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In mutande nella dacia


Incapace, vanitoso, inefficace come leader europeo moderno. Noi qui a baloccarci coi giochi democristiani ripescati in soffitta, a fare a rimpiattino con la sfiducia - ma sì, ma no, ma solo un po', magari più tardi - e i sondaggi che dicono, e le possibili conseguenze del voto quali sarebbero. Loro, anzi lei chiude la questione con un telex di sette parole. Si chiama Elisabeth Dibble l'incaricata d'affari che firma la mirabile sintesi. Meno male che è americana, da noi avrebbero scatenato i cani e le loro copertine. Non è detto che non lo facciano comunque.

Sarà certo un uragano, questo dei documenti riservati delle ambasciate Usa pubblicati dal sito Wikileaks, qualunque siano le origini e le ragioni che portano alla divulgazione di quelle carte. Sarà la Caporetto della diplomazia otto e novecentesca di sicuro: del resto viviamo nel Duemila, per chi non se ne fosse accorto la rivoluzione del web è questa. La moltiplicazione delle fonti, l'accesso diretto alle informazioni, la senescenza degli intermediari. Sarà il giorno zero, quello di ieri, e si immaginano broccati e stucchi dei palazzi dove frusciano carte spazzati via dallo tsunami di un clic. Quel che a noi italiani dovrebbe fare più vergogna è che nemmeno in una situazione come questa, in cui tutti sono messi allo stesso modo alla berlina, ci spetta un posto dignitoso nella gerarchia del male possibile. Che so: un piano di politica internazionale efferato, un progetto visionario e malvagio di dominio del mondo. Niente. Gli altri alla berlina, noi in mutande ai piedi del letto.

Sarebbe stato interessante, in un certo senso, sapere che come il Pakistan abbiamo avuto una parte nel determinare gli accordi sui combustibili nucleari, che come a Berlino c'è una spia nei palazzi, che come in Belgio e in Slovenia c'è una trattativa sui prigionieri di Guantanamo, che come in Turchia abbiamo ordito un piano segreto. Nulla. Ci tocca la foto delle donnine nude insieme a Putin e Gheddafi ma un po' indietro sulla scena: a far da maggiordomi. Sesso e soldi: festini e interessi economici personali. Di questo parlano i rapporti. Putin "alpha dog", maschio alfa o capobranco, anche lui machista e autoritario, a cui il signor B. fa da portavoce condividendone come ricompensa le piacevolezze della dacia e qualche milione da mettere in tasca per l'affare Southstream. I nostri lettori lo ricorderanno: molti mesi fa abbiamo dedicato la copertina alla "banda del tubo", quella del gasdotto che viene dalla Russia. Hillary Clinton aveva avuto lo stesso sospetto e dato incarico di indagare, sappiamo oggi. Abbiamo perso quel giorno, per diktat del maggiordomo, molti inserzionisti pubblicitari.

Abbiamo continuato a scriverlo, siamo stati a lungo gli unici a farlo, siamo stati denunciati per danni. Sarebbe interessante sapere se Mavalà Ghedini sarà incaricato di chiedere risarcimento al governo americano e alla Clinton in specie. Se il disperato Frattini (ieri: «quei documenti sono corpi di reato») si appellerà al quinto emendamento ingaggiando una battaglia legale contro l'evidenza. Molto interessante, interessantissimo anche osservare la reazione degli italiani, in primo luogo di quelli che lo hanno votato. Incapace, vanitoso, inefficace. Che comunista, questa Dibble. Sarà una Mata Hari? E chi guida il complotto, Bersani? O è Fini che si vendica manovrando Hillary a suo piacere?

Fonte: Unita.it

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1 commenti to " In mutande nella dacia "

  1. La solita, infima, figura di merda!

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