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Gelmini, lettera aperta di un'insegnante libera


Caro Ministro Gelmini,

ho letto che hanno provato a mettere il bavaglio agli insegnanti che parlano alla stampa o dissentono dalle linee del governo. Se non si ubbidisce, via alle sanzioni disciplinari.

Ma non ci credo, mi aiuti Lei a capire. Mi sembra la solita propaganda contro il Governo.

In Emilia Romagna il Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale Marcello Limina ha inviato ai presidi una circolare riservata in cui invita ad astenersi da dichiarazioni o enunciazioni che in qualche modo possano ledere l’immagine dell’Amministrazione Pubblica. Nella circolare in sostanza si invitavano i Presidi a sensibilizzare il personale della scuola sul corretto comportamento da tenere con gli organi di stampa.

Ho letto -spero che non sia vero- che Lei ha replicato: “Non è consentito usare il mondo dell’istruzione per fini di propaganda politica: chi desidera fare politica si candidi alle elezioni e non strumentalizzi le istituzioni”.

Io non ci credo che Lei abbia potuto dire questo: secondo me hanno modificato le sue parole ed il suo pensiero.

Dissentire non vuol dire offendere.

La scuola cade a pezzi, mancano la carta igienica ed il sapone, mancano i soldi per pagare i supplenti, mancano i mezzi per garantire una didattica di qualità agli alunni diversamente abili. I tagli sul personale docente hanno creato danni gravissimi. La qualità della didattica si è abbassata nonostante l’impegno ed il sacrificio di noi tutti. Lo sanno i miei colleghi insegnanti, ne sono consapevoli i Dirigenti, i genitori ed il personale ATA.

Voglio essere chiara e sincera e corretta con Lei.

Io sono una cittadina, sono un’insegnante e faccio politica ogni giorno con il mio comportamento, con le mie scelte, con l’uso quotidiano e consapevole del mio senso critico. Ho una testa mia, vedo, guardo, parlo e critico.

Come Lei saprà, il polites nel mondo greco era il cittadino, ecco perché si dice politica.

La politica è nella sua originaria accezione lo spazio di attività e di iniziativa del cittadino. Io come tale riconosco i miei diritti ed i miei doveri. Agli antipodi del polites, i greci antichi ponevano l’idiotes ovvero l’individuo che non si curava dell’’interesse della collettività e che si estraniava dal governo della città.

Io non posso estraniarmi da ciò che accade nello Stato in cui vivo ed in cui voto ed in cui pago regolarmente le tasse.

Ciascuno di noi può fare ciò che chiama propaganda. Propaganda, come Lei saprà, viene dal latino e in breve vuole dire: cosa che deve essere diffusa. Nessuno può vietarmi di diffondere ciò che penso, anche e proprio perché sono un’insegnante. Anche se non ho un giornale di proprietà, una rete televisiva di proprietà, posso dire nel rispetto altrui ciò che mi pare e considero quest’insegnamento ricevuto un insegnamento da diffondere.

Non commetto un reato e nessuno in realtà può azzittirmi.

Da cittadina e da insegnante non condivido il suo operato. Non riesco a capire come si decida di fare una riforma tagliando le ore di lezione. Non riesco a comprenderne l’efficacia didattica perché in realtà non c’è. Come si può privilegiare la qualità dell’insegnamento a discapito della quantità del monte orario? La qualità è anche quantità nella scuola. Un quadro orario più snello mi sembra solo un modo per ridurre il numero degli insegnanti e non per ridurre gli sprechi. Investire nella scuola non è uno spreco.

Sono libera di dirlo e di scriverlo.

Distinti saluti,

Viviana Ettorre

Fonte: agoravo.it



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