Perché il governo - cioè Berlusconi – ha ritenuto urgente nominare un ministro per l’attuazione del federalismo (poi s’è capito: per sottrarre Brancher ai suoi giudici) e invece non procede a sostituire sollecitamente il ministro per lo Sviluppo economico, Scajola, dimissionario a furor di popolo dopo che aveva “scoperto” di abitare in una casa regalata – per carità, a sua insaputa – dalla cricca?
Palese conflitto di interessi
La risposta è lì, nero su bianco, a dieci righe dalla fine di un’interrogazione parlamentare dell’Italia dei valori: «Dal 5 maggio il ministero allo Sviluppo economico è stato assegnato
L’interrogazione parlamentare è firmata dal leader dell’Idv Antonio Di Pietro. E’ molto documentata e sarà seguita da una proposta di legge firmata anche da Donadi, Borghesi e Monai.
Il ragionamento, molto specialistico e infarcito di sigle (Sfn, Dvb-H, Pnaf), prende le mosse dalla denuncia di alcuni editori locali del nord est tagliati fuori dall’assegnazione delle frequenze digitali. Nel nord est, infatti, è stata violata la legge del 1997 che garantisce alle emittenti locali un terzo delle frequenze tv disponibili. L’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (quella del commissario Giancarlo Innocenzi, ora dimissionario, che concordava con il Cavaliere le mosse per far fuori Santoro), ha scelto infatti di creare 25 reti nazionali digitali, un piatto dove Mediaset la fa da padrona. Questa decisione è incompatibile con le frequenze digitali assegnate dalla conferenza di Ginevra del 2006 all’area tecnica del nord est, perché una quota significativa della capacità trasmissiva è stata garantita ai paesi confinanti, ossia Croazia e Slovenia. Questo significa che, a fronte dei canali garantiti alle emittenti nazionali, a quelle locali di Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia resta poco o niente. E’ come se per una strada – l’unica disponibile - potessero passare cento auto al giorno e i permessi dati a sindaco, assessori, maresciallo dei carabinieri, farmacista, notaio e parroco e notabili del posto fossero appunto cento. E gli idraulici, le mamme che portano i figli a scuola e i muratori come si muovono?
L’interrogazione di Di Pietro termina con un quesito, alla luce del conflitto d’interessi, più che retorico: «Quali azioni urgenti il governo, e il ministero per lo Sviluppo economico al quale spettano il coordinamento e le competenze sulle modifiche del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze, intende assumere nei confronti di Slovenia e Croazia?». Lo “spazio” per le emittenti locali dovrebbe essere trovato tagliando i canali a disposizione di Mediaset, Rai, La7 eccetera. Arduo immaginare Berlusconi che toglie qualcosa al Biscione di famiglia per darlo, come la legge prevede, ai piccoli editori televisivi delle nostre regioni di confine. Più probabile, invece, che il presidente del «ghe pensi mi» agisca alla fonte, eliminando per legge quel terzo di banda dedicato alle emittenti locali. Di Pietro interroga il governo. La faccenda è seria. Riguarda, ancora una volta, la qualità della nostra informazione.
Fonte: Unita.it
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