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L'Aquila: fra la memoria indelebile e la voglia di giustizia


Di Nicola Sorrentino. L'anniversario che si è tenuto un anno dopo in ricordo della tragedia de l'Aquila, ha riportato non solo alla memoria la tragedia del terremoto, ma anche gli evidenti limiti di tutte le promesse che erano in procinto di essere mantenute e che poi, inevitabilmente, sono crollate. Un pò come le macerie presenti nelle "zone rosse". Sono molte le persone presenti: qualcuno ha perso più di un amico, di un conoscente, c'è chi non ha perso nessuno ma è comunque presente e vicino a chi soffre in silenzio, a chi ricorda quella notte terribile, a chi avrà per sempre dentro di se un evento del genere che difficilmente andrà via. I ricordi non si cancellano così facilmente, figurarsi una sciagura di questa portata che ha riunito, qualche sera fa, tutti gli aquilani che hanno voluto onorare la loro memoria senza bisogno di intrusi e di politici. Non basta però il peso di aver perso la casa e la famiglia, ma pesa anche la promessa fatta e non mantenuta. Il bilancio scaturito un anno dopo è a tratti imbarazzante e comunque non soddisfacente. E' vero, è molto facile dire che tutto andava fatto nei tempi previsti, visto che quando ci sono calamità simili, i tempi di ripresa sono sempre molto lunghi. Ma ciò che ai terremotati proprio non va è il modo in cui certe parole sono andate a rimbombare nella città, che ancora rimbombano e che simboleggiano interessi diversi da quelli che invece la gente si aspettava. Colui che aveva gridato al miracolo e aveva fatto della zona abruzzese un palco elettorale, con il chiaro intento di mostrarsi per beneficiare se stesso e la sua immagine, non si è è fatto vivo. Silvio Berlusconi pare si fosse informato su che aria tirava in quel de l'Aquila, ed evidentemente ha avuto una pessima risposta. L'aria che tirava era ed è cattiva, la gente è inferocita, la memoria non deve essere inquinata dalla presenza di personaggi che tutto hanno fatto, tranne che dar veridicità alle loro promesse. Averle mantenute a metà non basta, bisogna farlo interamente.

Così come bisognava dare una degna sistemazione a chi invece la casa ancora non ce l'ha, a chi veniva prontamente oscurato dai telegiornali nazionali mentre urlava per la sua dignità violata. Bisognava fare di più, così come hanno fatto nazioni come la Germania o la Francia, che hanno prontamente portato a termine il loro compito, aiutando in maniera notevole la ricostruzione di alcune città e province. Così invece non è stato per la parte italiana. Forse Berlusconi si aspettava una fetta di pubblico simile a quella di Piazza San Giovanni, con persone pagate e creduloni che ripetono in maniera perfettamente sincronizzata i vari slogan del premier, che gli avrebbe concesso lodi e frasi d'amore. Forse voleva questo. Non si è presentato e qualcuno neanche ne parlerà. Magari si continuerà a dire che è stato un vero e proprio miracolo quello effettuato a l'Aquila, così come nessuno prenderà visione dei vari documentari, interviste e articoli che sono scaturiti dall'immersione da chi aveva fame di verità ed ha effettuato un incontro ravvicinato con la realtà alternativa delle televisioni.

Si da voce a chi è felice di quello che la Protezione Civile ha effettuato dopo il terremoto, ma si oscura prontamente il cartello i cartelli con messaggi di protesta che evidenziano lo stato d'animo dell'altra metà delle persone. Il bilancio che ne vien fuori è tutt'altro che appagante. Il Governo mostra dei limiti ben precisi se comparati con la situazione abruzzese, così come la stessa informazione viene sempre più messa da parte per non tradire chi invece, vuole che venga lasciata un'immagine trionfale e vincente di tutta questa storia. Preferiremmo non dover aspettare certe calamità per renderci conto che chi dice di voler bene al nostro Paese, quando poi si ritrova nelle situazioni di doverlo aiutare, viene meno o fa il suo compito soltanto a metà. Non vorremmo dover entrare a contatto con gli aquilani, parlarci e renderci conto che l'informazione che meritano tutte le persone sfortunate del posto, viene inequivocabilmente sostituita con un'altra verità, con un'altra serie di informazioni e di fatti. I giornali di governo ci vanno giù duro, parlano dei soliti moralizzatori che hanno come unica missione quella di screditare la generosità della Protezione Civile e di tutti quelli che si sono fatti trovare pronti, fra piani d'emergenza deboli e promesse, per dare il loro aiuto alla ricostruzione. Viene da chiedersi se quei cartelli alzati in cielo con sopra scritto "Verità e Giustizia" che significato enigmatico avevano. Magari ai direttori di giornali conviene non dirlo, ma semplicemente camuffarne il senso.

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