ROMA - Il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi ribadisce, in un'intervista al Gr1, le critiche ai tagli alla cultura operati dalla manovra: "Credo che il mio ministero non dovesse essere esautorato", afferma riferendosi alla cosiddetta 'lista degli enti inutili'. Proteste apprezzabili, commentano Giuseppe Giulietti, parlamentare del Gruppo Misto e portavoce Articolo21, e Vincenzo Vita, senatore del Pd, ma il ministro dovrebbe andare fino in fondo: "Bondi non gradisce i tagli alla cultura: speriamo che lo voglia sostenere con la stessa foga con la quale ha polemizzato con Saviano, con la Guzzanti, con Elio Germano, con tanti esponenti della cultura e della lirica. Se lo farà con lo stesso impegno e con la stessa polemica, i risultati non dovrebbero mancare altrimenti siamo certi che non si limiterà a minacciare le dimissioni ma le darà".
Le rimostranze di Bondi sono state sottolineate anche da Italo Bocchino, deputato dell'ala finiana del Pdl e presidente di Generazione Italia: "Se un esponente autorevole del Pdl e del governo come Sandro Bondi dice di non aver saputo e di non condividere i tagli alla Cultura significa che c'è qualcosa di serio che non va". Minimizza il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta: "La manovra ha rafforzato la nostra credibilità: certamente ci sono molti problemi e mal di pancia ma il quadro macro è corretto puntando su tagli strutturali, sulla lotta all'avasione, sul blocco della cattiva spesa corrente. Su questo punto c'è condivisione. Poi ovviamente cominciano i distinguo interni e che devono essere giustamente valutati".
Spiega Bondi: "Sono in totale sintonia con il ministro Tremonti. Mi rendo conto delle difficoltà del paese e della necessità di operare dei tagli coraggiosi anche nell'ambito della cultura. Penso che molti enti debbano essere soppressi tuttavia ci sono degli enti e delle istituzioni, cito il Centro sperimentale di cinematografia, il Vittoriale, che non possono essere considerati degli enti inutili. Alcuni tagli sono necessari ma non possono essere indiscriminati". Per il ministro, la strada da scegliere sarebbe dovuta essere quella della concertazione: "Credo che il ministero non doveva essere esautorato da queste scelte".
Nella speranza di un ripensamento da parte del governo, conclude Bondi, "mi metterò al lavoro con i miei collaboratori per cercare di capire quali sono le istituzioni di eccellenza e quali sono assolutamente inutili: credo che questa scelta debba essere fatta assieme al ministero dei Beni culturali che sa meglio di chiunque altro quali siano gli enti utili e gli enti inutili".
Anche ieri il ministro della Cultura aveva espresso perplessità sulla parte della finanziaria che impone pesanti riduzioni di bilancio a enti e isituti di cultura e ricerca. Subito dopo aveva rincarato il sottosegretario Francesco Giro, del Pdl: "Ha ragione il ministro Bondi. I tagli alla cultura contenuti dalla manovra metterebbero in serio pericolo la credibilità stessa del nostro ministero, impegnato in una coraggiosa riforma delle fondazioni liriche".
Appoggia pienamente tale posizione Italo Bocchino: "Da un lato è impensabile tagliare risorse al bene più prezioso del nostro Paese, risorse che si potrebbero recuperare abolendo cose inutili e non strategiche come il Pra, l'agenzia dei segretari comunali o l'Unire, dall'altro è grave che il coordinatore del primo partito della maggioranza, nonché ministro, non fosse stato avvertito e consultato. Siamo dinanzi all'ennesima prova della necessità di una maggiore collegialità nelle scelte politiche del Pdl".
Così anche Farefuturo, la fondazione che fa capo al presidente della Camera Gianfranco Fini: "Non è possibile, non è giusto, che sul mondo del sapere e della ricerca (un "comparto" che per il nostro paese riveste un'importanza del tutto particolare) si abbatta la scure dei tagli così, indiscriminatamente e senza alcun tipo di discussione preliminare. Senza spazi di riflessione, di confronto, anche all'interno dello stesso ministero", scrive Ffwebmagazine, il periodico online della fondazione.
L'Italia dei valori, che contesta invece l'intero impianto della manovra, è pronta a presentare una 'contromanovra': lo farà martedì primo giugno. "E' una manovra 'lacrime e tagli' e basta - ribadisce in una nota Massimo Donati, capogruppo dell'Idv - Mancano completamente idee per il rilancio dell'economia e interventi strutturali. A pagare saranno sempre gli stessi, mentre speculatori e grandi rendite improduttive non vengono toccate. Il balletto sulla firma dimostra anche il grado di confusione di questo governo che sempre ha negato l'esistenza stessa della crisi e ora si trova a doverla fronteggiare senza essere preparato. Se non fossero stati così irresponsabili, oggi il paese si troverebbe in condizioni diverse ".
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