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I ladri rubano, le guardie pagano - Di Marco Travaglio


Avviso ai naviganti e soprattutto ai paraculi che si scandalizzano perché lo squilibrato attacca la
Costituzione. Ragazzi, non c’è più nulla che quell’ometto malato possa fare o dire di nuovo: ha già fatto e detto tutto. Sono 16 anni che fa e dice di tutto. Perché lui è così. Se la legge vieta certi suoi
comportamenti, è sbagliata la legge e lui la cambia. Se la Costituzione vieta certe leggi, è sbagliata la Costituzione e lui la cambia. Chi si stupisce dovrebbe spiegarci dove ha vissuto dal 1994 a oggi e perché non ha fatto nulla per fermarlo. Anche la comica finale sulla legge bavaglio, contro la quale strepita financo il Pompiere della Sera, era ampiamente scontata. Tutte le leggi ad personam (siamo a quota 39, contando solo quelle per quella personam) hanno seguito la medesima tecnica, tipica del racket delle estorsioni. B, per ottenere 10, minaccia 100. Anziché dirgli semplicemente No, con un’opposizione intransigente e irriducibile contro il 10 e contro il 100, il Quirinale, il Pd e ora pure i finiani si mettono a trattare per “limitare i danni”. Lui gli serve in tavola un letamaio e quelli lavorano di fino per “migliorare” il letamaio, levando col cucchiaino qualche grammo di letame. Alla fine se lo mangiano e lo trovano pure buono. Così B. fa la figura del moderato aperto al dialogo e, se puntava a 10, ottiene almeno 50. Sono due anni che la legge bavaglio viene emendata, ritoccata, smussata, ruminata, covata: su richiesta ora di quel genio di D’Alema (che ringrazia molto Gianni Letta perché, bontà sua, ha ritirato il segreto di Stato su tutto quel che fanno le spie); ora delle vittime dei pedofili (grate perché Gasparri e Quagliariello, magnanimi, ritirano l’emendamento che salva gli autori di violenze sessuali “lievi”, come se lo stupro fosse questione di millimetri); ora del capo dello Stato, che non tenta più nemmeno di
smentire le cronache sulle sue quotidiane interferenze nell’iter di formazione delle leggi che egli stesso dovrebbe valutare (e respingere) ALLA FINE, non DURANTE il percorso parlamentare (poi si meraviglia se B. vuole la sua firma preventiva sulla manovra e Alfano sul bavaglio).

Risultato: il letamaio puzza esattamente come prima, ma viene spacciato per Chanel numero 5. In America (lo notava ieri Luigi Ferrarella) si apre il processo all’ex governatore dell’Illinois Blagojevic, intercettato mentre vendeva il seggio senatoriale liberato da Obama. La stampa Usa pubblicò regolarmente le intercettazioni in piena inchiesta, e senza bisogno di piatirle da questo o quell’avvocato o usciere: erano contenute in un atto ufficiale della Procura, dunque pubbliche, dunque pubblicabili. In Italia i giornalisti che le han pubblicate sarebbero finitisotto processo e i loro giornali falliti sotto una gragnuola di multe. In America l’unico finito nei guai è Blagojevic. Sono strani questi americani: anziché le guardie, perseguitano i ladri. Da noi pare quasi che poliziotti e magistrati pretendano di intercettare i delinquenti per sfizio personale, per sadismo, si divertono così. Se, intercettando un rapinatore, scoprono che è pure un assassino, non potranno più incastrarlo: il nastro vale solo nel processo per furto, usarlo per l’omicidio non sarebbe sportivo.

Se, al 75° giorno di ascolti, scoprono che il tizio progetta un altro colpo, dovranno chiedere al tribunale collegiale (tre giudici, e solo del tribunale-capoluogo) una proroga di 48 ore e sperare che il tizio dica tutto subito, altrimenti nuova proroga di due giorni, a oltranza, coi fascicoli che viaggiano su e giù. Così magari si stufano e la piantano. Intanto il governo blocca contratti e turnover alle Forze dell’ordine e taglia del 30% gli stipendi ai magistrati. È la Finanziaria più equa del mondo: i ladri rubano, le guardie pagano. Ps. Il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, uno che sta addirittura sotto Al Fano, si è molto raccomandato: “Spero che i giornalisti, se c’è una notizia in un’intercettazione, non la pubblichino”. Ma certo, gentile sottosegretario, come no: conti su di noi.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 10 giugno, in edicola

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