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L'onda di facebook contro Minzolini. Sit-in ai cancelli della RAi - VIDEO








La valigia blu è tornata in viale Mazzini dopo il blitz del 5 marzo, durante il quale era stata chiesta ufficialmente per la prima volta la rettifica della falsa notizia trasmessa dal TG1 il 26 febbraio sul caso Mills. E' tornata più pesante di un mese fa: le firme raccolte a sostegno della desiderata rettifica oggi erano 200 mila, contro le 150 mila sciorinate al direttore delle relazioni esterne Rai, Guido Paglia, allora delegato dall'azienda ad accogliere i manifestanti.

Oggi il problema non si è posto, il sabato il cancello è chiuso e gli uffici sono deserti. E' passato un mese, la rettifica non c'è stata e in Rai sulla vicenda è calato un perfetto silenzio che Arianna Ciccone, una delle promotrici dell'iniziativa di protesta e anche oggi in prima linea, trova semplicemente "indecoroso".

"C'è qualcosa che non va nella Rai, ma non da oggi - spiega tenendo stretto il trolley che contiene le firme - l'informazione dovrebbe essere indipendente dai partiti, è l'abc della democrazia". Contro il silenzio dell'azienda i manifestanti chiedono nuovamente la rettifica della notizia, perché "le parole sono importanti e devono essere usate correttamente". "Chiediamo almeno una risposta - aggiunge Arianna - e se non la avremo torneremo tra un mese, e poi ancora, finché sarà necessario".

"Prescrizione non è assoluzione" si legge nelle decine di cartelli alzati davanti alla Rai, ma non sono quelle le uniche parole in discussione. "Sono tante le notizie false spacciate per vere dai telegiornali - dice Roberto - una per tutte riguarda il numero degli esuberi Alitalia, ben più alto di quello dichiarato pubblicamente. Ecco perché vincono, perché mentono".
Arrivano due ragazze e si aggiungono alla fila che tiene lo striscione. Sono qui perché hanno saputo della manifestazione attraverso l'informazione online, l'unica che dichiarano di consultare regolarmente oltre ai giornali. "Non abbiamo nemmeno una tv" dice Serena.

"Sogniamo un telegiornale dove possiamo sentire il giornalista chiedere a una signora, una cittadina qualsiasi - racconta Marco - cosa pensa del fatto che Berlusconi sia stato giudicato colpevole di corruzione. La Rai è un servizio pubblico, un bene comune, e una parte del suo azionariato dovrebbe essere composta dai cittadini". Se sullo spostamento dei giornalisti del TG1 non si azzardano giudizi perché "è una questione interna", l'assemblea è d'accordo su un punto: "togliere i partiti dalla Rai restituirebbe dignità professionale a tutti gli operatori dell'informazione pubblica", come osserva Duccio che lamenta anche il progressivo assottigliamento delle trasmissioni culturali nei palinsesti di Stato. "E' stata annunciata la chiusura di Neapolis e Per un pugno di libri, quando la Rai dovrebbe invece ritrovare la sua missione culturale, fondamento di un servizio pubblico". "Le coscienze ormai sono addormentate" rincara Piero, 68 anni, che ha aderito alla protesta su Facebook: "Internet è l'unico mezzo a disposizione per colmare il vuoto di informazione e accedere a servizi di approfondimenti".

Il coro si alza a ondate e, oltre alla rettifica, chiede ora anche le dimissioni di Minzolini. Ormai è certo: il prossimo appuntamento è fissato per il 5 maggio, alla stessa ora. Cade di mercoledì e i cancelli questa volta saranno aperti. "Io non mi aspetto niente - precisa Arianna - è chiaro, la loro reazione è non considerarci, ma questo non significa che ci fermeremo. Le firme oggi sono 200 mila, ma non significa niente: anche un solo cittadino ha diritto a una risposta. Con il loro silenzio non mi riconoscono, non mi danno il diritto di esistere. Ma eccomi, io sono qui".
(10 aprile 2010)

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