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Fini - Berlusconi: Ora la rottura è ufficiale. "Pronti con gruppi autonomi"


Toni di rottura nel vertice tra il premier Silvio Berlusconi ed il presidente della Camera Gianfranco Fini. Quest'ultimo - riferiscono fonti di maggioranza - ha esplicitamente detto che è pronto a costituire suoi gruppi autonomi in Parlamento, accusando governo e Pdl di andare a traino della Lega. Il premier Berlusconi - riferiscono le stesse fonti - avrebbe chiesto 48 ore di riflessione.

«Fini chiede a Berlusconi di scegliere in modo chiaro se continuare a costruire il Pdl con lui o se preferirgli invece il rapporto con Umberto Bossi», ha raccontato una fonte vicina alla componente di An nel Pdl. Secondo la fonte «non siamo alla rottura, ma dipenderà da cosa succederà nelle prossime ore». In queste ore Fini ha riunito gli uomini a lui più vicini. Nello studio della terza carica dello Stato sono giunti il presidente vicario del Pdl a Montecitorio Italo Bocchino, il vicecapogruppo Carmelo Briguglio, il viceministro e segretario generale di FareFuturo Adolfo Urso e il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia. Alla riunione in corso nello studio del presidente della Camera sono successivamente arrrivate anche la presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno e il direttore del 'Secolo d'Italià anch'essa parlamentare Pdl vicina a Gianfranco
Fini, Flavia Perina.

L'incontro tra i due leader si è svolto oggi a pranzo a Montecitorio, dopo essere stato più volte rinviato e soprattutto dopo che il premier aveva già visto Umberto Bossi. Il faccia a faccia è durato due ore e al termine nessuno dei due ha rilasciato dichiarazioni, segnale chiaro che le cose erano andate male. «Ho mangiato benissimo», si è limitato a commentare sorridente Berlusconi lasciando lo studio di Fini al termine del pranzo. Ai cronisti che insistevano per sapere come fosse andato l'atteso incontro, il premier ha detto senza perdere il sorriso: «Non mi pronuncio». Il Cavaliere era accompagnato dal sottosegretario alla presidenza Gianni Letta e dal consigliere Sistino Giacomoni. Dopo le elezioni regionali di fine marzo era la prima volta che i due leader del Pdl avevano uno scambio di vedute sulla situazione politica e sul prosieguo dell'attività di governo. Negli ultimi giorni sono riaffiorate divergenze sui contenuti ed i modi delle riforme istituzionali che la maggioranza vorrebbe affrontare negli ultimi tre anni della legislatura. A sminuire la portata dell'incontro ci ha pensato il leader della Lega Umberto Bossi che, ai cronisti che a Montecitorio gli chiedevano cosa pensasse dell'incontro in corso, ha detto: «Il vertice c'è già stato a Palazzo Chigi».

Fini ha ribadito a Berlusconi un messaggio molto chiaro e del resto già ripetuto più volte all'indomani del voto delle regionali: non ci si può più appiattire sulla Lega, perchè così si indebolisce il Pdl. E una posizione subordinata nei confronti del Carroccio sarebbe un danno anche per lo stesso Berlusconi. Nessun commento all'uscita. «Il presidente della Camera non ha
nulla da dichiarare. Se volete sapere qualcosa sul contenuto del colloquio, chiedetelo al presidente del Consiglio». ha spiegato il portavoce di Fini. E Berlusconi, alle domande dei giornalisti, ha ribadito: «Fatevelo dire dagli altri, sapete che sono riservato...».

Ieri però il Senatur ha parlato chiaro: non solo, ha spiegato, l'ipotesi di un candidato leghista a palazzo Chigi nel 2013 non è peregrina. Ma la Lega vuole contare anche nei salotto buoni della finanza del Nord: «È chiaro che le banche più grosse del Nord avranno uomini nostri a ogni livello - ha spiegato il numero uno di via Bellerio - la gente ci dice 'prendete le banchè e noi lo faremo». «Per adesso non c'è nessuna contrapposizione con Fini», ha aggiunto oggi Bossi.

Fonte: Unita.it
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