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Legittimo impedimento, il ministro rinuncia I legali: udienza fissata per il 5 luglio

ROMA - Il ministro Aldo Brancher rinuncia al legittimo impedimento. Lo fanno sapere i suoi avvocati Filippo Dinacci e Piermaria Corso sottolineando che Brancher "ha deciso di acconsentire lo svolgimento dell'udienza del 5 luglio".

Il pm di Milano, Eugenio Fusco, si era opposto alla richiesta 1 del neoministro al Decentramento e, anzi, aveva detto di sentirsi "preso in giro", perché "dalla certificazione del segretario generale della Presidenza del Consiglio non emerge quali deleghe abbia il ministro Brancher, insomma non si sa che ministro è".

La giornata di Brancher finisce dunque con l'annuncio di non voler usare lo scudo pensato per mettere al riparo i ministri dalle incombenze delle aule giudiziarie. Una giornata partita con l'obiettivo di evitare nuove polemiche. Il neoministro aveva annullato un'intervista tv e nonostante le promesse non si era presentato neanche a Roma, lasciando i fotografi a fare invano la spola fra il ministero e Palazzo Chigi.

L'assenza gli era stata subito rimproverata: "Siamo, insieme alla stampa e ai Tg, davanti alla Presidenza del Consiglio e aspettiamo - aveva detto il senatore dell'Idv Stefano Pedica - che il ministro Brancher si rechi a lavoro, visto che oggi era legittimamente impedito a presentarsi di fronte al Pm".

Gli avvocati di Brancher sottolineano che le polemiche hanno fatto cambiare idea al ministro. "Nonostante le scelte operate costituissero un adeguato bilanciamento dei doveri del ministro Brancher verso il Paese e verso la giustizia - spiegano gli avvocati - a fronte di reazioni certamente sopra le righe, Brancher ha deciso di rinunciare al legittimo impedimento ministeriale e ad acconsentire allo svolgimento dell'udienza del 5 luglio".

Per i suoi legali, Brancher aveva chiesto il legittimo impedimento perché "pensava fosse suo dovere, almeno nel primo periodo di mandato, dare un impulso determinante a quelle riforme di cui il Paese ha bisogno e che il governo chiedeva di velocizzare". Per questo, proseguono Dinacci e Corso, il ministro "si è messo a disposizione della magistratura a partire dal 7 ottobre prossimo, ritenendo che per quella data avrebbe potuto completare buona parte del programma di lavoro".

Fermo restando, concludo Dinacci e Corso, "la necessità di rivedere il programma delle udienze con riferimento a quelle date che gli ordinari impedimenti parlamentari e di governo non consentano a Brancher la partecipazione al processo". Il penalista Piermaria Corso ha poi aggiunto: "In questo modo s'è deciso di rispondere a tutti coloro che con i loro commenti avevano certamente passato le righe. Dal punto di vista di noi difensori non cambia assolutamente niente. E sottolineo che la nostra richiesta era per un rinvio, allo stato dei fatti, di 37 giorni".

Fonte: Repubblica.it

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