Home � Milleproroghe approvato nel caos scontro in aula, il Pdl attacca Fini. Di Pietro: "Italia = Libia"

Milleproroghe approvato nel caos scontro in aula, il Pdl attacca Fini. Di Pietro: "Italia = Libia"



ROMA - La Camera dà il via libera al Milleproroghe con 300 voti favorevoli e 277 contrari. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato dove domani è prevista l'approvazione in via definitiva. L'Aula della Camera aveva approvato in mattinata la fiducia sul maxiemendamento al dl Milleproroghe. A favore hanno votato 309 deputati, 287 contro. Alle 14 sono iniziate quindi le dichiarazioni di voto sul provvedimento.

La seduta alla Camera è stata però infuocata, fino all'attacco diretto del Pdl a Gianfranco Fini: "Caro presidente, con la sua presidenza della Camera siamo in una situazione istituzionalmente insostenibile. C'è un contrasto tra la sua figura e quella di leader di partito", ha detto il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto rivolto a Fini che presiedeva il dibattito sul Milleproroghe. "Ne convengo - ha replicato Fini - la situazione è istituzionalmente insostenibile".

Il voto sulla fiducia. La maggioranza richiesta era di 299, i votanti sono stati 596. I 309 voti che hanno approvato la fiducia sono inferiori alla metà più uno dei 630 deputati, che rappresenta la soglia minima per la maggioranza. Sono stati 34 i deputati assenti a vario titolo. Singolare il caso del leader di Idv, Antonio Di Pietro, che non ha fatto a tempo a votare ed ha protestato per la velocità della votazione stessa. Gli ha replicato il presidente di turno, Rocco Buttiglione (Udc), ricordando che aveva invitato i ritardatari e comunque chi volesse votare a
farlo prima della dichiarazione di chiusura del voto.

Tensione in Aula. La tensione è cresciuta durante le dichiarazioni di voto finali. Nel momento in cui Antonio Di Pietro ha preso la parola, il rappresentante del governo, il ministro Renato Brunetta, ha lasciato la seduta. A quel punto, il presidente della Camera ha bloccato l'intervento del leader dell'Idv: "Non può proseguire - ha detto Fini - la seduta è sospesa fino a quando il governo non sarà presente in Aula". Uscito Brunetta, infatti, non c'era più alcun rappresentante del governo, essendo il sottosegertario Laura Ravetto in quel momento impegnata in una riunione del comitato ristretto per le politiche comunitarie. Alla ripresa dei lavori, rientrata la Ravetto in aula, Fini l'ha redarguita, invitandola a sedersi: "E la prego di riferire al ministro dei Rapporti con il Parlamento - ha aggiunto Fini - che è senza precedenti quello che sta accadendo oggi".

Successivamente, Di Pietro ha alzato i toni paragonando il governo italiano a "quello che sta a Tripoli". Nuovo intervento del presidente Fini che lo bacchetta: "Non può essere consentito in quest'Aula di paragonare un governo democraticamente eletto, per quanto possa essere avversato, a una feroce e spietata dittatura come quella di Gheddafi. In giornate come queste, credo che utilizzare termini corrispondenti alla realtà sia un dovere per tutti".

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Fonte: Blitzquotidiano.it

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