Paolo Cevi ci ha regalato in questi anni, attraverso Zelig, uno dei personaggi più assurdi e ridicoli che si potessero immaginare, o che speravamo fossero talmente assurdi da non poter essere reali: l'assessore Palmiro Cangini, assessore alle "varie ed eventuali" di un paesino di provincia.
Una delle uscite più belle del Cangini fu in merito alla lotta contro lo sbarco dei clandestini, risolvibile, secondo il suo sagace parere, in questo modo: "asfaltiamo l'Adriatico... così col cazzo che possono ancora venire qui con i gommoni!".
Nella drammatica attesa che qualcuno raccolga il suggerimento, visto che in nome dei (ricatti sui) posti di lavoro stiamo diventando disponibili a cementificare qualunque cosa, la politica ci offre i nostri Assessori Cangini quotidiani.
L'ultimo è tale Assessore della regione Abruzzo a fronte del "problema" della prostituzione che pervade una strada provinciale vicino a Teramo dove clienti e prostitute utilizzano un bosco per appartarsi e consumare la trattativa commerciale.
La soluzione è questa:"rasiamo al suolo il bosco"
Questa, merita di diritto un capitolo in quella stupenda serie di libri di Fruttero e Lucentini, "La prevalenza del cretino", ma, questo, è quello che ci offre il panorama e che fa dire a Crozza, nella prefazione di Ballarò... "Ma che paese siamo?".
Tralasciando qualsiasi considerazione di tipo "ecologico" quindi sulla bestialità di radere al suolo dei boschi che dovremmo invece tenerci ben stretti visti i disastri ambientali che continuano a susseguirsi appena ci sono quattro gocce di pioggia, fatto puntualmente ignorato dalla politica del "fare" che ha come solo obiettivo quello di cementificare e disboscare, pongo l'attenzione sull'incapacità di trovare soluzioni ragionevoli ai problemi, da parte del pensiero perbenista che vige in questo sciagurato paese.
Molti problemi gravi, tra cui per esempio anche la questione delle droghe, continuano ad essere gestiti con la miopia del conservatore e l'ottusità di questo pensiero il cui obiettivo dichiarato è quello di "eliminare" i problemi, mentre le soluzioni che applica altro non sono che lo spostamento del problema da un'altra parte, però meno visibile.
La propaganda poi fa il loro gioco; nascondere la polvere sotto il tappeto è la strategia migliore per costoro nell'illusione di aver agito nella difesa dei sacri principi cristiani.
A questa "difesa" dei principi astratti preferisco la logica dell'analisi delle conseguenze di certe scelte. Per esempio la "lotta" alla prostituzione con minacce, sanzioni, mobilitazione di forze dell'ordine, ha prodotto ad oggi solamente lo spostamento dei luoghi in cui essa viene esercitata.
Alcune settimane or sono un articolo notava che è in crescita la prostituzione in casa anziché su strada. Ritengo sia un bene questo, per molti motivi. Ma questo obiettivo viene conseguito con ipocrisia, costringendo le operatrici a "scappare" dalla strada per rifugiarsi in casa e questa costrizione non intacca l'attività del racket che le schiavizza.
Men che meno questo approccio si pone il problema sanitario di controllo.
Ovvero, non si ha il coraggio di ammettere che la prostituzione andrebbe gestita in maniera chiara, alla luce del sole, garantendo a chi la esercita, libertà di scelta ed anche, perché no, opzioni alternative al fare la prostituta. Ci si dovrebbe preoccupare degli aspetti sanitari, nonché fiscali, impedendo lo sfruttamento da parte della criminalità.
Questo con buona pace dei discorsi moralistici e filosofici che continuano a non risolvere alcunché.
Analogo discorso si potrebbe fare per la droga. Sono 50 anni che si tenta di risolvere il problema in una logica proibizionista. Il risultato ad oggi ha comportato:
1. aumento del consumo
2. spaventoso incremento finanziario e guadagno per la criminalità
3. produzione di droghe sempre più pericolose e letali e facilmente commerciabili (perché la criminalità sa curare i "suoi" affari)
Se venti/venticinque anni fa si fosse dato un po' più retta a chi sosteneva che, storicamente e praticamente, il proibizionismo è perdente, forse oggi avremmo una situazione diversa. Timidamente qualcuno inizia a parlare di "legalizzazione" di alcune sostanze, in giro per il mondo.
Certo la situazione è davvero degenerata, grazie al pensiero proibizionista. Di sicuro, sarebbe ora, dopo 50 anni di fallimenti, di riconsiderare la strategia di "guerra" alla droga, perché così com'è è inequivocabilmente perdente rispetto ai tanto declamati obiettivi.
Per non parlare degli effetti collaterali: la proibizione ci nega di fatto l'uso di certe piante come la canapa che offrono una innumerevole gamma di opportunità pratiche quotidiane: Ford ci aveva costruito un macchina indistruttibile con la canapa!
Analogamente una "guerra alla prostituzione" condotta con lo stesso metodo è perdente ed è un inutile spreco di energie e di risorse economiche.
Il punto centrale di tutto questo discorso è che occorre smettere di pendere dalla labbra di chi ci promette soluzioni drastiche e finali in nome di principi morali dietro ai quali costoro si nascondono per oscurare la loro incapacità progettuale e pratica di risolvere i problemi; quando non sono addirittura complici di quel sistema che dicono di voler combattere a parole.
L'unica nostra arma è sempre ragionare con la nostra testa e cercare di capire senza fermarci alle apparenze.
---Se hai trovato interessante l'articolo iscriviti ai feed via mail per rimanere sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog
0 commenti to " Prostitute, boschi e l’assessore Cangini "