "MI PIACE""
--- Se hai trovato interessante l'articolo iscriviti ai feed via mail per rimanere sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog
vota su OKNotizie

11 commenti to " Non fate studiare musica ai vostri figli "

  1. Anonimo says:

    ah certo!! invece con una bella laurea ha tutto il mondo ai suoi piedi!!

  2. Già vissuto tutto quanto. Condivido appieno. Per quanto, a quasi quarant'anni, io continui a considerare la musica quasi come una vocazione, che ti lasciano coltivare, per poi strapparti di mano al momento del doverci vivere e mantenere la famiglia. Anche qui, come in altri settori, fanno strada i serpenti, non i vocati.

  3. Ladislao Vieni says:

    Questo articolo che vuole forse essere ironico rischia di sembrare solo disfattista e anche un po' patetico.
    Ho evitato di commentarlo ma visto che ogni tanto compare su Facebook sento il bisogno di affermare che NON LO CONDIVIDO perché abituato a non piangermi addosso ma a reagire e cercare di risolvere quel che non funziona. In primis non si studia musica solo per fare il musicista professionista quindi la PREMESSA è SBAGLIATA. Chi scrive è un musicista fallito perché forse sperava di fare più soldi con la musica ma non si fa musica solo per la carriera sociale (vedi gli accostamenti alle altre professioni).
    Rimane il fatto che si può condividere l'analisi della situazione del musicista professionista che è realistica e deprimente ma proprio per questo NON ACCETTO questo catastrofismo e soprattutto è SBAGLIATO il TITOLO che così scritto può essere fuorviante e lesivo per una categoria come la nostra, di crede invece che non serva essere così sfiduciato ma LOTTA con i mezzi che ha per migliorare quello che ama.
    Se avessi dato retta a consigli simili che ho ricevuto quando studiavo in Conservatorio, quando mi preparavo per audizioni e concorsi specie per insegnare in Conservatorio, non avrei fatto nulla invece ho sempre raggiunto il mio scopo, con pazienza e tenacia, come in una partita a scacchi.
    Non dico che oggi sia facile per un musicista professionista, non ci sono posti di lavoro, la riforma di un progetto dell'insegnamento vecchio di decenni, tarda a venire ed è anche per certi versi demenziale ed io stesso quando ho cominciato ad affacciarmi al mondo del lavoro potevo sentirmi male ed essere pessimista perché rispetto al passato eravamo in tanti per pochi posti, e si lavorava quasi gratis per farsi le osa nelle "spedizioni punitive", ma non ho mollato e come me tanti. Mi sono sentito dire tante volte "... si, ma di lavoro che fai?" ma sono più le volte che mi sono sentito guardare con ammirazione e gratitudine per quello che faccio.
    Sicuramente la natura del musicista descritta da chi scrive l'articolo è la solita del musicista squattrinato, che suona pur avendo la febbre a 39, cui nessuno offre la possibilità di avere un posto di lavoro adeguato agli studi che ha fatto. Ma in questo ci vedo un'altra faccia del musicista tipo quello che si prostituisce pur di lavorare, che divora come un'invasione di cavallette il cibo che gli viene offerto, come ancora raramente accade, in occasione di un concerto, che si lamenta sempre di tutto ma rimane a testa bassa di fronte ai potenti perché ha paura di perdere il suo orticello (magari suona male perché deluso e a rimetterci è la musica che non c'entra niente).
    Questo ed altro sono retaggio dello status di servitù cui il musicista apparteneva (appartiene?!) e forse per cambiare le cose serve più fare il proprio dovere fino in fondo per avere più forza di lamentarsi a testa alta e guadagnarsi rispetto attraverso la proprie azioni consci di non aver bluffato e di aver fatto bene il proprio dovere fino in fondo (SPESSO PAGA) tanto è difficile per tutti, anche per l'architetto se non si fa bene il proprio mestiere.
    La realtà va cambiata, con pazienza e perseveranza cercando di essere pronti a cogliere l'occasione fortunata quando si presenta (forse vale per qualsiasi impiego sociale), senza aspettare che qualcuno lo faccia per te ma mettendoci la voglia e non affondando nel pessimismo: meglio allora cambiare strada pur di raggiungere la propria indipendenza materiale e spirituale e capisco che sia una scelta difficile per chi ha investito "vent'anni" di studio.
    Un musicista è come un circense, non smette mai di esercitarsi per tutta la sua carriera e ce ne sono pochi in rapporto alla popolazione ma tutti possono anzi DEVONO studiare musica perché migliora l'individuo, anche se non farà il musicista di professione.

  4. Nel mondo musicale ed artistico in generale e' sempre stato difficile intraprendere una carriera professionale. Quasi tutti i gruppi che hai nominato hanno cominciato in pub squallidi, e non solo con un grande talento ma anche con tantissimo lavoro si sono guadagnati il successo.

    Andare al conservatorio non ti rende automaticamente musicista professionista, come nemmeno andare all'universita ti garantisce un lavoro. Se si ha abbastanza talento, passione e voglia di lavorare, e' difficile che non si riesca a raggiungere i propri obiettivi. Il problema e' che troppe persone aspirano alla carriera musicale, e a molti manca addirittura il talento o la determinazione necessaria.

    Tra il mondo dei musicisti professionisti, (parlo di musicisti che fanno una vita "normale" con lavoro stabile in orchestra o come professore, non quelli che saltano da un locale all'altro, per racimolare qualche euro), non si sentono questi discorsi...
    Poche persone nascono con un talento ed una forza tale da riuscire in questo campo, chi non ha possibilita' dovrebbe essere abbastanza intelligente da capirlo in tempo, ed andare avanti nella propria vita con scelte diverse, mantenendo l'interessae per la musica solo come hobby.

    Se un calciatore non fa carriera, non si sente dire che non ce l'ha fatta perche' non era un leccaculo, ma perche' non era abbastanza bravo. Per i musicisti e' lo stesso.

  5. COMPLIMENTI!!!!!
    E' davvero uno degli "articoli" piu' stupidi che abbia mai letto! L'unica cosa sulla quale mi ha fatto riflettere e' di come sia possibile che chiunque, anche chi evidentemente avrebbe dovuto fare tutt'altro nella vita, possa scrivere e riversare la sua frustrazione sugli altri, scrivendo cose ASSURDE e fuorvianti!!!

    A questo punto chiedo il BIS, cosi' mi faccio altre due risate!!!

  6. Jack says:

    Ma...a provarci con qualche antidepressivo no, eh?

    "...non c' è più nessuno in grado di ascoltarlo.."
    - non è assolutamente vero.

    "...godere delle ore necessarie per trovare il giusto suono della cassa..."
    - costruisco casse e me ne intendo un pochino (forse non tanto quanto tu), ma di certo non sono ossessivo a tal punto da passarci le ore - NON è lo scopo.

    Di solito presto attenzione quando ascolto musica. Ma la metto ANCHE per mettere apposto casa, e pensando ad altro.

    Sono un bassista che non ha mai fatto scuola di musica...suono lo stesso, mi diverto e faccio divertire la gente. Missione della musica: compiuta.

  7. Barbara says:

    Credo che ognuno arrivi dove ha veramente la volontà di arrivare. Si auspica sempre di avere un po' di fortuna, ma non è indispensabile! Per il resto si tratta di selezione della specie: se si escludono i raccomandati, quelli che suonano sono quelli che oltre al talento musicale hanno la determinazione, la tenacia e la costanza di proseguire nonostante le difficoltà. Studiare musica è una scuola di vita, non semplicemente una scuola per imparare a muovere le mani su uno strumento musicale.

    A parte che un articolo ben scritto di solito porta una firma, a tutti coloro che lo condividono: animo ragazzi e datevi una smossa!

  8. Anonimo says:

    @Maria Vittoria Crotti
    > E' davvero uno degli "articoli" piu'
    > stupidi che abbia mai letto!

    > scrivendo cose ASSURDE e fuorvianti!

    Sbagliato.
    Se leggi l'articolo esso inizia con
    "L'Italia è il paese ..."
    e sul panorama *nazionale* quanto
    scritto e' perfettamente realistico.

    @Barbara
    > la volontà di arrivare.

    Certamente ne e' un ingrediente indispensabile ma solo con quello ci fai poco e nulla.

    > un po' di fortuna, ma non è
    > indispensabile!

    Direi invece che ne costituisce un ulteriore ingrediente.

    > se si escludono i raccomandati

    Stiam parlando dell'Italia ... giusto?
    Allora, per esperienza e pur NON appartenendo a detta (sotto)specie, ne siamo pieni.
    Senza tal patentino NON vai da nessuna parte. Stop.

    > costanza di proseguire nonostante le
    > difficoltà.

    ... finche' non ti buttano fuori per far posto ai patentati e ti tocca di ricominciare daccapo :]


    @FlipFlopper
    > Tra il mondo dei musicisti
    > professionisti non si
    > sentono questi discorsi...

    Probabilmente allora tu non lo sei o non lo sei mai stato, senno' li avresti sentiti eccome.

    > Se un calciatore non fa carriera
    > Se un calciatore non fa carriera,
    > non si sente dire che non ce l'ha
    > fatta perche' non era un leccaculo,
    > ma perche' non era abbastanza bravo.
    > Per i musicisti e' lo stesso.

    Ovvio allora che NON sei dell'ambiente e parli per sentito dire.

    @Ladislao Vieni
    > soprattutto è SBAGLIATO il TITOLO

    Il titolo invece e' perfettamente azzeccato al nostro panorama italiota. Sessanta e passa tra Conservatori ed Istituti Musicali Pareggiati erano gia' oltre vent'anni fa "Fabbriche di disoccupati".
    E a maggior ragione lo sono ... purtroppo ... oggi.

  9. Anonimo says:

    La chiave del successo è la determinazione, la consapevolezza dei propri limiti e il raggiungimento di obiettivi preposti. Così si raggiungerà una ricchezza spirituale e un'ilarità assoluta. È normale che la società non consideri molto la figura del.musicista, specie nel XXI secolo, epoca in cui la tecnologia ha reso meno utile il ruolo, ma fidatevi a breve la stessa sorte toccherà anche a molti altri mestieri, per colpa o merito dell'innovazione.

  10. Anonimo says:

    La chiave del successo è la determinazione, la consapevolezza dei propri limiti e il raggiungimento di obiettivi preposti. Così si raggiungerà una ricchezza spirituale e un'ilarità assoluta. È normale che la società non consideri molto la figura del.musicista, specie nel XXI secolo, epoca in cui la tecnologia ha reso meno utile il ruolo, ma fidatevi a breve la stessa sorte toccherà anche a molti altri mestieri, per colpa o merito dell'innovazione.

Leave a comment