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De Luca non ci pensa due volte prescritto in Appello


Il candidato del centrosinistra alle ultime regionali in Campania non mantiene la promessa di rinunciare alla prescrizione nel processo sullo stoccaggio dei rifiuti

SALERNO – “Le do una notizia. De Luca mi ha promesso di rinunciare alla prescrizione per il processo sullo stoccaggio dei rifiuti”. Lo disse Antonio Di Pietro a Luca Telese in un’intervista al Fatto Quotidiano del 18 febbraio scorso. E qualcuno ci aveva persino creduto. Invece ieri Vincenzo De Luca la prescrizione se l’è intascata, eccome. Accettando che la Corte d’Appello di Salerno mettesse una pietra tombale sul processo, sei anni dopo le cinque condanne in primo grado per le violazioni del decreto Ronchi. Condanne con le quali si concluse il dibattimento per la discarica di Ostaglio, un sito di stoccaggio di immondizia utilizzato oltre la scadenza delle autorizzazioni, fino all’incendio del 2 agosto 2001 che avvelenò di fumo e miasmi una fetta del territorio salernitano e mandò in tilt la circolazione sulla Salerno-Reggio Calabria (il sito era stato ricavato su un’area nei pressi dell’autostrada).
In quei giorni di febbraio Di Pietro era accerchiato dalle polemiche per il via libera di Idv alla candidatura a governatore della Campania del sindaco Pd di Salerno, due volte sotto processo per le varianti urbanistiche e con sul groppone una condanna a quattro mesi e 12mila euro di ammenda sepolta nel dimenticatoio (e riesumata da un editoriale di Marco Travaglio). Così l’ex pm di Mani Pulite provò a dare una mano di bianco sull’immagine screpolata di De Luca. Prima convincendolo a promettere le dimissioni in caso di condanna nei processi in corso. Poi a rinunciare alla prescrizione lì dove la condanna in primo grado era già arrivata. Promesse che evidentemente erano valide solo se De Luca avesse vinto le elezioni. In attesa delle motivazioni che chiariranno i dettagli del verdetto, non resta che ricordare che l’imputato De Luca, sconfitto dal Pdl Caldoro nella corsa a Governatore, non è riuscito a ottenere l’assoluzione nel merito invocata dai suoi difensori.

Il processo di primo grado si concluse il 24 giugno 2004 con le condanne di De Luca e altri quattro imputati (tra cui l’ex sindaco De Biase) a pene dai tre ai sei mesi di arresto e ad ammende di alcune migliaia di euro. Nelle 45 pagine di motivazioni, il giudice Emiliana Ascoli precisò di aver assolto i cinque imputati dalle accuse relative alla tenuta del sito e allo smaltimento del percolato. Ci sono poi voluti sei anni per ottenere una sentenza di Appello. Più che sufficienti per far cadere la mannaia della prescrizione.

Fonte: IlFattoQuotidiano.it

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