

La Dandini non parla. Dicono che tema ritorsioni, non vuole fornire alibi a un'azienda che "non vuole che si parli all'esterno di fatti aziendali" se non "previa autorizzazione". Vengono però alla memoria le vicende degli ultimi mesi gli argomenti riguardanti il "fortino RaiTre", nonché alcuni brani delle intercettazioni di Trani. Una sorta di ossessione del telespettatore Berlusconi: la satira di RaiTre, dal notturno Glob di Enrico Bertolino alle provocazioni di Ascanio Celestini (in cui "Tony Mafioso e Tony Corrotto fondano il grande partito del piccolo popolo") non diverte affatto il premier.
Ma Antonio Di Bella non ci sta. Da pochi mesi alla guida di Rai Tre, non può certo dare l'impressione di fare il "liquidatore" della gloriosa terza rete, ultimo baluardo di quel che resta della sinistra. Così, da alcuni giorni ha ingaggiato un braccio di ferro con il dg Mauro Masi, fino alla minaccia delle dimissioni. I più stretti collaboratori di Di Bella garantiscono: "Non mollerà". Anzi raddoppierà: per il 2011 progetta alcune prime serate con Dandini&Co. Senza contare la "sfida" di portare su RaiTre Roberto Saviano con un programma tutto suo (anche se accompagnato in video da Fabio Fazio), in pratica quattro corpose serate di impegno civile, un format che sarebbe allo studio con Endemol.
Per il dg Mauro Masi, le grane non finiscono mai. Alla vigilia della presentazione dei palinsesti Rai-Sipra (il 15 giugno), si deve affrettare a sostituire il direttore di RaiDue, Massimo Liofredi (durato appena un anno) con il più fidato Gianvito Lomaglio. Masi aspetta inoltre la sentenza sull'ex direttore di RaiTre, Paolo Ruffini: il giudice del lavoro si dovrebbe pronunciare a giorni, per l'azienda non è escluso il reintegro di Ruffini (per nulla amato da Berlusconi: vedi le intercettazioni di Trani, le telefonate in diretta a Ballarò contro la sua terza rete), la Rai forse dovrà risarcirlo perché "demansionato". "Comunque vada, non sarà un successo per Masi", fanno notare a viale Mazzini. Il presidente del Consiglio si sarebbe sfogato con i suoi per il modo "maldestro con cui ha gestito le cose Rai, compresa l'uscita di Santoro". Quindi per Masi il sogno di lasciare l'azienda (entro fine anno) per un ente importante e meno faticoso, magari le Ferrovie, è ormai una strada in salita.
Fonte: Repubblica.it
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