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P3, l'inchiesta si allarga. In arrivo altri indagati


MILANO - Si apre domani un'altra settimana cruciale per l'inchiesta sulla cosiddetta P3. Non come quella appena conclusa e segnata dagli interrogatori del governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, dell'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino e dell'ex assessore regionale della Campania, Ernesto Sica. Nei prossimi giorni, secondo quanto si è appreso, non sono fissati interrogatori, ma gli inquirenti, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli intendono esaminare gli elementi raccolti, anche alla luce delle ultime deposizioni, e valutare le posizioni di altri soggetti i cui nominativi compaiono nelle carte processuali e nelle intercettazioni telefoniche. Probabile, quindi, che ci saranno altre iscrizioni nel registro degli indagati.

INTERROGATORI - Seguirà, quindi, la fase delle convocazioni in procura. Tra i personaggi eccellenti destinati a varcare l'ingresso di piazzale Clodio ci sono, tra gli altri, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, l'ex presidente della corte di cassazione Vincenzo Carbone, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, il presidente della corte di appello di Milano Alfonso Marra, il capo dell'ispettorato del dicastero della Giustizia Arcibaldo Miller e l'ex avvocato generale della Cassazione Antonio Martone. A metà settimana, infine, il tribunale del riesame si occuperà del ricorso presentato dai legali dell'imprenditore Arcangelo Martino, arrestato insieme con Flavio Carboni e Pasquale Lombardi, e ritenuto uno dei principali indagati dell'inchiesta.

DI PIETRO INDIGNATO - «La seconda Repubblica sta cadendo sotto i colpi di un nuovo scandalo giudiziario. L'inchiesta sull'eolico e sulla cosiddetta P3 ha messo all'angolo il governo. Ma in tutto questo bailamme senza fine mi chiedo dove sia finito il cittadino italiano. L'Italia è una nazione che non si indigna più». E' questa l'annotazione di Antonio Di Pietro affidata al suo blog sulle ultime novità dell'inchiesta P3 che coinvolgfono il governo. «Berlusconi nega - afferma il leader dell'Italia dei Valori - l'esistenza della P3 e parla di una montatura. Smentisce, con una bella faccia tosta, il certo e il provato. Nonostante le carte processuali, infatti, e le intercettazioni, le stesse che vorrebbe abolire e dalle quali emerge il quadro di una situazione indecente e preoccupante. Eppure alcuni cittadini mantengono delle riserve e dei dubbi sulla disonestà di questo governo. Eppure i sondaggi sembrerebbero non punirlo, lo darebbero ancora capace di vincere le elezioni». Di Pietro se la prende poi con Tg1, accusato di parzialità: «Con la direzione sciagurata di Minzolini il Tg1 non informa più. Non ha parlato della P3, ha nascosto le vergogne di Brancher e Cosentino, non parla di Cesare, non ha mai detto ai telespettatori che pagano il canone a chi si riferiscono i membri dell'associazione segreta quando usano questo pseudonimo. Un quadro desolante che coincide con lo share in picchiata». Per questo, «le forze d'opposizione dovrebbero ritirare dal Cda Rai i propri rappresentanti e fare in modo che il servizio pubblico ritorni in mano ai cittadini e che la gestione venga affidata ai professionisti dell'azienda».

Fonte: Corriere.it

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