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L'ascesa di de Magistris: «Io la vera novità»

Scaramantico de Magistris, che non cede all’euforia delle prime proiezioni e che perciò resta su, al trentesimo piano, barricato in una camera d’albergo stretta, con la luce al neon e il televisore acceso (lui seduto sul letto; accanto: la moglie e la madre e persino i due figli di 6 e 11 anni, i quali, dopo un po’, non ne possono più di Mentana in diretta tivù e vengono quindi placati con tranci di pizza margherita).

Gelido de Magistris, che scende quando qui al secondo piano i militanti sono definitivamente eccitati, l’approdo al ballottaggio è una certezza, e lui può arrivare a passo deciso tra gli applausi e le grida di evviva, un po’ ex magistrato un po’ personaggio, la camicia bianca senza cravatta sotto l’abito blu, smagrito ma tonico, meno guanciotte e un filo di abbronzatura, «del resto, come saprà, nell’ultimo mese mi sono fatto venti comizi ».

Spavaldo de Magistris, che si siede e con calma guarda diritto nelle telecamere — «Ditemi voi quando siete pronti, eh?» — molto padrone della scena, molto vincente, molto sprezzante con il Pd. «Io sono la novità. Io rappresento la politica delle mani pulite. Se il prefetto Morcone e suoi vogliono partecipare al mio sogno, sono i benvenuti. Non chiudo le porte a loro e neppure, ovviamente, a chi ha votato a destra. Voglio essere il sindaco di tutti i napoletani».

De Magistris, di spalle, festeggia il risultato (Napolipress/Siano)
Lui a Napoli è nato 44 anni fa. Il nonno giudice, il padre giudice (il padre, un magistrato affilato e taciturno, condannò a 9 anni l’ex ministro De Lorenzo e si occupò del caso Cirillo); la casa di famiglia in via Mascagni, al Vomero, e quindi l’inevitabile iscrizione al Pansini, il liceo classico della borghesia progressista. Con in tasca il manifesto, diciassettenne va a Roma e partecipa ai funerali di Enrico Berlinguer. Quindi non deve stupire la scelta della sua prima uscita pubblica, non concordata con Di Pietro, in questa campagna elettorale: al cinema-teatro Modernissimo, dove nel 1943 Palmiro Togliatti dettò la linea a tutte le forze antifasciste.

De Magistris, sul palco: e subito si capì quanto taglienti sarebbero stati i suoi discorsi. «E allora vogliamo forse consegnare anche il Comune di Napoli nelle mani di Nick o’americano e di Giggino a’ purpetta?». (Nick è Nicola Cosentino, il coordinatore regionale del Pdl che fu colpito da una richiesta di arresto con l’accusa di avere contribuito «a rafforzare, sin dagli anni 90, vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone »; Giggino è Luigi Corsaro, presidente della Provincia). E poi, a raffica, su Gianni Lettieri, con il quale si sfiderà il 29 e 30 maggio: «Mi spiace, poverino: tutte le mattine deve leggersi le pagine di cronaca nera per sapere se uno dei candidati della sua lista è finito in qualche retata… ».

Gli osservatori che hanno seguito Luigi de Magistris nei vicoli e dentro le piazze nelle ultime settimane sottolineano però anche la severità con cui egli ha sempre giudicato il Pd, al quale pure si era proposto — lasciando Bersani prima sorpreso e poi indispettito — come candidato unico. «La Iervolino? Ha le sue responsabilità. Perché non ha attuato la raccolta differenziata? ». «Morcone? Io non sono sostenuto dai parenti della Tangentopoli napoletana». «Bassolino? La sua stagione è finita tragicamente».

Randellate, voglia di fare bufera, mai una parola a caso. Così, a sinistra, de Magistris ha rastrellato voti e disagio. In conferenza stampa ora aggiunge: «Io sono stato tra la gente senza potere, e l’ho ascoltata. Noi dell’Idv abbiamo la forza della novità pulita».

Lo baciano, gli toccano la fronte, va via con i camerieri dell’albergo che si inchinano e lo salutano dicendo: «Buonasera, signor sindaco». Ma sono i giovani, che lasciano senza fiato. I ragazzi dei comitati. Studenti, gruppettari, tipetti e tipine che sarebbero dovuti stare fisiologicamente con il candidato del Pd e che invece stanno qui, in processione devota dietro al magistrato con l’hobby del giardinaggio che vuole fare il sindaco della città più sporca d’Italia.


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Fonte: Corriere.it

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