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I pericoli dello stallo


Sarà un mio difetto di visione strategica ma non mi pare, lo dico da mesi, che la partita di Fini guardi in alcun modo al centrosinistra. Sono sempre stata convinta che, essendo Fini uomo di destra, al momento decisivo avrebbe giocato in una metà campo molto precisa: la sua. Certo: esiste la remota e teorica possibilità che di fronte all'ennesimo colpo assestato dal signor B. al sistema democratico (uno nuovo? e di quale entità? cos'altro serve? l'immaginazione vacilla) e in assenza di accordi maturati nel frattempo fra alleati di centrodestra e limitrofi si possa arrivare (esausti: sarà una selezione darwiniana) all'ormai celebre Cln, il comitato di liberazione nazionale che dovrebbe mettere insieme tutte le forze "democratiche e repubblicane" per sconfiggere il sultano. Il problema mi pare appunto quel ‘frattempo'. Perché anche ieri, ad ascoltare Fini, non pareva che parlasse ad altri che non fossero i suoi elettori e i suoi alleati. Un discorso tutto interno al centrodestra, una battaglia per la leadership: un ultimatum al capo del governo a cui chiede sì le dimissioni ma per fare cosa, un attimo dopo? Verificare la natura della coalizione e la composizione del governo, dice Fini. Nel linguaggio della politica ci sono formule che, grosso modo, significano crisi pilotata e rimpasto. Cercare nuovi alleati, cambiare qualche ministro, arrivare a fine legislatura senza Berlusconi. In questo caso, annuncia Fini, Fli ci sarà: "non ci tireremo indietro in ragione della nostra identità".

Appunto, l'identità. Se invece Berlusconi non dovesse spontaneamente dimettersi allora i finiani ritireranno la loro delegazione dal governo. Dimissioni spontanee? Scherziamo? Votatemi la sfiducia in aula, risponde B., se ne siete capaci. E così il cerino, ormai consumato, torna nelle mani di Fini. È successo insomma quel che Staino illustra nella sua vignetta. Fini ha detto a Berlusconi: impiccati da solo. Non lo farà. Fini è pronto allora, come dice, a ritirare la sua delegazione dal governo? Sì/no/forse? E semmai, quando? Il tempo della melina è davvero scaduto. Gli spettatori di questo ping pong con la pallina sospesa a mezz'aria sono tutti, a destra e a sinistra, nervosi e stanchi, gli esiti dello stallo pericolosissimi. Passeremo Natale così? Arriveremo indenni all'anno nuovo? E l'Italia, intanto?

Sono d'accordo con Flavio Soriga, scrittore, che reduce dall'assemblea del Pd di Firenze ci ha scritto: «Non sembrava l'inizio di una battaglia contro chi guida il partito quanto una chiamata a raccolta di energie e idee. Ci sarà tempo per capire dove potrà andare il popolo della stazione Leopolda. Ma di certo, si è ritrovato in un fine-settimana che era tutto tranne una manifestazione di antipolitica. E questa, oggi, in Italia, dovrebbe essere una buona notizia per chiunque faccia politica con passione». Dietro l'angolo, fra un mese, c'è la piazza. Auguriamoci che non ci siano altri fuochi, ora che il cerino - tra un momento - si spegne.

P.S. Ieri a Roma, al teatro Olimpico, abbiamo visto i bambini del coro delle Mani bianche. Ve ne parla in Cultura Francesca Fornario. Si aprirà presto alla Scuola di Testaccio un seminario sul metodo Abreu. Di "El sistema" in tanti lettori ci hanno chiesto, in questi giorni. Metteremo presto il video on line. Intanto grazie, davvero, a voi che a migliaia siete stati con noi.

Fonte: Unita.it

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1 commenti to " I pericoli dello stallo "

  1. Anonimo says:

    Spero che questi analisi portano gli Italiano a buon fine prima che tardi.

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