Lo scrittore sventola la laurea honoris causa in giurisprudenza davanti ai professori universitari riuniti per l'inagurazione dell'anno Accademico. "Ai magistrati che indagano su Berlusconi che stanno vivendo momenti difficili solo per aver fatto il loro mestiere di giustizia". E poi spiega: "E' la parola ascoltata che fa paura ai potenti gruppi mafiosi. Loro mettono in conto omicidi, ergastolo. Non mettono in conto la parola. Raccontare fa parte del diritto"
Roberto Saviano sventola la laurea honoris causa in giurisprudenza davanti ai professori universitari riuniti per l'inagurazione dell'anno Accademico. "Dedico questa laurea ai tre magistrati, Boccassini, Forno e Sangermano, che indagano su Berlusconi. Loro che stanno vivendo momenti difficili solo per aver fatto il loro dovere. E a mia madre, una ligure. Vendendomi laureato penserà che finalmente ho messo la testa a posto".
E poi spiega, Saviano che "è la parola ascoltata che fa paura ai potenti gruppi mafiosi. Loro mettono in conto omicidi, ergastolo. Non mettono in conto la parola. Raccontare fa parte del diritto". Prima il suo grazie al Rettore, all'Università di Genova "a questa città che per me significa molto". E poi torna ancora al potere della parola, alla sua forza che fa paura alla criminalità organizzata, "perché la parola ascoltata significa dire: quel problema è il nostro problema e va risolto perché è come risolvere la nostra stessa esistenza".
Cita Primo Levi e "Se questo è un uomo" per lui il più bel libro mai scritto, perché "tu non impari che cosa è un lager, tu sei dentro Auschwitz che pure non viene quasi nominato". Ricorda il suo amico straniero Christian Poveda, morto ammazzato in Venezuela perché ha usato il potere della parola.
Poi spiega la sua ricerca di altri costretti a vivere come lui, sotto protezione, parla di Salman Rusdhie, l'autore dei "Versetti satanici" che gli dà consigli per come vivere sotto scorta. Parla di Anna Achmatova, poetessa russa, di tanti altri che hanno "usato la parola per far vincere il diritto di legalità". Roberto Saviano insiste, com'è suo costume, sul valore della parola "che accende la luce della legalità sulle cosche, che la temono e vorrebbero stroncarla".
Intanto, mentre prosegue la sua "lectio doctoralis", in via Balbi, davanti al grande schermo allestito davanti all'entrata della biblioteca Universitaria, un centinaio di persone, molti i ragazzi, lo seguono dalla strada, ragazzi che temono, come lo scrittore, la criminalità organizzata che sta arrivando in Liguria, anzi è già arrivata, a Bordighera.
Allo scrittore, l'Università ha consegnato la laurea honoris causa, come spiega il preside della facoltà di Giurisprudenza Paolo Comanducci, "per l'importante contributo dato al nostro Paese in favore della legalità, che è l'asse portante dello stato di diritto".
La "laudatio" è stata affidata al professor Paolo Pisa, docente di diritto penale: "Sarebbe troppo semplice ricordare il successo e il valore di Gomorra", ha detto tra l'altro il professore Pisa. "In realtà Saviano ha avuto il merito di aver portato a conoscenza del mondo un fenomeno di fatto e nei fatti prima chiuso nell'ambito nazionale".
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Fonte: Repubblica.it
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Roberto Saviano sventola la laurea honoris causa in giurisprudenza davanti ai professori universitari riuniti per l'inagurazione dell'anno Accademico. "Dedico questa laurea ai tre magistrati, Boccassini, Forno e Sangermano, che indagano su Berlusconi. Loro che stanno vivendo momenti difficili solo per aver fatto il loro dovere. E a mia madre, una ligure. Vendendomi laureato penserà che finalmente ho messo la testa a posto".
E poi spiega, Saviano che "è la parola ascoltata che fa paura ai potenti gruppi mafiosi. Loro mettono in conto omicidi, ergastolo. Non mettono in conto la parola. Raccontare fa parte del diritto". Prima il suo grazie al Rettore, all'Università di Genova "a questa città che per me significa molto". E poi torna ancora al potere della parola, alla sua forza che fa paura alla criminalità organizzata, "perché la parola ascoltata significa dire: quel problema è il nostro problema e va risolto perché è come risolvere la nostra stessa esistenza".
Cita Primo Levi e "Se questo è un uomo" per lui il più bel libro mai scritto, perché "tu non impari che cosa è un lager, tu sei dentro Auschwitz che pure non viene quasi nominato". Ricorda il suo amico straniero Christian Poveda, morto ammazzato in Venezuela perché ha usato il potere della parola.
Poi spiega la sua ricerca di altri costretti a vivere come lui, sotto protezione, parla di Salman Rusdhie, l'autore dei "Versetti satanici" che gli dà consigli per come vivere sotto scorta. Parla di Anna Achmatova, poetessa russa, di tanti altri che hanno "usato la parola per far vincere il diritto di legalità". Roberto Saviano insiste, com'è suo costume, sul valore della parola "che accende la luce della legalità sulle cosche, che la temono e vorrebbero stroncarla".
Intanto, mentre prosegue la sua "lectio doctoralis", in via Balbi, davanti al grande schermo allestito davanti all'entrata della biblioteca Universitaria, un centinaio di persone, molti i ragazzi, lo seguono dalla strada, ragazzi che temono, come lo scrittore, la criminalità organizzata che sta arrivando in Liguria, anzi è già arrivata, a Bordighera.
Allo scrittore, l'Università ha consegnato la laurea honoris causa, come spiega il preside della facoltà di Giurisprudenza Paolo Comanducci, "per l'importante contributo dato al nostro Paese in favore della legalità, che è l'asse portante dello stato di diritto".
La "laudatio" è stata affidata al professor Paolo Pisa, docente di diritto penale: "Sarebbe troppo semplice ricordare il successo e il valore di Gomorra", ha detto tra l'altro il professore Pisa. "In realtà Saviano ha avuto il merito di aver portato a conoscenza del mondo un fenomeno di fatto e nei fatti prima chiuso nell'ambito nazionale".
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complimenti Saviano,e a chi apprezza sue parole.