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Riciclaggio, rapporti con lo Ior sotto inchiesta dieci banche

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ROMA - Rapporti sospetti con lo Ior, la procura di Roma indaga su dieci banche. Gruppi del calibro di Unicredit e Intesa San Paolo, realtà più modeste come la Banca del Fucino fondata dai principi Torlonia, che ogni giorno scambiano operazioni per centinaia di milioni con l'Istituto opere di religione del Vaticano, "uno schermo" per i clienti, che si teme possa celare operazioni di riciclaggio. Perché dietro il bonifico o la transazione c'è soltanto un acronimo: Ior. Mai o quasi mai una persona fisica o giuridica. Origine e destinazione degli assegni risultano coperti dal diaframma della banca estera.

L'allarme è arrivato circa un anno fa dall'Unità di informazione finanziaria, la struttura di "financial intelligence" di Bankitalia, che ha mobilitato la Guardia di finanza. Si indaga per la violazione della legge 197 del 1991 che ha introdotto nel nostro ordinamento tre obblighi fondamentali per gli intermediari finanziari: l'identificazione dei soggetti coinvolti in una transazione, la registrazione dei dati nell'"archivio unico informatico", la segnalazione di eventuali operazioni sospette. Regole pare non sempre rispettate.
I magistrati romani hanno scoperto che lo Ior usava in modo cumulativo, senza fornire alcun dato di identificazione, un conto corrente aperto nella filiale 204 dell'ex Banca di Roma (oggi Unicredit) in via della Conciliazione al confine con le Mura Leonine. In un paio d'anni su quel conto sono transitati 180 milioni di euro. Su questo caso specifico, la prassi è stata abbandonata con l'integrazione Unicredit.

Il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Stefano Rocco Fava sospettano che attraverso i conti istituzionali intestati alla banca vaticana sia transitato e probabilmente continui a passare denaro per singoli individui. L'ipotesi investigativa è che soggetti con residenza fiscale in Italia abbiano usato o utilizzino lo Ior come "schermo" per nascondere reati di vario genere, dalla truffa all'evasione fiscale. "Si tratta di conti sconosciuti e protetti da una sorta di diaframma messo in atto dallo Ior", spiegano gli inquirenti. Conti soltanto misteriosi? "Decisamente sospetti". Quando la magistratura ha chiesto nomi e cognomi, quelli forniti non hanno retto alla verifica. La Guardia di finanza ha infatti accertato almeno un paio di casi di beneficiari fittizi delle somme transitate. Cioè i nomi forniti sono risultati falsi. In questo caso le norme antiriciclaggio sono state violate. Scatteranno le sanzioni.

La magistratura italiana non può intervenire sulla banca vaticana, l'unico strumento di cui dispone è la rogatoria internazionale, usata per esempio dalla procura di Perugia per scoprire i fondi neri di Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio nazionale dei Lavori pubblici travolto dall'inchiesta sugli appalti del G8. I pm romani non escludono il ricorso alla rogatoria ma per il momento puntano su una decina di banche italiane con consistente e quotidiano volume di scambio con lo Ior. Il primo obiettivo dell'indagine è identificare i reali beneficiari di titoli e operazioni da decine o centinaia di milioni. Il sospetto dei pm è che dietro la sigla Ior si possano celare persone fisiche o società che tramite i conti schermati abbiano costituito un canale per il flusso di denaro tra la banca del Vaticano e l'Italia.

Fonte: Repubblica.it

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