Nelle università sembrava uno spettro ormai lontano, qualcosa che si poteva tenere a distanza semplicemente con le armi del dialogo, dei dibattiti, delle giornate solidali. E invece cacciata dalla porta, l’omofobia è rientrata dalla finestra. Teatro dell’ultimo episodio di questa categoria, la Bocconi, impero degli studi economici, regno della Milano borghese e moderata. Al quarto piano di via Sarfatti, un ragazzo è stato aggredito verbalmente e minacciato mentre cercava di evitare che strappassero i suoi manifesti. Unica colpa, far parte di un’associazione studentesca in difesa della diversità di genere e di orientamento sessuale, la Bocconi Equal Student (Best).
«Gli hanno urlato “omosessuale, frocio e ricchione”, testualmente». Non riesce a frenare l’indignazione Giulia Tagliaferri, studentessa e presidente del Best. È lei a ricostruire gli eventi: «Roberto ha sorpreso uno studente della Bocconi mentre strappava un poster dell’associazione che sponsorizzava l’iniziativa del 17 Maggio per la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, e che è stata finanziata con i contributi dell’Università Bocconi. In seguito alla richiesta di spiegazioni di quel gesto, Roberto è stato aggredito verbalmente dallo studente e intimorito con un atteggiamento aggressivo e fisicamente minaccioso». A questo episodio, aggiunge poi Giulia, sono seguite altre intimidazioni: «Ci hanno staccato i manifesti un po’ dappertutto e alcuni sono stati imbrattati con la scritta “froci”».
Pronta la solidarietà dell’ateneo che ha deciso di non lasciare spazio a dubbi, inviando una lettera a studenti, professori e personale, firmata dal rettore Guido Tabellini e dal consigliere delegato Bruno Pavesi: «Crediamo che all’interno della nostra comunità sia necessario riflettere su questi gravi comportamenti di intolleranza — si legge nella lettera — Pur nella certezza che si tratti di singoli e isolati casi, ci preme ricordare a tutti che far parte della comunità bocconiana significa prima di tutto condividere i nostri valori, a partire da quelli di libertà d’espressione, valorizzazione della diversità, etica e solidarietà».
Il contenuto di questa lettera non è così scontato come si potrebbe pensare. Nel 2003 il gruppo OiBò (Omosessuali in Bocconi) fu ostacolato sul nascere e non vide mai la luce. «Da allora si sono fatti passi in avanti — spiega Luca de Vecchi ex rappresentante di Alternativa democratica, una delle liste studentesche in Bocconi che all’epoca seguì il caso — e l’ateneo ha dimostrato prontezza. Ci sono purtroppo ancora molte resistenze nel mondo universitario, ma è importante che gli studenti e i vertici accademici condannino in modo compatto. Come sta accadendo adesso».
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Fonte: Repubblica.it
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«Gli hanno urlato “omosessuale, frocio e ricchione”, testualmente». Non riesce a frenare l’indignazione Giulia Tagliaferri, studentessa e presidente del Best. È lei a ricostruire gli eventi: «Roberto ha sorpreso uno studente della Bocconi mentre strappava un poster dell’associazione che sponsorizzava l’iniziativa del 17 Maggio per la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, e che è stata finanziata con i contributi dell’Università Bocconi. In seguito alla richiesta di spiegazioni di quel gesto, Roberto è stato aggredito verbalmente dallo studente e intimorito con un atteggiamento aggressivo e fisicamente minaccioso». A questo episodio, aggiunge poi Giulia, sono seguite altre intimidazioni: «Ci hanno staccato i manifesti un po’ dappertutto e alcuni sono stati imbrattati con la scritta “froci”».
Pronta la solidarietà dell’ateneo che ha deciso di non lasciare spazio a dubbi, inviando una lettera a studenti, professori e personale, firmata dal rettore Guido Tabellini e dal consigliere delegato Bruno Pavesi: «Crediamo che all’interno della nostra comunità sia necessario riflettere su questi gravi comportamenti di intolleranza — si legge nella lettera — Pur nella certezza che si tratti di singoli e isolati casi, ci preme ricordare a tutti che far parte della comunità bocconiana significa prima di tutto condividere i nostri valori, a partire da quelli di libertà d’espressione, valorizzazione della diversità, etica e solidarietà».
Il contenuto di questa lettera non è così scontato come si potrebbe pensare. Nel 2003 il gruppo OiBò (Omosessuali in Bocconi) fu ostacolato sul nascere e non vide mai la luce. «Da allora si sono fatti passi in avanti — spiega Luca de Vecchi ex rappresentante di Alternativa democratica, una delle liste studentesche in Bocconi che all’epoca seguì il caso — e l’ateneo ha dimostrato prontezza. Ci sono purtroppo ancora molte resistenze nel mondo universitario, ma è importante che gli studenti e i vertici accademici condannino in modo compatto. Come sta accadendo adesso».
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