Sale la tensione al Corriere della Sera, con azionisti che protestano, assemblee di redattori e ultimo colpo di scena, una sparata pesante in diretta tv da parte di uno dei principali azionisti. “Un assedio” intorno al Corriere della Sera, con l’intenzione di “indebolire la leadership” del direttore Ferruccio De Bortoli. Lo denuncia Diego Della Valle. Sarà un caso, saranno forse solo vicende aziendali, ma singolare è la coincidenza, sempre ricorrente nella storia italiana, di “battaglie per via Solferino”, sede del Corriere, in concomitanza con gravi crisi politiche.
“Non mi piace questa aria continua di assedio che c’è attorno al Corriere della Sera e soprattutto non mi piace vedere che a metterla in piedi è qualcuno che nel Corriere non ha investito nulla e tenta di farlo apparire come cosa propria, magari per mantenere la sedia in altri posti”.
Subito si è scatenata la caccia al nome. Tutti gli indizi portano a individuare in Cesare Geronzi, banchiere e presidente delle Assicurazioni Generali, l’oggetto dell’ira di Della Valle. Infatti, tra le persone di una certa età, che orbitano intorno alla proprietà del Corriere, e che non appartengono alla categoria dei “padroni”, la cerchia si restringe ai soli nomi di Geronzi e Giovanni Bazoli. Tuttavia i rapporti tra quest’ultimo e il direttore sott’attacco Bortoli, lo escludono in partenza. C’è di più: nel giro di quelli che contano si è diffusa la voce secondo la quale Geronzi sarebbe favorevole alla nomina di Guido Gentili, ex direttore del Sole 24 Ore, in sostituzione proprio di De Bortoli alla guida del Corriere.
L’allarme lanciato dal patron della Tod’s, Diego della Valle, è coinciso della presentazione dell’accordo per il restauro del Colosseo, finanziato dal gruppo. “Dobbiamo stare molto attenti perché ciò non si verifichi, che con gli amici azionisti questa musica non si verificherà più”. Della Valle ha poi ripetuto quest’accusa davanti alle telecamere del Tg La Sette di Enrico Mentana.
Secondo l’imprenditore, “purtroppo c’è l’abitudine di considerare da parte di qualcuno la Rizzoli un’azienda diversa dalle altre. Questa è una cosa che mi sta scocciando e come me anche molti altri azionisti. Credo che ci sia ancora qualche arzillo vecchietto unto dal Signore che bazzica nei nostri consigli, che pensa che la Rizzoli non sia un’azienda che vada gestita come tutte le altre, con efficienza ed efficacia”.
Della Valle lamenta il fatto che Rizzoli non sia considerata “un’azienda che ha bisogno di stimolare i propri uomini e non preoccuparli o impensierirli, mentre il mio pensiero è che le aziende per essere libere devono andare bene e quindi sono abituato a sostenere i miei uomini, a non mettere zizzania, a non fare del millantato credito in modo che dall’esterno qualcuno pensi che alcuni sono più proprietari di altri. Queste cose non vanno bene”.
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Fonte: Blitzquotidiano.it
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“Non mi piace questa aria continua di assedio che c’è attorno al Corriere della Sera e soprattutto non mi piace vedere che a metterla in piedi è qualcuno che nel Corriere non ha investito nulla e tenta di farlo apparire come cosa propria, magari per mantenere la sedia in altri posti”.
Subito si è scatenata la caccia al nome. Tutti gli indizi portano a individuare in Cesare Geronzi, banchiere e presidente delle Assicurazioni Generali, l’oggetto dell’ira di Della Valle. Infatti, tra le persone di una certa età, che orbitano intorno alla proprietà del Corriere, e che non appartengono alla categoria dei “padroni”, la cerchia si restringe ai soli nomi di Geronzi e Giovanni Bazoli. Tuttavia i rapporti tra quest’ultimo e il direttore sott’attacco Bortoli, lo escludono in partenza. C’è di più: nel giro di quelli che contano si è diffusa la voce secondo la quale Geronzi sarebbe favorevole alla nomina di Guido Gentili, ex direttore del Sole 24 Ore, in sostituzione proprio di De Bortoli alla guida del Corriere.
L’allarme lanciato dal patron della Tod’s, Diego della Valle, è coinciso della presentazione dell’accordo per il restauro del Colosseo, finanziato dal gruppo. “Dobbiamo stare molto attenti perché ciò non si verifichi, che con gli amici azionisti questa musica non si verificherà più”. Della Valle ha poi ripetuto quest’accusa davanti alle telecamere del Tg La Sette di Enrico Mentana.
Secondo l’imprenditore, “purtroppo c’è l’abitudine di considerare da parte di qualcuno la Rizzoli un’azienda diversa dalle altre. Questa è una cosa che mi sta scocciando e come me anche molti altri azionisti. Credo che ci sia ancora qualche arzillo vecchietto unto dal Signore che bazzica nei nostri consigli, che pensa che la Rizzoli non sia un’azienda che vada gestita come tutte le altre, con efficienza ed efficacia”.
Della Valle lamenta il fatto che Rizzoli non sia considerata “un’azienda che ha bisogno di stimolare i propri uomini e non preoccuparli o impensierirli, mentre il mio pensiero è che le aziende per essere libere devono andare bene e quindi sono abituato a sostenere i miei uomini, a non mettere zizzania, a non fare del millantato credito in modo che dall’esterno qualcuno pensi che alcuni sono più proprietari di altri. Queste cose non vanno bene”.
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