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Sarah, lo zio ha confessato: "L'ho strangolata in garage"


AVETRANA - I carabinieri stanno cercando nelle campagne di Avetrana, in direzione San Pancrazio, il cadavere di Sarah Scazzi. E' stato lo zio, al termine di un interrogatorio fiume, a indicare il luogo dove il cadavere della ragazza sarebbe stato seppellito. "Sono stato io, l'ho strangolata in un garage vicino casa, poi ho bruciato i vestiti. Il corpo l'ho portato in campagna e sotterrato in una buca", è crollato dopo dieci ore di interrogatorio, Si tratterebbe di un campo alla periferia di Avetrana, non lontano dal luogo dove è stato ritrovato il cellulare di Sarah. Due le persone fermate dai carabinieri, una è certamente lo zio di Sarah, Michele Misseri, interrogato nella caserma provinciale dei carabinieri di Taranto, assieme alla moglie e ad altri familiari e amici. L'identità dell'altra persona fermata non è stata ancora svelata.

Lo zio di Sarah sarebbe crollato dopo che i carabinieri gli avrebbero fatto ascoltare un'intercettazione ambientale nella quale Misseri litigava con la moglie e la figlia in lacrime diceva alla madre: "Tanto lo so che se l'è portata via lui", riferendosi probabilmente a Sarah.

Nel campo, vicino a un casolare, in località Tumani, sono al lavoro vigili del fuoco e carabinieri. E mentre partivano le ricerche la madre di Sarah, Concetta Serrano, era in collegamento in diretta con il programma di Rai3 Chi l'ha visto al quale partecipava dall'abitazione di Michele Misseri, lo stesso che in quel momento stava confessando ai carabinieri le modalità con cui avrebbe ucciso Sarah e fatto sparire il corpo. Quando le voci si sono fatte insistenti la conduttrice, Federica Sciarelli, ha chiesto alla donna se non preferisse allontanarsi dalla casa. Concetta ha risposto: "E' meglio", e accompagnata da uno dei suoi avvocati ha lasciato l'abitazione.

Il giallo, quindi, è a una svolta. Del resto erano stati gli stessi inquirenti a preannunciare che il cerchio delle indagini si stava chiudendo. E la svolta è stata proprio il ritrovamento del cellulare di Sarah Scazzi. A imbattersi nel telefonino mezzo bruciacchiato è stato lo zio, Michele Misseri, lo stesso che poi ha confessato. Quando lo trovò, la mattina del 28 settembre, tutti rimasero interdetti. Una fatalità sospetta, un giallo nel giallo. Tra l'altro, seppure senza scheda sim e privo di batteria, quel cellulare qualche risposta l'aveva già data. Prima di tutto, non era stato lanciato dal ciglio della strada il pomeriggio del 26 agosto, quando Sarah era scomparsa dalla casa perché i congegni interni non presentavano i segni tipici dell'ossidatura dovuta a una lunga esposizione al sole e all'umidità. Anche la bruciatura non era compatibile con il luogo dov'era stato trovato, al centro di un falò acceso da Michele Misseri per distruggere erba e rami secchi.

Dubbi anche sulla cugina di Sarah, quella che nelle prime ore della scomparsa era indicata come l'amica del cuore della quindicenne. Qualche giorno fa è spuntato un litigio fra Sarah e Sabrina, pare per un ragazzo, Ivano. "Sabrina è gelosa, non sopporta che io stia ore a parlare con Ivano", aveva scritto Sarah sul suo diario la mattina prima di sparire nel nulla. Nel pomeriggio, mentre i familiari erano rinchiusi in caserma e prima della confessione choc, Sabrina si era lasciata andare a uno sfogo: “Provo una gran rabbia. Sono certa che chi ha preso Sarah sta ridendo. Perché vede le indagini puntare su gente innocente. Leggo che il cerchio si stringe. Mi sento impazzire. Vorrei essere utile alle indagini e non so come fare. E perché quel cerchio si stringe intorno a gente che non ha nulla da nascondere. Secondo me, quel cerchio bisognerebbe allargarlo".

Sabrina aveva scelto di non parlare più. Un silenzio assordante, rotto solo poche ore prima che scoppiasse l'imprevedibile, in un ultimo tentativo di esorcizzare il terremoto in arrivo: “Sono certissima che la mia famiglia non c’entra con la scomparsa di Sarah. Così come sono sicura che non c’entrano Ivano, Alessio e Mariangela”. Sabrina aveva anche parlato della discussione con la cugina, la sera prima di quel fatidico 26 agosto. “Non ho litigato con Sarah. A volte l’ho ripresa come una sorella maggiore. Le chiedevo di non stare attaccata ad Ivano. Volevo tutelarla. Qui basta poco per finire al centro di malelingue. E lo dico un’altra volta. Non sono innamorata di Ivano. E’ solo un amico”. Nella notte, mentre i carabinieri scavano alla ricerca del corpo della cugina, Sabrina è lì, con gli occhi impietriti, a osservare le sirene e la folla dei curiosi. Senza la madre e il padre accanto.



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