ROMA - Berlusconi e il suo governo raggiungono (in discesa) livelli di fiducia "imbarazzanti" nel sondaggio mensile di Ipr Marketing per Repubblica.it mentre le intenzioni di voto sono decisamente a favore del centrosinistra e gli italiani dimostrano di apprezzare l'idea di un governo istituzionale per uscire dalla crisi e condurre il Paese a nuove elezioni.
Il premier, dunque, perde 5 punti e crolla a quota 24 interpellati su 100 che dicono di avere molta o abbastanza fiducia in lui, mentre 64 affermano di averne "poca o nessuna" e 12 non si esprimono. Il suo esecutivo raccoglie un misero 19 di "fiduciosi" (contro 66 negativi e 16 indecisi). Siamo ai livelli in cui gli anglosassoni (che i sondaggi li hanno inventati) dicono
che non c'è "sopravvivenza" politica del soggetto "sondato". La caduta libera di Berlusconi, iniziata nel luglio del 2009 quando per la prima volta è sceso sotto quota 50% è davvero impressionante. In due anni ha perso 26 punti e ne ha lasciati quasi 40 (38 per la precisione) sul suo massimo di 62 raggiunto nell'ottobre del 2008. La caduta ha più o meno lo stesso andamento: 36 punti in meno rispetto al top di 55 raggiunto nel giugno del 2008.
Il calo della fiducia si traduce anche in un dato interessante sulle intenzioni di voto. Il centrosinistra raggiunge quota 44% con un vantaggio di 6 punti e mezzo sul centrodestra (37,5%) con il terzo polo fermo al 13%. A giugno, Ipr Marketing stimava il divario in 3 punti e mezzo (42,5% a 39%). Un'estate disastrosa, dunque, per il Cavaliere.
Per la prima volta, infine, questo mese, Ipr ha posto al suo campione (lo scorso 13 settembre) una domanda sull'ipotesi di un governo istituzionale formato dai rappresentanti di maggioranza e opposizione: il 44% degli elettori (63% di quelli di centrosinistra e 19% di quelli del centrodestra) ha detto di essere favorevole, il 29% (12% del centrosinistra, 57% del centrodestra) è contrario e il 27% (centrosinistra e centrodestra si equivalgono intorno al 25%) non ha un'opinione. Il 90% degli elettori del Terzo Polo è decisamente contrario a questa ipotesi.
Quanto ai ministri, aumenta solo Maroni che guida una classifica in cui i più esposti (Tremonti, Bossi, Brunetta) fanno segnare cali di 3-5 punti.
La fiducia. A quota 24 interpellati su 100 che esprimono "molta" o "abbastanza" fiducia nel premier, siamo praticamente al di sotto dello zoccolo duro dei suoi stessi elettori che, secondo il sondaggio (fra Pdl, Lega e altri di centrodestra) dovrebbero essere il 37,5% del totale. Come dire, con un ragionamento arbitrario ma tecnicamente plausibile, che neppure tutti gli elettori del Pdl (26,5%) hanno fiducia nel loro leader e che ipoteticamente, neppure un elettore della Lega Nord ha fiducia in Berlusconi. Insomma, un disastro che peggiora ancora se si guardano i dati sull'esecutivo. Un governo democraticamente eletto in un Paese civile dovrebbe avere di default un tasso di fiducia superiore. Per fare un paragone numerico, alle ultime elezioni politiche (2008) il 19 per cento dei voti validi corrispondeva a circa 7 milioni di suffragi (grosso modo la somma di Lega Nord, Idv, Udc e La Destra) su un totale di 35 milioni di persone che si erano espresse.
Intenzioni di voto. In tre mesi (e nonostante l'effetto negativo sul Pd del caso Penati) il centrosinistra ha scavato un solco di 6,5 punti sull'attuale maggioranza. Il Pd, infatti scende dal 27,5% del 12 giugno al 27% del 13 settembre, ma l'Idv guadagna un punto e mezzo (è al 6%) e il Sel cresce dal 6,5% al 7,5%. Calo dei Verdi (dall1,5% al'1%) fermi radicali e socialisti.
Nel centrodestra continua la discesa del Pdl (dal 27,5 al 26,5) e della Lega che lascia sul terreno un altro mezzo punto collocandosi al 9%, A primavera era sopra il 12%. Gli altri di centrodestra sono fermi al 2%. Il Terzo Polo è sempre al 13% con l'Udc al 7%, l'Fli al 3,5%, Alleanza per l'Italia al 2% e Mpa allo 0,5%, tutti esattamente sulle stesse posizioni di giugno.
I ministri. Il solo Roberto Maroni (l'uomo che, oggi, rappresenta la fronda interna alla leadeship di Bossi nella Lega Nord) guadagna un paio di punti e torna al 60% di "fiduciosi". Al secondo posto, Sacconi, scende del 4% a quota 53%. Tutti gli altri, ormai, e non era mai successo, sono sotto quota 50% con Giovanni Rotondi terzo a quota 49. Tremonti perde 5 punti, Bossi 4 e Brunetta 3. Tutti gli altri sono fermi: solo 4 (Rotondi, Carfagna, Tremonti e Bossi) sono sopra quota 40. Gli altri 17 sono dispersi su dati decisamente molto bassi.
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Fonte: Repubblica.it
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Il premier, dunque, perde 5 punti e crolla a quota 24 interpellati su 100 che dicono di avere molta o abbastanza fiducia in lui, mentre 64 affermano di averne "poca o nessuna" e 12 non si esprimono. Il suo esecutivo raccoglie un misero 19 di "fiduciosi" (contro 66 negativi e 16 indecisi). Siamo ai livelli in cui gli anglosassoni (che i sondaggi li hanno inventati) dicono
che non c'è "sopravvivenza" politica del soggetto "sondato". La caduta libera di Berlusconi, iniziata nel luglio del 2009 quando per la prima volta è sceso sotto quota 50% è davvero impressionante. In due anni ha perso 26 punti e ne ha lasciati quasi 40 (38 per la precisione) sul suo massimo di 62 raggiunto nell'ottobre del 2008. La caduta ha più o meno lo stesso andamento: 36 punti in meno rispetto al top di 55 raggiunto nel giugno del 2008.
Il calo della fiducia si traduce anche in un dato interessante sulle intenzioni di voto. Il centrosinistra raggiunge quota 44% con un vantaggio di 6 punti e mezzo sul centrodestra (37,5%) con il terzo polo fermo al 13%. A giugno, Ipr Marketing stimava il divario in 3 punti e mezzo (42,5% a 39%). Un'estate disastrosa, dunque, per il Cavaliere.
Per la prima volta, infine, questo mese, Ipr ha posto al suo campione (lo scorso 13 settembre) una domanda sull'ipotesi di un governo istituzionale formato dai rappresentanti di maggioranza e opposizione: il 44% degli elettori (63% di quelli di centrosinistra e 19% di quelli del centrodestra) ha detto di essere favorevole, il 29% (12% del centrosinistra, 57% del centrodestra) è contrario e il 27% (centrosinistra e centrodestra si equivalgono intorno al 25%) non ha un'opinione. Il 90% degli elettori del Terzo Polo è decisamente contrario a questa ipotesi.
Quanto ai ministri, aumenta solo Maroni che guida una classifica in cui i più esposti (Tremonti, Bossi, Brunetta) fanno segnare cali di 3-5 punti.
La fiducia. A quota 24 interpellati su 100 che esprimono "molta" o "abbastanza" fiducia nel premier, siamo praticamente al di sotto dello zoccolo duro dei suoi stessi elettori che, secondo il sondaggio (fra Pdl, Lega e altri di centrodestra) dovrebbero essere il 37,5% del totale. Come dire, con un ragionamento arbitrario ma tecnicamente plausibile, che neppure tutti gli elettori del Pdl (26,5%) hanno fiducia nel loro leader e che ipoteticamente, neppure un elettore della Lega Nord ha fiducia in Berlusconi. Insomma, un disastro che peggiora ancora se si guardano i dati sull'esecutivo. Un governo democraticamente eletto in un Paese civile dovrebbe avere di default un tasso di fiducia superiore. Per fare un paragone numerico, alle ultime elezioni politiche (2008) il 19 per cento dei voti validi corrispondeva a circa 7 milioni di suffragi (grosso modo la somma di Lega Nord, Idv, Udc e La Destra) su un totale di 35 milioni di persone che si erano espresse.
Intenzioni di voto. In tre mesi (e nonostante l'effetto negativo sul Pd del caso Penati) il centrosinistra ha scavato un solco di 6,5 punti sull'attuale maggioranza. Il Pd, infatti scende dal 27,5% del 12 giugno al 27% del 13 settembre, ma l'Idv guadagna un punto e mezzo (è al 6%) e il Sel cresce dal 6,5% al 7,5%. Calo dei Verdi (dall1,5% al'1%) fermi radicali e socialisti.
Nel centrodestra continua la discesa del Pdl (dal 27,5 al 26,5) e della Lega che lascia sul terreno un altro mezzo punto collocandosi al 9%, A primavera era sopra il 12%. Gli altri di centrodestra sono fermi al 2%. Il Terzo Polo è sempre al 13% con l'Udc al 7%, l'Fli al 3,5%, Alleanza per l'Italia al 2% e Mpa allo 0,5%, tutti esattamente sulle stesse posizioni di giugno.
I ministri. Il solo Roberto Maroni (l'uomo che, oggi, rappresenta la fronda interna alla leadeship di Bossi nella Lega Nord) guadagna un paio di punti e torna al 60% di "fiduciosi". Al secondo posto, Sacconi, scende del 4% a quota 53%. Tutti gli altri, ormai, e non era mai successo, sono sotto quota 50% con Giovanni Rotondi terzo a quota 49. Tremonti perde 5 punti, Bossi 4 e Brunetta 3. Tutti gli altri sono fermi: solo 4 (Rotondi, Carfagna, Tremonti e Bossi) sono sopra quota 40. Gli altri 17 sono dispersi su dati decisamente molto bassi.
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Fonte: Repubblica.it
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