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Dal Sele a Caorso catene umane contro il nucleare

ROMA - Reazione "a catene" contro il nucleare. Ha preso il via stamattina da Palma di Montechiaro (Siracusa), località papabile per ospitare una delle nuove centrali del programma atomico del governo, il weekend antinucleare organizzato dalle oltre 80 associazioni del comitato "vota sì per fermare il nucleare".

Tra oggi e domani 10 catene umane cingeranno siti nucleari e località candidate ad ospitare nuove centrali "per dire a chi intende riportare l'atomo in italia che non ci stiamo, e che, come ha dimostrato il plebiscito in Sardegna, gli italiani non accetteranno trucchetti. Non accetteranno che, senza cancellare il nucleare, si cancelli il loro diritto ad esprimersi col referendum sul loro futuro e sulla loro sicurezza".

Dopo l'anticipo mattutino in Sicilia, nel pomeriggio teatro delle manifestazioni saranno la ex centrale nucleare di Caorso (Piacenza), il deposito per combustibile irraggiato di Saluggia (Vercelli) e poi a Chioggia, Monfalcone, Termoli e la foce del fiume Sele (Salerno), tutte località candidate ad accogliere i nuovi impianti. Catene umane sono in programma anche a Scanzano Jonico (Matera), sito indicato nel 2003 come sede del deposito nazionale delle scorie. In serata, alle 19.30, sarà la volta di Nardò (Lecce), altra località dove il governo potrebbe decidere di costruire una nuova centrale. La serie delle catene umane si chiude infine domani mattina a Montalto di Castro (Viterbo). "I cittadini - promette una nota del comitato
organizzatore - faranno sentire la loro voce contro la censura che cerca di nascondere i referendum agli italiani e contro i tentativi di sabotare il voto del 12 e 13 giugno".

Al momento l'emendamento al decreto omnibus con cui il governo vorrebbe rendere superfluo il referendum sull'atomo è all'esame della Camera. Palazzo Chigi punterebbe a porre la fiducia sul provvedimento, ottenendo - salvo sorprese legate alla tenuta della maggioranza - un via libera entro martedì o mercoledì della prossima settimana. A quel punto il testo dovrà essere firmato dal presidente della Repubblica e se il capo dello Stato non solleverà dei profili di illegittimità costituzionale (che pure alcuni osservatori ritengono di cogliere nel decreto), sarà poi la Cassazione a valutare se le modifiche introdotte siano sufficienti a far saltare la consultazione. Una decisione che al momento appare di difficile previsione.


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 Fonte: repubblica.it

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