La marea marron che so
“Nel contempo – nota Valentini – lo Stato italiano rinuncia a incassare oltre 3 miliardi di euro, escludendo l’asta competitiva tra gli operatori di Tlc sulle nuove frequenze del digitale terrestre, come ha fatto per esempio la Germania, per regalarle alle emittenti televisive nazionali e locali, tra cui quelle del premier”, che “pagano un canone d’uso irrisorio pari all’1% del fatturato”. E meno male che B. ripete, a proposito dei sacrifici da 25 miliardi imposti dalla manovra, che “siamo tutti sulla stessa barca” (il nuovo yacht di Pier Silvio). La seconda legge ad personam dell’ultima settimana (la quarantesima in 16 anni fatta da B. per B.) è la salva-Mondadori. Ci aveva già provato a fine anno con la Finanziaria e poi col decreto Milleproroghe, ma era mancato il tempo. Ora l’ha fatta infilare nel decreto Incentivi 40/2010 (comicamente intitolato “Disposizioni urgenti tributarie e finanziarie in materia di contrasto alle frodi fiscali”), primo firmatario Alessandro Pagano del Pdl, che nel suo sito l’ha definito “mini-condono”. Mini un corno. Prevede che, in caso di due giudizi favorevoli consecutivi, “le controversie tributarie pendenti innanzi alla Cassazione possono essere estinte con il pagamento di un importo pari al 5% del valore della controversia... e contestuale alla rinuncia a ogni eventuale pretesa di equa riparazione”. Che c’è dietro? Semplice. La Mondadori, scippata nel 1990 da B. a De Benedetti grazie a una sentenza comprata, s’è vista contestare dall’Agenzia delle Entrate un’evasione Irpef e Ilor da 200 milioni di euro sul 1991.
Dopo i primi due gradi di giudizio, vinti da Mondadori, la causa giace da dieci anni in Cassazione (il famoso processo breve) e a fine 2009, quando il presidente della sezione tributaria Enrico Altieri, temutissimo dagli evasori per il suo rigore, stava per decidere, se l’è vista scippare e trasferire alle sezioni unite. Così, in attesa della sentenza, è arrivata la leggina: se fosse condannata, la Mondadori pagherebbe 10 milioni anziché 200 (sempreché la Corte di Lussemburgo non accolga il ricorso per violazione della libera concorrenza annunciato in altre cause dal giudice Altieri). Il tutto per decreto firmato dal presidente della Repubblica e da quello del Consiglio, proprietario (peraltro abusivo) della Mondadori. Dal produttore al consumatore. Anzi, all’utilizzatore finale
Il Fatto Quotidiano del 30 maggio, in edicola
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