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"Spatuzza pentito attendibile". Un giudice "promuove" il collaboratore


Prima patente di attendibilità per il dichiarante Gaspare Spatuzza. Il giudizio positivo sulle dichiarazioni del pentito arriva da un giudice di Palermo, che ha valutato e ritenuto determinante il suo contributo alle indagini: bocciato dalla commissione ministeriale sui programmi di protezione, Spatuzza viene "promosso" (ed è la prima volta che succede) dal Gup Daniela Troja, che, col rito abbreviato, il 30 marzo scorso, condannò Cosimo Lo Nigro, Benedetto Capizzi e Cristofaro Cannella. I tre imputati ebbero 30 anni ciascuno per il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, concluso con la morte dell'ostaggio: Spatuzza è stato fra i collaboratori che il giudice Troja ha ritenuto determinanti per la sua decisione. In precedenza anche il procuratore Antimafia Pietro Grasso aveva sottolineato la validità delle affermazioni di Spatuzza: "Sono stato il primo ad ascoltarlo - ha ricordato qualche giorno fa Grasso - mi ha detto 'Non posso più sopportare che ci siano tanti innocenti condannati e colpevoli che sono rimasti a piede libero, nemmeno sfiorati dalle indagini'".

"Le sue dichiarazioni - si legge nella sentenza - hanno trovato da un lato riscontro nell'attività investigativa e dall'altro nelle dichiarazioni rese da numerosi altri collaboranti. La valutazione è positiva, sia in punto di credibilità soggettiva, sia in punto di attendibilità intrinseca. Le dichiarazioni rese da Spatuzza appaiono dotate del requisito dell'attendibilità, essendo sicuramente spontanee e sostanzialmente coerenti. Esse inoltre non appaiono ricollegarsi ad alcuna situazione di coercizione o di condizionamento". La commissione del Viminale ha invece respinto la richiesta di ammissione al programma di protezione, proposta dalle Procure di Firenze e Caltanissetta, con l'adesione di quella di Palermo, perchè l'ex boss di Brancaccio avrebbe reso dichiarazioni "a rate" e oltre i 180 giorni previsti dalla legge.

In particolare Spatuzza aveva parlato dei presunti rapporti tra i boss Giuseppe e Filippo Graviano, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in relazione alle stragi del 1993 a Roma, Firenze e Milano. Bocciato dalla commissione, promosso dal Gup Troja, il cosiddetto "Tignusu" (calvo, in dialetto palermitano) è in attesa di conoscere il motivo per cui i giudici del processo d'appello contro Dell'Utri, pur condannando l'imputato a sette anni per i fatti avvenuti fino al 1992, lo ha assolto per le vicende successive. Proprio quelle su cui c'era stato il contributo dello stesso Spatuzza.

Fonte: Repubblica.it

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