MILANO - Niente soldi per riparare le buche aperte dal gelo dell'inverno sulle strade italiane. Pochi spiccioli (un quarto di quelli necessari) per sistemare le scuole un po' cadenti del Belpaese. L'Italia delle grandi (e piccole) opere infrastrutturali è rimasta al verde.
I soldi da Roma - causa crisi - arrivano con il contagocce. Comuni e Regioni, bloccati dal patto di stabilità, hanno tagliato drasticamente gli interventi. E i cantieri, spesso dopo pompose inaugurazioni, non partono: gli investimenti pubblici in infrastrutture - stima l'Associazione nazionale costruttori edili - già calati del 5,1% nel 2008, sono scesi lo scorso anno dell'8,1%. Degli 11,2 miliardi di soldi statali promessi per lo scorso anno se ne sono materializzati solo 6,6. Non solo: di questa somma un miliardo è servito a finanziare lavori già avviati (Mose e ferrovie del sud), 1,3 sono stati girati al Ponte di Messina e ben 2,2 miliardi a lavori per cui non esiste nemmeno il bando di gara. Le nuove opere effettivamente assegnate sono pari solo a 200 milioni, meno di un cinquantesimo della somma teoricamente disponibile.
Se le grandi opere si muovono al rallentatore, quelle piccole - la riparazione delle buche sulle strade, gli interventi per la prevenzione di frane e smottamenti - sono quasi congelate. Il piano 2009 del governo prevedeva un investimento di 800 milioni (spiccioli rispetto agli 8 miliardi spesi dalla Spagna di Zapatero e dai 5,6 messi in campo da Parigi). In cassa ne sono arrivati poco più della metà, 413. Ma i lavori realizzati davvero sono solo - secondo l'Ance - 20 milioni. Le spese totali in piccole opere - compresi gli stanziamenti degli enti locali nel 2009 - sono calate del 30% lo scorso anno e di un altro 30% nei primi due mesi del 2010.
L'unico settore che ha fatto l'en-plein è quello carcerario: il governo aveva promesso 200 milioni e 200 ne sono arrivati. Del miliardo di euro stanziato nel 2009 con la grancassa per l'edilizia scolastica (già penalizzata dal taglio di 111 milioni ai provveditorati) sono stati assegnati solo 234 milioni. Il miliardo ottenuto dal Ministro all'ambiente Stefania Prestigiacomo per gli interventi straordinari a difesa dell'equilibrio idrogeologico italiano è per ora solo sulla carta, visto che privo di coperture.
Il taglio agli investimenti, ovviamente, si spiega con la necessità di salvare i conti dello Stato in un momento difficilissimo per l'economia mondiale. "Il problema è che il peggio deve ancora arrivare - prevede Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme - . Il 2010 e il 2011 saranno gli anni più difficili per i costruttori". La stessa relazione previsionale e programmatica del governo per il 2010 vola basso: - 13,1% di lavori previsti per il prossimo anno, - 7,6% quello successivo. L'unica nicchia di mercato che sembra tenere sono gli investimenti in partnership tra pubblico e privato (+4,9%) e quelli delle municipalizzate (+2,5%). Le aziende a controllo pubblico, invece, continuano a ridurre il loro impegno: le Fs - complice anche il completamento dell'alta velocità - hanno dimezzato a 1,2 miliardi i bandi d'appalto per il 2009. L'Anas li ha ridotti del 10%. E per le strade italiane sono in vista tempi bui, visto che l'associazione si è vista azzerare gli stanziamenti pubblici per gli investimenti dalla Finanziaria 2010.
Al di là delle polemiche sugli interventi emergenziali fuori dai paletti delle regole d'appalto della Protezione civile, tra l'altro, il livello di trasparenza dei (pochi) investimenti fatti è andato poco a poco deteriorandosi. Nel 2008 gli affidamenti di lavori pubblici a trattativa privata, cioè senza una gara, sono stati pari all'8,9%. Il doppio del 2006.
Fonte: Repubblica.it
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