ROMA - Ultimi giorni di vacanza alle Eolie per il ministro Guardasigilli, Angelino Alfano. Il dibattito sul «processo breve» incombe e tutti sanno che è questo il vero nodo del programma che il governo dovrà sottoporre alla rinnovata fiducia del Parlamento. Un nodo che sembra difficile da sciogliere, ma che Alfano è deciso a tagliare. «Noi siamo pronti a investimenti straordinari nel sistema giustizia per adeguare la macchina alle nuove esigenze del processo breve», annuncia il ministro al Corriere. E poi spiega come questo avverrà concretamente. «Siamo pronti a incontrare i magistrati dei principali uffici giudiziari - dice Alfano - per concordare le scelte organizzative più efficaci». Quando? «Subito». Cioè? «Questi incontri si avvieranno immediatamente, in parallelo all'esame del disegno di legge» approvato dal Senato ben otto mesi fa e che da allora è fermo a Montecitorio. Rimarrà lo stesso testo? Alfano usa il «noi», come a dire che questo è la posizione del governo. «Ecco, noi condividiamo l'impianto del testo approvato al Senato».
«È una delle priorità che metteremo in campo alla ripresa (la Camera inizia i lavori d'Aula l'8 settembre, ndr) per arrivare a una veloce approvazione», dichiara ancora il ministro. «Infatti - ricorda il Guardasigilli - è uno dei 5 punti che sottoporremo all'approvazione delle Camere», cioè uno dei famosi punti programmatici illustrati dal premier Silvio Berlusconi al termine del vertice del Pdl, esattamente una settimana fa.
«Processo breve» che in realtà, secondo il ministro dovrebbe chiamarsi «processo certo», o «ragionevole durata del processo», cioè un procedimento giudiziario, con tempi certi di svolgimento, dei vari gradi di giudizio, per superare solo nei casi più gravi i sei anni standard. La giurisprudenza della Cassazione e della Corte di Strasburgo ormai impone allo Stato italiano, ogni anno, milioni e milioni di euro di risarcimenti proprio per la lentezza cronica della giustizia. E c'è un'apposita legge, la famosa legge Pinto, che stabilisce come ottenere i risarcimenti. Tutti questi soldi potranno essere «risparmiati» ed impiegati per migliorare l'efficienza della macchina giudiziaria, cioè potranno servire per quegli «investimenti straordinari» che il ministro annuncia oggi.
Il processo breve, insomma, non è un processo sommario o affrettato, secondo il Guardasigilli, tanto che «il testo approvato a Palazzo Madama riprende idee già condivise dalla sinistra in vari disegni di legge». Eppure l'opposizione contesta vigorosamente in particolare la norma transitoria, cioè la possibilità di applicare la nuova legge ai processi in corso per i reati con pene sotto i dieci anni, commessi prima del 2 maggio 2006 (data dell'ultimo indulto). Un caso nella quale rientrano i processi Mills e Mediaset (che riguardano il premier). Ma su questo punto Alfano afferma che «la sinistra dice no alla norma transitoria soltanto perché vittima di un pregiudizio politico».
Fonte: Corriere.it
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