ROMA - Maricica Hahaianu, l’infermiera romena 32enne colpita al volto nella metro Anagnina di Roma da Alessio Burtone (ora agli arresti domiciliari) è morta. «Ora è stata staccata la spina, è stato ufficializzato il decesso» ha detto Alessandro Di Giovanni, legale dei familiari, attorno alle 21.30 di venerdì, pochi minuti dopo la dichiarazione del decesso. Il marito della donna, Adrien, non riesce a non pensare al responsabile dell’accaduto: «Perché lui è a casa e non in carcere?». «Finora non aveva mai fatto alcun commento o accenno sull’aggressore - ha spiegato sempre l’avvocato Di Giovanni, che ha riportato le parole dell’uomo ai cronisti -. Non ha detto altro, era molto concentrato nel suo dolore». Riguardo all’eventuale donazione degli organi, l’avvocato ha detto che il marito non vuole render pubblica la sua decisione. Sul corpo della donna verrà effettuata lunedì l’autopsia: il compito di svolgere l’esame è stato affidato al professor Paolo Arbarello dell’istituto di Medicina legale dell’università La Sapienza. I funerali di Maricica Hahaianu si svolgeranno in Romania, per decisione dei famigliari. IL MALORE DELL’AGGRESSORE - Appresa la notizia della morte della donna, Alessio Burtone ha accusato un malore. «Sono stato a casa sua - racconta l’avvocato Fabrizio Gallo, che gli ha comunicato il decesso della donna -. Si è sentito male e abbiamo dovuto chiamare la guardia medica». «Il medico - racconta il legale - gli ha somministrato dei farmaci ansiolitici perché Alessio era molto agitato. Tutta la famiglia ha accusato la notizia della morte di Maricica e stanno molto male». Ad Alessio, il legale ancora non ha parlato esplicitamente della possibilità di finire in carcere. «Visto il momento - continua Gallo - gli ho solo detto che potrebbe essere riportato in caserma e che la sua condanna, con l’imputazione di omicidio preterintenzionale, potrebbe diventare più pesante rispetto alle semplici lesioni. Noi riteniamo comunque che la custodia domiciliare possa comunque soddisfare le esigenze cautelari in attesa della sentenza». «Sono state rovinate due famiglie», è stato invece il triste commento della madre dell’uomo.] ROMA - Maricica Hahaianu, l’infermiera romena 32enne colpita al volto nella metro Anagnina di Roma da Alessio Burtone (ora agli arresti domiciliari) è morta. «Ora è stata staccata la spina, è stato ufficializzato il decesso» ha detto Alessandro Di Giovanni, legale dei familiari, attorno alle 21.30 di venerdì, pochi minuti dopo la dichiarazione del decesso. Il marito della donna, Adrien, non riesce a non pensare al responsabile dell'accaduto: «Perché lui è a casa e non in carcere?». «Finora non aveva mai fatto alcun commento o accenno sull'aggressore - ha spiegato sempre l'avvocato Di Giovanni, che ha riportato le parole dell'uomo ai cronisti -. Non ha detto altro, era molto concentrato nel suo dolore». Riguardo all'eventuale donazione degli organi, l'avvocato ha detto che il marito non vuole render pubblica la sua decisione. Sul corpo della donna verrà effettuata lunedì l'autopsia: il compito di svolgere l'esame è stato affidato al professor Paolo Arbarello dell'istituto di Medicina legale dell'università La Sapienza. I funerali di Maricica Hahaianu si svolgeranno in Romania, per decisione dei famigliari.
IL MALORE DELL'AGGRESSORE - Appresa la notizia della morte della donna, Alessio Burtone ha accusato un malore. «Sono stato a casa sua - racconta l'avvocato Fabrizio Gallo, che gli ha comunicato il decesso della donna -. Si è sentito male e abbiamo dovuto chiamare la guardia medica». «Il medico - racconta il legale - gli ha somministrato dei farmaci ansiolitici perché Alessio era molto agitato. Tutta la famiglia ha accusato la notizia della morte di Maricica e stanno molto male». Ad Alessio, il legale ancora non ha parlato esplicitamente della possibilità di finire in carcere. «Visto il momento - continua Gallo - gli ho solo detto che potrebbe essere riportato in caserma e che la sua condanna, con l'imputazione di omicidio preterintenzionale, potrebbe diventare più pesante rispetto alle semplici lesioni. Noi riteniamo comunque che la custodia domiciliare possa comunque soddisfare le esigenze cautelari in attesa della sentenza». «Sono state rovinate due famiglie», è stato invece il triste commento della madre dell'uomo.
LA TRISTE ATTESA - Già nel pomeriggio di venerdì l'ultimo bollettino dei medici del Policlinico Casilino non lasciava sperare nessun miglioramento e parlava di coma irreversibile. Le condizioni della donna erano peggiorate nel pomeriggio del giorno prima, quando i medici avevano spiegato che la donna si trovava «in fin di vita». La risonanza magnetica aveva infatti «evidenziato un incremento dell’edema cerebrale ed una estesa lesione del tronco encefalico». Morte cerebrale, secondo i criteri neurologici indicati dal Comitato nazionale di bioetica (Cnb), ovvero «danno cerebrale organico, irreparabile, sviluppatosi acutamente, che ha provocato uno stato di coma irreversibile».
IL DOLORE DEL MARITO - «Mia moglie, più volte, ritirandosi a casa dopo il lavoro, mi diceva "siamo riusciti a salvare una vita". Purtroppo stavolta nessuno è riuscito a salvare lei», ha detto ancora Adrian, il marito di Maricica. Per i familiari sono state ore di angoscia e di attesa straziante al Policlinico Casilino. Adrian e Maricica hanno un bambino di tre anni che vive in Romania. La città da dove provengono i coniugi Hahaianu si chiama Focsani, nella Romania occidentale, ai confini con la Moldavia. Una terra lasciata cinque anni fa per tentare fortuna in Italia, lei già infermiera avrebbe trovato lavoro facilmente e così è stato fino a venerdì scorso, quando un pugno l'ha fermata.
IL PRECEDENTE - A carico di Alessio Burtone, attualmente ai domiciliari per l’aggressione all’Anagnina, risulta una precedente denuncia di polizia per lesioni, denuncia che - spiegano i carabinieri della compagnia Casilina che stanno seguendo le indagini - è stata fornita come elemento utile agli inquirenti ed è ora al vaglio del pm Antonio Calaresu per proporre un eventuale ricorso contro gli arresti domiciliari e un aggravamento della misura cautelare attuale.Secondo la denuncia, il giovane si era reso protagonista di un episodio simile a quello di venerdì scorso: a bordo del suo scooter sfiorò un ragazzo che passava sulle strisce portando a passeggio il cane; di fronte al risentimento del ragazzo, il 20enne scese dal motorino e sferrò un pugno al passante.
PERSONALITA' AGGRESSIVA - «Stiamo fornendo all’autorità giudiziaria - spiegano i carabinieri - tutti gli elementi utili per chiarire sia la personalità del ragazzo che per chiarire l’espisodio in sé». Tra questi elementi utili anche la precedente denuncia, anche se «il ragazzo continua a dire che non si aspettava di causare un danno così grave, di essere stato provocato e a ripetere "non sono una persona violenta"».
UN PUGNO COME UN BOXER - Secondo l’avvocato Alessandro Di Giovanni, legale della famiglia di Maricica, «guardando il video appare chiaro che il giovane sferri un colpo mancino al volto, con una tecnica quasi da boxeur. La donna, colpita al mento, ha perso subito i sensi ed è crollata a terra a corpo morto». Intanto i militari continuano a raccogliere testimonianze: «In linea di massima, a parte alcuni dettagli, tutti confermano la ricostruzione iniziale, una lite finita con il pugno - spiegano i carabinieri -. Le testimonianze dirette per ora non confermano aggressioni fisiche della donna verso il ragazzo. Continuiamo a sentire testimoni per chiarire l’episodio».
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