L’ordine è chiaro: staccare la corrente finiana in Rai. Una trasmissione cancellata a Pippo Baudo, perché prodotta da Giovanna Buontempo, moglie di Italo Bocchino. Una proposta della Casanova per Domenica In soffocata in culla, perché ideata da una società vicina a Luca Barbareschi. Non basta. E così Mauro Masi ha paura: “Cosa sta succedendo? Il Giornale mi ha messo nel mirino. Sei articoli in un giorno! Vuol dire che mi stanno facendo terra bruciata?” chiedeva preoccupato ai suoi collaboratori. Fallita la missione per Annozero di Michele Santoro e Parla con me di Serena Dandini, il direttore generale è all'ultima partita per la sua salvezza - e con numerose sconfitte da dimenticare - nella faida interna del Pdl. Dall'ufficio del presidente Paolo Garimberti osservano con curiosità: “È innegabile che i due fronti si guardino in cagnesco”.
Nel tesoretto berlusconiano manca il pezzo pregiato. Lo scalpo di Gianfranco Fini: la sospensione del rapporto tra la suocera – la mamma della compagna, Elisabetta Tulliani – e la Rai per un contenitore di Festa italiana. Chi ha intravisto i palinsesti conferma: “Quel contratto sarà rispettato. Non possiamo danneggiare l'azienda per ritorsioni politiche! Altro discorso per Baudo: problemi di costi”. Sarà. Il dg Masi ha convocato la Buontempo per la prossima settimana: l'agenda aveva previsto l'appuntamento, non il corredo di tensione. La Goodtime dei Buontempo lavora da decenni con l'azienda pubblica, prima del matrimonio di Stefania con il capogruppo dimissionario del Pdl: “Mi farebbe piacere se qualcuno avesse la bontà di ricordare la successione temporale dei fatti”. Parla poco con i giornalisti: “Con gli uomini della Rai ho ottimi rapporti, per il resto...”. Lunga pausa: “Il dg Masi e il direttore di RaiUno Mazza sapranno più di me dei palinsesti. Ora posso soltanto fare silenzio perché quel che mi riguarda, purtroppo, interessa e coinvolge pure altri. Non solo me. Una condizione nuova e difficile, non bella”.
Da viale Mazzini rassicurano: il piano fiction sarà immune alle scorribande politiche, zero rischio scomparsa per le serie televisive di Goodtime e di Casanova. Le preoccupazioni di Masi – tipiche dell'essere più realiste del re – corrono di funzionario in dirigente con la frequenza di un virus: “Cosa significa l'operazione del Giornale? Cosa vogliono da noi? Forse trascinarci nello scontro politico che farebbe soltanto male alla Rai”, spiegano fonti qualificate di viale Mazzini. Il dubbio amletico di Masi è sbrigato presto da Luca Barbareschi, deputato, imprenditore , artista. Barbareschi ha individuato il nemico, cercato e trovato le parole: “Vaff...”.
Per Paolo Romani, l'ex vice-ministro di Claudio Scajola con delega alle Comunicazioni. Dagospia ha fotografato un siparietto degno di Compagni di scuola di Carlo Verdone: “Ma che me sta a pijà per c...? Ahò!” (Finocchiaro a Fabris). Barbareschi ha incrociato Romani all'uscita di un convegno sulla banda larga. Sapienze tecniche, profanate dalle invettive al collega di partito: “Ministro da paese delle banane. Dove viene impedito di lavorare a chi paga le tasse! Solo perché non è allineato!”. Con più formalismi, Barbareschi aveva ripetuto il concetto: “Un'azienda a me legata viene epurata perché significa Fini, ma la Endemol - 30 per cento detenuto da Mediaset, ndr - lavora tranquillamente”. Caccia aperta ai finiani e, per paradosso, a chi fa poca razzia dei fianiani. Masi chiude un'altra giornata da rifare: “Sono sulla graticola!”.
Da il Fatto Quotidiano del 14 maggio
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