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Missione di Pace? "Qui siamo in guerra"


LO SAPEVANO bene, che sarebbero finiti nel girone più caldo dell'inferno afgano. "Li guardavamo nelle loro tende a Herat. Giravano in accappatoio, passavano il tempo ad aspettare l'ordine di partire per il Gulistan. E pensavamo: poverini, vanno nel posto più brutto. Se per noi è dura, per loro è dura il doppio", racconta un veterano dell'Afghanistan. Il settimo reggimento della brigata Julia doveva partire già a luglio, per dare una mano agli americani in una delle zone più roventi. Ma l'ordine tardava. Il motivo: "Gli americani non avevano tempo da perdere con problemi logistici. Lì si combatte di continuo".

La zona del Gulistan, Tripoli box nel gergo dei soldati, è un'area cuscinetto, che nelle intenzioni di Isaf dovrebbe essere gestita in futuro autonomamente dal comando di Herat: qui passano i miliziani in arrivo dall'Helmand e da Kandahar, qui italiani e americani stanno allestendo una base avanzata per fare argine e impedire l'accesso al vivo della zona Ovest. E la valle del Gulistan è quella che i militari chiamano senza mezzi termini killing zone, una "zona di mattanza": un percorso obbligato che si restringe gradualmente come un imbuto, portando in trappola chiunque cerchi di andare verso nord.

"La prova che Tripoli box è una zona ad altissimo rischio è nell'organizzazione dell'attentato: prima la bomba, con comando a distanza, poi la sparatoria", dice un ufficiale appena rientrato dal teatro afgano: "Questa è la tecnica
che i Taliban hanno imparato da Al Qaeda, non è certo una scaramuccia con banditi o contrabbandieri".
Con quattro caduti, un ferito grave, e soprattutto un incremento continuo degli scontri, è cambiato qualcosa fra i soldati italiani. Un ufficiale sintetizza: "Che cosa è cambiato? Stiamo combattendo. Adesso nessuno parla più di missione di pace, si parla di missione e basta". E porta ad esempio la dinamica degli ultimi scontri: "In passato se un aereo senza pilota Predator scopriva qualcuno intento a preparare una bomba stradale, noi andavamo semplicemente a disinnescarla. Nei giorni scorsi, dopo la segnalazione del drone una squadra di truppe speciali è partita per acchiappare chi aveva messo lo Ied. E c'è stato uno scontro violentissimo, in cui abbiamo perso Alessandro Romani".

Insomma, finalmente la guerra si chiama guerra. E anche fra i soldati qualcuno ammette apertamente un po' di disagio, magari scegliendo di sfogarsi sullo schermo di Facebook. "Mi sono rotto di stare qui in Afghanistan, non si capisce nulla", scriveva il 3 ottobre Luca Cornacchia, il militare abruzzese rimasto ferito nell'attentato. Francesco Vannozzi, che nell'esplosione ha perso la vita, aveva scelto per la sua bacheca elettronica una frase del film di John Moore "Max Payne": "Io non credo nel paradiso, credo nel dolore, credo nella paura, credo nella morte". E per spiegare come la pensasse sulla guerra, usava una citazione di Albert Einstein: "Non so con quali armi combatteremo la terza guerra mondiale, ma nella quarta useremo sassi e bastoni".

C'è chi si sente tradito anche dal mezzo blindato Vtlm, quello che veniva chiamato "San" Lince perché negli anni scorsi aveva salvato decine di militari. Adesso la guerriglia adopera bombe molto più potenti, e le corazze del Lince non bastano più. La Difesa ha promesso l'arrivo degli ancora più robusti "Freccia", ma nel frattempo qualcuno ipotizza che negli ultimi attentati ci sia lo zampino di istruttori stranieri, ex militari, capaci di sfruttare ogni possibile debolezza nelle macchine. Da Belluno Stefano Fregona, vicecomandante del Settimo alpini, difende il blindato, "un mezzo eccezionale, che ha salvato molte vite", ma ammette: "Il clima è drammatico. La notizia ha raggiunto l'anima dei miei ragazzi, che sono soldati preparati a tutto ma certamente non si è mai preparati abbastanza per queste tragedie".

Fonte: Repubblica.it

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1 commenti to " Missione di Pace? "Qui siamo in guerra" "

  1. lia says:

    Da quando il governo si è messo in testa di partecipare a tutte le missioni operative i nostri soldati cominciano a morire e purtroppo non credo che questi siano gli ultimi!Quale prezzo gli italiani devono ancora pagare per far fare bella figura al nostro governo?Più vittime più onori,i nostri figli non muoino per salvare la patria e nemmeno per salvare vite umane da pulizia etnica prima degli attacchi degli americani in quei paesi c'era la pace magari non c'era la libertà di parola e di opposizione ..ma perchè in italia c'è!

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