Si pensava che, vista l’enfasi degli annunci, la poderosa controffensiva di Luciano Moggi sarebbe almeno riuscita a dimostrare, craxianamente, che “così facevan tutti”. Invece manco quello. Anzi tutto il contrario. Chi legge le 75 fantasmagoriche telefonate che dovevano ribaltare Calciopoli scopre che molti dirigenti di molte squadre (persino il Chievo) parlavano con designatori e arbitri. Ma parlare non è reato né illecito sportivo (è illecito sportivo da dopo Calciopoli): dipende da cosa si dice e si fa. Moggi con la sua corte di vassalli, valvassori e valvassini più o meno forzati (Milan, Fiorentina, Lazio, Reggina) condizionava designazioni, arbitraggi, moviole e campionati. Gli altri no. Infatti la giustizia sportiva e quella penale han colpito quelle cinque società e non le altre (ora l’inchiesta della Figc stabilirà se ne manca qualcuna). Se chi ha pubblicato le 75 intercettazioni sapesse anche leggerle, ne trarrebbe l’unica conseguenza possibile: bene han fatto il colonnello Auricchio e i pm Narducci e Beatrice a escluderle dal processo, visto che non contengono notizie di reato. Infatti Moggi le ha tirate fuori solo dopo cinque anni, per buttarla in caciara sui giornali, non certo per squisite ragioni giuridiche.
La sua fortuna è che si occupano del caso molti giornalisti sportivi che, quando non sono compagni di merende di Lucianone (in aula si abbracciano e si danno di gomito), non sanno distinguere un reato da un paracarro. Ma anche noti tuttologi che allestiscono penosi teatrini con tanto di magliette, bandierine, raganelle e tricchetracche: tipo i soffietti a Lucianone firmati sul Corr iere da Ostellino e i duetti fra Battista (“Visto dal bianconero”) e Severgnini (“Visto dal nerazzurro”). Come se un giornalista, solo perché parla di calcio, potesse ridursi a trombetta della squadra del cuore, a prescindere dai fatti. I fatti dicono che Moggi telefonava ai designatori per ordinare arbitri à la carte, come al ristorante, per le coppe e addirittura per le amichevoli, mentre per il campionato dettava le griglie per tener lontani i (rarissimi) fischietti sgraditi. E veniva puntualmente accontentato. Se, come sostiene il clan, la cupola non esisteva o non contava, perché Moggi chiedeva un arbitro e quello puntualmente arrivava? Perché il ministro Pisanu telefonò a Moggi per salvare la Torres (e la Torres fu salvata)? Perché Della Valle chiamò Moggi per salvare la Fiorentina (e la Fiorentina fu salvata, con tanti saluti al Bologna)? Perché Moggi procurava carte sim svizzere agli arbitri per parlare lontano da orecchi indiscreti? Perché è stato condannato dal Tribunale di Roma a un anno e sei mesi per violenza privata nel caso Gea, la cupoletta dei figli di papà che comandava sul calcio? Perché ha minacciato un testimone, l’ex direttore della Roma Franco Baldini, in pieno tribunale? Perché ordinava ai giornalisti cosa scrivere e non scrivere, dire e non dire in tv, addirittura come nascondere gli errori degli arbitri amici ed enfatizzare quelli dei nemici? Perché chiamava minaccioso i giudici disciplinari dei procuratori pallonari perché salvassero suo figlio da sacrosanta condanna? Perché, quando il presidente del Palermo Zamparini (l’ha raccontato lui) voleva l’arbitro Rizzoli, Moggi alzò il telefono e a Palermo arrivò Rizzoli?
Si dirà: anche Facchetti chiese al designatore Bergamo che Collina arbitrasse Inter-Juve. A parte il fatto che Collina lo nomina Bergamo e non Facchetti, pochi sanno come andò a finire: fu designato Rodomonti che negò un rigore all’Inter e ne diede uno alla Juve. L’Inter contava come il due di picche: infatti la segretaria dell’associazione arbitri, Mariagrazia Fazi, moggiana di ferro, istruiva Bergamo su come intortare Facchetti fingendo di “stare con tutti, non come dicono che tu stai solo con Juve e Milan”. Per tenerlo buono. La telefonata conferma quel che si era sempre saputo, ma prima che Moggi la facesse pubblicare era sconosciuta. Si difende talmente bene da far sorgere un dubbio che abbia dietro Taormina o Ghedini?
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 22 aprile, in edicola
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...questo post è davvero incredibile per quanto è vergognoso!!!!!
Davvero una delusione senza fine leggere travaglio che scrive di farsopoli. Amaramente debbo scrivere che leggendo i suoi articoli pieni di livore accusatorio e pregiudizi NON SUFFRAGATI DAI FATTI su farsopoli mi porta a dubitare che ghedini e tutti i galoppini di berlusconi possano purtroppo avere ragione quando la attaccano tacciandola di essere la voce dei pm, anche se i pm formulano delle accuse che i fatti dimostrano essere delle CAGATE megagalattiche (insomma per lei i pm hanno regione a prescindere quando formulano ipotesi contro chi non le Ë simpatico, e quello che dicono va considerato alla stregua di un dogma religioso ???).
caro travaglio, come giustifica le frasi di narducci nell'arringa del processo con rito abbreviato (quello scelto tra gli altri da Antonio Giraudo) "Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo, balle smentite dai fatti, i cellulari erano intercettati 24 ore su 24; le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzini o a Lanese"?
Non sembrano le frasi di chi abbia deciso di escludere le telefonate evidenziate dalla difesa di Moggi dal processo perchè le ritiene irrilevanti.
(continua)
Le parole di narducci sono INEQUIVOCABILI e dimostrano che il pm non era proprio a conoscenza dell'esistenza di quelle telefonate; lui dice "non ci sono telefonate", non dice "gli altri facevano telefonate irrilevanti" (...a meno che lei non voglia dire che il suo pm abbia mentito in quell'arringa). Ciò dimostra come siano state condotte in maniera, diciamo discutibile le indagini dal colonnello auricchio, di cui su radioradicale si possono ascoltare le incredibili risposte date agli Avv. difensori (riscontri investigativi basati su gazzetta dello sport, corriere dello sport e repubblica e varie amenità del genere).
Lei scrive "la giustizia sportiva e quella penale han colpito quelle cinque società e non le altre"; per forza, il processo di napoli sta evidenziando come auricchio&c abbiano indagato sin dall'inizio a senso unico e palesemente contro ben determinati soggetti, tralasciando tutto ciò che non andava nel senso voluto (come spiega quanto dichiarato da Coppola nella sua testimonianza al processo??? perché non la commenta???) e la cosiddetta giustizia sportiva ha operato solo sulla base di quelle indagini fatte a senso unico, senza che fossero note le telefonate che ora sono emerse grazie ai consulenti della difesa Moggi.
Moggi le ha tirate fuori solo dopo cinque anni, per buttarla in caciara sui giornali, non certo per squisite ragioni giuridiche?
Incredibile!!! quello che bisogna chiedersi è PERCHE' quelle telefonate che facevano parte delle oltre 171.000 intercettazioni effettuate durante le indagini le abbia dovute trovare la difesa si Moggi e non siano mai state considerate dai carabinieri di via in selci.
(continua)
Il contenuto non sarebbe rilevante? ma mi faccia il piacere, dice agli altri che dovrebbero saperle leggere, ma è lei che dovrebbe leggerle senza i suoi giganteschi pregiudizi che evidentemente le annebbiano la mente. Ma l'ha ascoltata la telefonata tra facchetti e mazzei ??? (quella del giorno prima di quella con bergamo alla quale lei fa riferimento). In quella telefonata, avvenuta il giorno prima dei sorteggi per le designazioni, facchetti viene informato di quali saranno gli assistenti (Moggi ha un capo di imputazione perché conosceva gli assistenti 20 minuti prima dell'ufficializzazione, ma comunque dopo i sorteggi) e, soprattutto, quando mazzei replica alla sua richiesta di avere l'arbitro n°1 (lì è inequivocabilmente facchetti a chiedere collina) dicendo che c'era il sorteggio, prima butta lì che il sorteggio non si deve fare, e poi suggerisce di bypassare il problema mettendo in griglia Rosetti che sarebbe precluso perché di Torino e De Santis che sarebbe precluso perché ha arbitrato la Juventus la settimana prima.
Questa sarebbe secondo lei una telefonata irrilevante in riferimento alle accuse mosse contro Moggi? e quale rilevanza hanno, allora, le telefonate citate nelle informative dei carabinieri nelle quali si parla di "chi aveva lavato i piatti a casa di chi", o di tentativi di galanti abbordaggi di una giornalista???
Non oso immaginare cosa avreste scritto se quelle frasi le avesse dette Moggi.
A proposito di quella partita, per quanto riguarda i rigori dati/non dati da Rodomonti, invito chiunque a guardare il video su YouTube (http://www.youtube.com/watch?v=4PTus6nOTgs) per giudicare da soli i due episodi citati da travaglio palesemente sottintendendo chissà quali nefandezze.
(continua)
Lei scrive "I fatti dicono che Moggi telefonava ai disegnatori per ordinare arbitri à la carte, come al ristorante, per le coppe e addirittura per le amichevoli", ebbene, Ë ora di finirla con queste mistificazioni. Premesso che per le amichevoli era assolutamente LECITO che gli arbitri fossero richiesti dai dirigenti delle Società (quindi eviti di citare quella intercettazione che di fatto Ë l'UNICA nella quale Moggi chiede un determinato arbitro), la invito a citare le telefonate di Moggi dove ordinerebbe gli arbitri per le partite ufficiali. QUALI SONO, che sono anni che si cercano pistole fumanti e quant'altro contro Moggi???
Ci dica quali sono tutte queste tremende telefonate di Moggi (spero che non stia parlando solo di quella per la quale Moggi da 4 anni viene accusato di aver fatto le griglie, mentre in realtà si diverte solo a fare il rompicapo con Bergamo), e magari lo dica anche a narducci, così gli evita di cercare ancora oggi dichiarazioni a sostegno di quelle che si stanno rivelando sempre più essere sgangherate tesi accusatorie. Non si spiega altrimenti, infatti, il fatto che il pm abbia chiesto di acquisire agli atti la recente intervista di zamparini che, neanche a dirlo, lei cita come altra prova di chissà cosa, e che dopo aver buttato il sasso ha subito "tirato via la manina", dicendo che quelle sue affermazioni non sono prove di nulla, in quanto potrebbero essere false perché non ha alcuna prova per dimostrarle (?!? gran personaggio zamparini, molto attendibile davvero quando apre bocca!!!).
Se nelle indagini ci sono queste prove così schiaccianti delle nefandezze di Moggi come lei vuole far credere, che necessità ha narducci di cercare altri elementi a sostegno come la frase detta da zamparini???
(continua)
Lei scrive "parlare non è reato né illecito sportivo (è illecito sportivo da dopo Calciopoli)"; peccato però che ci si stia accorgendo di questo solo ora e che nel 2006 il solo fatto che Moggi chiamasse i disegnatori fosse stato considerato elemento decisivo per l'ipotesi del fantomatico illecito ambientale, soprattutto perché quelle telefonate erano ritenute una esclusività del solo Moggi (si legga le motivazioni delle sentenze della (in)giustizia sportiva e vedrà che in nessuna telefonata di Moggi siano stati rilevate violazioni dell'art.6 del CGS). Le telefonate emerse ora sono importantissime per questo, perché dimostrano che non c'era nessuna esclusività di Moggi, e quindi nessun illecito ambientale e nessuna associazione a delinquere, e questo secondo lei sarebbe irrilevante?!?
Peccato poi che nessuno dica che allora come oggi fosse vietato parlare con gli arbitri e che da napoli sia emerso invece che i dirigenti della squadra che lei dice "contava come il due di picche" si incontravano regolarmente con nucini, arbitro in attività allora (nucini ha dichiarato di essersi anche recato presso la sede di quella società), e tra le telefonate scoperte dalle difese ci sono anche alcune dell'allora presidente di quella squadra a De Santis. Per Moggi non ci sono telefonate agli arbitri, se non nell'ipotesi legata alle fantomatiche sim Svizzere, che ovviamente è un altro suo caposaldo accusatorio, ma che più si va avanti e più viene anch'esso smentito da elementi concreti. Il primo di questi è la sentenza del processo con rito abbreviato che, pur nella sua impostazione prettamente colpevolista, ha prosciolto Gabriele e Cassarà, che nell'impianto accusatorio erano indicati come presunti possessori di sim Svizzere. Un altro presunto possessore che si è chiarito non esserlo è Paparesta, anch'egli prosciolto.
(continua)
E poi basta fare una semplice analisi dei dati oggettivi disponibili e verificabili da qualsiasi almanacco del calcio per scoprire che la Juventus ha totalizzato una media punti sensibilmente più bassa con i presunti arbitri possessori di sim rispetto agli altri, e che inter e milan, cioè le rivali in campionato della Juventus e di Moggi, hanno totalizzato delle medie punti di gran lunga migliori di quelle della Juventus (per usare le sue parole, Moggi e le sue presunte sim Svizzere avrebbero davvero, dati alla mano, contato come il due di picche).
Incredibile pure la sua citazione della condanna di Moggi ad un anno e sei mesi per violenza privata nel caso Gea, perché dimentica di scrivere che Moggi in quel processo è stato ASSOLTO per l'accusa principale, quella di associazione a delinquere. La violenza privata di Moggi sarebbe stata quella di non aver assecondato le richieste di aumento di ingaggio di un giocatore che veniva da una lunga squalifica e che ancora non aveva conquistato il ruolo di titolare (cioè in sostanza aver fatto gli interessi della Società per cui lavorava), e per aver detto ad un calciatore che guadagnava milioni di euro all'anno che se non avesse accettato il trasferimento ad altro club non avrebbe comunque giocato nella Juventus, cose che sono la norma nel calcio e per le quali le potrei citare numerosi esempi di casi simili (…e comunque io ci metterei la firma a subire una violenza privata ricavandone un ingaggio miliardario come capitato al "povero" amoruso)
Egregio dott. travaglio, BASTA CON QUESTE STUPIDAGGINI SU FARSOPOLI, LA SMETTA. So che cercare di farla ragionare su farsopoli è impresa impossibile (…non si offenda, ma dalle mie parti si dice "è come cercare di lavare la testa all'asino"), ma continuando a scrivere le cagate che scrive sull'argomento rischia davvero di perdere buona parte della sua credibilità.
http://www.youtube.com/watch?v=wcDvZYYGjDY
di Emilio Cambiaghi - http://www.ju29ro.com/contro-informazione/1910-calciopoli-basta-favole-e-tempo-di-fatti.html
Ora basta. Chi scrive ha sempre cercato di argomentare ogni più piccola questione, ogni minima sfaccettatura riguardo a quanto accaduto dal 2006 ad oggi. Ma adesso è arrivata l’ora di posare i calamai e di dare battaglia. Una battaglia di consapevolezza, cui faccia seguito una ferrea presa di posizione. Le nuove intercettazioni che stanno nuovamente scuotendo il mondo del calcio hanno aperto una voragine nelle coscienze di coloro che hanno voluto far passare una vergognosa menzogna per indiscutibile verità. Le penne reazionarie si sono già mosse per dare una nuova inquadratura alla situazione e stanno cercando di far passare l'idea della revoca dello scudetto all'Inter come eventualità sufficiente per rimettere tutto a posto. Continuano a dire che esisteva un Sistema Moggi, che “quello che ha fatto la Juve è sotto gli occhi di tutti”, che “ci sono stati fatti gravissimi che hanno portato ad una giusta condanna”. No, le cose non stanno così e non accettiamo nemmeno la logica del tutti innocenti o tutti colpevoli. I colpevoli ci sono, ma sono altri.
Non esiste nessuna intercettazione di Luciano Moggi con un arbitro, non esiste nessuna richiesta di favori da parte di questi a chicchessia, non esiste – e fatevene una ragione – nulla di nulla. Luciano Moggi è stato intercettato, pedinato, umiliato e fatto a pezzi in ogni modo possibile e la prova massima della sua colpevolezza è risultata essere una discussione sulle griglie con il designatore Bergamo. Consuetudine che, apprendiamo ora, era ben gradita a tutti e praticata da certuni con una malizia sconosciuta persino a chi è stato per anni additato come causa suprema di ogni male del pallone. E non vi era neanche un sistema diffuso, il cosiddetto illecito strutturato. No signori, anche questa è una favola, un raccontino della buonanotte. E a svegliare i sognatori non siamo stati noi, partigiani dell’opinione, ma i testimoni del processo penale che si sta svolgendo a Napoli. Come può essere credibile un’indagine indirizzata a senso unico, condotta con fretta e superficialità, incentrata sui riassunti della Gazzetta dello Sport, con inquirenti che non si sono neppure degnati di guardare le partite, di verificare se le loro accuse potevano essere dimostrate, che non hanno voluto investigare (“L’Inter non ci interessa” cfr. deposizione di Rosario Coppola), che hanno sbandierato ai quattro venti che “piaccia o non piaccia” non esistevano altre telefonate all’infuori di quelle dei dirigenti già sotto accusa?
Niente di tutto questo può essere credibile.
(continua)
di Emilio Cambiaghi - http://www.ju29ro.com/contro-informazione/1910-calciopoli-basta-favole-e-tempo-di-fatti.html
Ora basta. Chi scrive ha sempre cercato di argomentare ogni più piccola questione, ogni minima sfaccettatura riguardo a quanto accaduto dal 2006 ad oggi. Ma adesso è arrivata l’ora di posare i calamai e di dare battaglia. Una battaglia di consapevolezza, cui faccia seguito una ferrea presa di posizione. Le nuove intercettazioni che stanno nuovamente scuotendo il mondo del calcio hanno aperto una voragine nelle coscienze di coloro che hanno voluto far passare una vergognosa menzogna per indiscutibile verità. Le penne reazionarie si sono già mosse per dare una nuova inquadratura alla situazione e stanno cercando di far passare l'idea della revoca dello scudetto all'Inter come eventualità sufficiente per rimettere tutto a posto. Continuano a dire che esisteva un Sistema Moggi, che “quello che ha fatto la Juve è sotto gli occhi di tutti”, che “ci sono stati fatti gravissimi che hanno portato ad una giusta condanna”. No, le cose non stanno così e non accettiamo nemmeno la logica del tutti innocenti o tutti colpevoli.
I colpevoli ci sono, ma sono altri.
Non esiste nessuna intercettazione di Luciano Moggi con un arbitro, non esiste nessuna richiesta di favori da parte di questi a chicchessia, non esiste – e fatevene una ragione – nulla di nulla. Luciano Moggi è stato intercettato, pedinato, umiliato e fatto a pezzi in ogni modo possibile e la prova massima della sua colpevolezza è risultata essere una discussione sulle griglie con il designatore Bergamo. Consuetudine che, apprendiamo ora, era ben gradita a tutti e praticata da certuni con una malizia sconosciuta persino a chi è stato per anni additato come causa suprema di ogni male del pallone. E non vi era neanche un sistema diffuso, il cosiddetto illecito strutturato. No signori, anche questa è una favola, un raccontino della buonanotte. E a svegliare i sognatori non siamo stati noi, partigiani dell’opinione, ma i testimoni del processo penale che si sta svolgendo a Napoli. Come può essere credibile un’indagine indirizzata a senso unico, condotta con fretta e superficialità, incentrata sui riassunti della Gazzetta dello Sport, con inquirenti che non si sono neppure degnati di guardare le partite, di verificare se le loro accuse potevano essere dimostrate, che non hanno voluto investigare (“L’Inter non ci interessa” cfr. deposizione di Rosario Coppola), che hanno sbandierato ai quattro venti che “piaccia o non piaccia” non esistevano altre telefonate all’infuori di quelle dei dirigenti già sotto accusa?
Niente di tutto questo può essere credibile.
(continua)
E smettiamola con le solite accuse, più volte smentite, persino dalle stesse sentenze sportive.
Le ammonizioni pilotate non esistono, è una fantasia costruita nella testa di Leonardo Meani nei suoi colloqui telefonici con i guardalinee Copelli e Puglisi, e immediatamente presa per buona: nell’anno oggetto di indagine la Juventus ne ha totalizzate 17, a livello delle altre grandi (le stesse dell’Inter), e ben sotto il primo posto dell’Atalanta. Dieci di queste sono, per giunta, arrivate da arbitri considerati estranei alla cosiddetta Cupola. In un’intercettazione il giornalista Tony Damascelli informa Luciano Moggi delle sanzioni comminate a Nastase, Petruzzi e Gamberini (quest’ultimo nemmeno in diffida) in Fiorentina-Bologna, ma Moggi, stupito, dimostra di non conoscere nemmeno chi fossero i diffidati della gara in questione. Mai, da nessuna parte, si sente o si legge Luciano Moggi chiedere esplicitamente di comminare sanzioni fraudolente. Ed è una leggenda anche la telefonata, imputata a Giraudo, nella quale si ascolta “Se l’arbitro è sveglio ci dimezza l’Udinese”. La conversazione infatti è successiva di un’ora all’incontro Udinese-Brescia dove fu, in maniera assolutamente corretta, espulso il friulano Jankulovski.
E chiariamolo una volta per tutte, i sorteggi erano regolari. Ogni sorteggio si svolgeva in presenza di un notaio e l’estrazione della pallina con il nome dell’arbitro era affidata ad un giornalista ogni volta diverso, che estraeva dopo che Pairetto aveva aperto la pallina contenente la partita da assegnare. Questa circostanza è stata più volte spiegata, persino dall’Unione Stampa Sportiva (comunicato del 15 maggio 2006) e dalle sentenze sportive, che non prendono in considerazione questo ridicolo capo d’accusa per motivare la condanna. Persino Mazzei, in una delle nuove telefonate, cerca di convincere Facchetti che non c’è nulla da fare, anche se si vuole - come l’ex presidente interista desidererebbe - manipolarlo.
Moggi conosceva prima i nomi degli arbitri e dei guardalinee? Bugia. Bugia enorme. Veniva avvisato solo dopo l’avvenuta designazione, anche se in anticipo rispetto alle comunicazioni ufficiali agli organi di stampa. Ma c’era chi veniva a conoscenza delle stesse ben prima del DG juventino. Leonardo Meani, ad esempio, come dimostrano gli sms portati dalla difesa al processo di Napoli. E lo stesso Facchetti, che veniva informato, addirittura un giorno prima, su chi fossero i guardalinee di Inter-Juventus. Non di una partita qualsiasi… E finiamola con la storia di Paparesta chiuso nello spogliatoio. La vicenda è stata innumerevoli volte chiarita dall’arbitro stesso e archiviata dalla Procura di Reggio Calabria.
(continua)
Moggi poteva decidere le sorti degli arbitri? Altra gigantesca menzogna. Moggi minaccia di far sospendere Paparesta che, invece, arbitra regolarmente già dalla giornata successiva. Anzi, è vero il contrario. Questo dichiara Pairetto di fronte al giudice Casoria: “Chi ha danneggiato la Juve e' tornato subito ad arbitrare, chi l'ha favorita viene sospeso per due mesi e mezzo”. Come nel caso di Racalbuto, dopo Roma-Juventus.
Moggi controllava De Santis? Ridicolo. Nell’anno indagato è l’arbitro con cui la Juve ha ottenuto la media punti più bassa (1,4). Così il compianto Giorgio Tosatti in una telefonata Moggi del 20 aprile 2005: “Ormai gli arbitri ti pisciano addosso a te. Ieri l’ho detto, ho detto ieri in Federazione: avete fatto apposta a mandare De Santis perché vada in culo alla Juve”. E Moggi risponde: “Con quest’anno, tra Palermo, Parma e questa qui, ci costa tranquillamente sei punti. Ci ha creato mille problemi in questo campionato. Se noi perdiamo il campionato uno degli artefici è lui perché c’ha dato troppo contro”. Recentemente è stato poi dimostrato con chi in realtà intrattenesse rapporti amichevoli l’arbitro romano, con Giacinto Facchetti.
E prima che qualcuno obietti, parliamo subito delle schede, delle famosissime schede svizzere.
Lo sanno i signori che commentano il pallone che, in un processo penale, la prova si costituisce in dibattimento? Questa, quindi, è una prova ancora tutta da dimostrare. Nella realtà, fino ad ora, sono emersi solo elementi ampiamente favorevoli alla difesa. La scheda a Paparesta è un falso, era di suo padre. Quelle di Cassarà e Gabriele (che mai avevano arbitrato la Juventus nelle stagioni 2004/05 e 2005/06), false pure quelle: assolti dalla giustizia ordinaria il 18 gennaio 2010. Gli schemini con le ricostruzioni delle chiamate effettuate sono stati definiti dal Maresciallo Di Laroni, che svolse queste indagini, “presumibili”, senza contare innumerevoli errori nell’assegnazione delle celle, con arbitri da tutt’altra parte al momento delle chiamate loro imputate.
A farsi benedire anche la scheda ritenuta essere in possesso di De Santis, come lo stesso arbitro dimostrerà al processo: “Mi viene attribuita una scheda svizzera tra il 7 gennaio e il 28 marzo ma essendo io uno degli organizzatori della cupola, mi sembra strano che potessi averla solo in quel periodo. Io non l’ho mai posseduta né usata, in quel periodo stavo facendo un corso come vice commissario di polizia penitenziaria, lo frequentavo tutti i giorni e ho portato le prove. In molti degli orari in cui mi viene attribuito l'uso della scheda svizzera ero a scuola a frequentare il corso”. E che dire del fatto che la Juventus, con i cosiddetti arbitri “svizzeri” avesse una media punti inferiore a quella di Milan (2,08 a fronte di una media campionato di 2,07) e di Inter (1,9 su media totale di 1,89). La Juventus infatti totalizzò una media di 1,88 punti, a fronte di una media complessiva ben superiore: 2,26!!!
(continua)
Allora dove sarebbe questa famigerata Cupola? Da quali elementi si può desumere che Luciano Moggi e Antonio Giraudo - lasciati soli a se stessi, senza nessuna stampa e televisione amica e senza il supporto della proprietà - controllassero le sorti del campionato italiano? Una tale ricostruzione della realtà può esistere solo nelle menti di chi voleva colpire un unico bersaglio e nelle parole di chi questa teoria ha sostenuto ed alimentato.
Perché, ad esempio, non è mai stata posta attenzione sui comportamenti delle squadre milanesi? Infatti non sono in nessun modo paragonabili i comportamenti dei dirigenti di Inter e Milan con quelli addebitati a Luciano Moggi. Certo, ma in peggio. Proviamo a fare chiarezza.
Non esistono intercettazioni tra Luciano Moggi e gli arbitri. Ci sono invece fatti incontestabili riguardo i rapporti intrattenuti da alcuni di questi con le squadre meneghine. Sono stati dimostrati gli stretti rapporti tra Giacinto Facchetti e l’arbitro Nucini, fischietto all’epoca in attività e oggi misteriosamente scomparso dai salotti televisivi che era solito frequentare. Sono stati dimostrati i rapporti dell’ex presidente nerazzurro con Massimo De Santis, proprio lui, l’arbitro sbeffeggiato e calunniato da tutti come asservito al potere moggiano. Con il fischietto di Tivoli Facchetti parla di Walter Gagg, il funzionario FIFA, già accusato di aver svolto compiti “in nome e in funzione dell’Inter”.
Laddove Luciano Moggi confrontava griglie arbitrali, Giacinto Facchetti cerca direttamente di bypassarle, alterando il sorteggio prima di Inter-Juventus del 28 novembre 2004:
Facchetti: «No, lì non devono fare i sorteggi, ci devono...».
Mazzei: «Come si fa, Giacinto, purtroppo ci vuole fortuna».
Facchetti: «Ma dai...».
Mazzei: «Ti dico la verità, qui un sorteggio lo fa un giornalista, devono studiare una griglia e le possibilità sono più alte»
Questo Luciano Moggi non l’ha MAI fatto.
(continua)
Luciano Moggi non conosceva le designazioni un giorno prima delle partite, Moggi non falsificava passaporti (cfr. Oriali condannato dalla giustizia ordinaria) con il fine di rendere disponibile un calciatore che, altrimenti, non avrebbe potuto essere schierato. Così si falsano realmente i campionati.
Moggi non incontrava gli arbitri prima delle partite (cfr. Moratti che va a salutare Bertini prima di Inter-Sampdoria) e nemmeno durante l’intervallo (cfr. squalifica di Facchetti dopo Chievo-Inter del 2002/03). Mai, nessun dirigente della Juventus F.C. si è permesso di far pedinare e intercettare illegalmente un suo calciatore e, men che meno, dirigenti di altre squadre, arbitri o esponenti della Federcalcio. Mai la Juventus, con un'azienda nell’orbita della sua proprietà, ha sponsorizzato il campionato italiano e la Coppa Italia (cfr. sponsor TIM su entrambe le competizioni).
Questa è la realtà dei fatti.
E il Milan? Sono loro che parlano con quasi tutti gli arbitri e i guardalinee! Sono loro che hanno il potere. Un proprietario Presidente del Consiglio e un Presidente che, all’epoca dei fatti, era a capo della Lega Calcio e gran cerimoniere dei diritti televisivi. Tre televisioni nazionali al servizio della loro verità, tre televisioni con le quali dire, non dire, omettere, stravolgere. Giornali, radio, siti internet e una valanga di Ma tanto era la Juve che tramava a palazzo. Allora mi spieghino queste intercettazioni (già comprese nelle informative, ma mai considerate…):
Mazzini a Moggi, riguardo le prossime elezioni in Lega: “Con Cellino, mi dice Galliani, non ci sono problemi perché lo fa votare Berlusconi”.
Ghirelli a Mazzini, sempre a proposito di elezioni: “Galliani deve muoversi tramite Berlusconi” per “influenzare AN e compagnia”.
Mazzini a Moggi: “Comunque stamani io ho chiamato Galliani, gli ho detto: senti, stammi bene a sentire, dico, guarda, muovi anche i tuoi padrini politici, perché, che Zamparini è di AN e che voti per Abete è veramente una cosa che non… non esiste al mondo”.
Bergamo a Mazzini: “Gigi (Pairetto, ndr) risponde alla Sampdoria, al Milan, all’Inter, al Verona, al Vicenza, al Palermo, a tutti quelli dove ci sono grandi magazzini e lui ha bisogno di lavorare”. al servizio della loro versione dei fatti.
(continua)
Come mai avrebbero potuto due solitari dirigenti avversari mettere nel sacco un impero tanto grande? Infatti non poterono, perché tutto esiste solo nella mente di un personaggio con la strana e peculiare carica di “addetto agli arbitri”. Quel Leonardo Meani, credibile quando dice di difendersi dalla Juve, semplice co.co.co da rinnegare quando intrattiene rapporti di ogni tipo con la quasi totalità della classe arbitrale.
Non ci credete? Cominciamo da Collina, per il quale venivano organizzati incontri per conto di Galliani, nel ristorante di proprietà di Meani. Per di più nel giorno di chiusura, “così non ci vede nessuno”. Meani che gli augura di essere presto designatore, così “non ti chiamo più”, che gli rammenta quando lo aiutava nelle scelte “mi ricordo di quando avevamo posto il veto a Pisacreta” e che chiamava “il capo, il grande capo” per relazionare di questa sua bellissima amicizia con l’arbitro viareggino.
No, queste cose Moggi non le faceva.
E che dire del guardalinee Puglisi, definito da Babini, altro guardalinee “Puglia, l’ultrà del Milan”. Prima del derby di Champions, Puglisi chiama l’amicone: “L’importante è che noi riusciamo a fargli il culo a ‘sti interisti”. Qualche giorno dopo Meani lo rincuora sul suo futuro: “Secondo te, perché so? Perché io sto spingendo da matti per te, no!”. Lo stesso Puglisi che chiede a Meani se farà Milan-Chievo e questi che gli risponde che era stato già scelto per Parma-Sampdoria, ma che farà cambiare designazione. Come in effetti accade. E si cautela pure, ridacchiando: “Tu comunque vedi di star zitto su questo cose che ti dico, eh?”. Per finire gli racconta come ha istruito Babini per Milan-Chievo: “Mercoledì da intelligente come vogliono quelli lì, nel dubbio da una parte vai su e dall’altra stai giù. Poi se le cose eclatanti che vedono tutti, nessuno dice niente eh!”. E per lui spingeva anche con Galliani : “Puglisi però bisogna far tutto per metterlo in A e in B, eh?”. D’altra parte il Presidente aveva già capito tutto: “Ho saputo che lei ha già parlato con Puglisi”.
Ma avete mai sentito Moggi dire roba del genere?
(continua)
Si era persino stupito l’arbitro Messina, che al telefono con il ristoratore lodigiano, chiede: “Oh, ma li hai designati te i guardalinee (Milan-Chievo, ndr) o loro?”
E Copelli? Prima di Milan-Sampdoria viene tranquillizzato: “Hai visto che sto rilanciando e son troppo… sto rilanciando anche Messina”. Copelli è colui che il 13 maggio 2006, davanti a Borrelli, dichiara: “Se un assistente avesse voluto arbitrare un incontro del Milan non si doveva rivolgere ai designatori, ma a Meani”. Già, infatti, tante volte Meani glielo aveva detto direttamente: “Stai tranquillo, adesso ci penso io. Parlo con Galliani, lui lo sa Galliani, gli dico: senta, questo qui è un nostro uomo gli dico io”.
E poi le confidenze a Contini, altro guardalinee: “Io e te siamo amici, qualcosina in più me la puoi dare oh… ma va bene… il giocatore tu lo richiami invece di ammonirlo, cioè sono queste cose qui, eh…”. Babini addirittura si spaventa. Dopo aver saputo che Meani aveva scelto i guardalinee di Milan-Chievo, lo chiama per dirgli: “Bisognerebbe rifiutarla quella partita lì, con questa designazione confermano che è tutta una porcheria [...] Ti ho detto che facciamo ridere tutta Italia con questa designazione”.
Indimenticabile la promessa a Rodomonti: “T’ho fatto anche prendere sette e mezzo da Cecere […] Comunque, guarda che mi ha telefonato il mio presidente che ti dà l’indirizzo e ti manda a fare anche a te il trapianto dei capelli in Svizzera”.
E come dimenticarsi di Meani che chiede a Mazzei di mandare Ambrosino, che dice a Pasquale D’Addato (osservatore AIA di Bologna) di stare sereno per il suo avanzamento di carriera perché ne parlerà a Lanese: “Noi avremmo piacere che questo D’Addato possa fare il presidente regionale. Gli dico: il dottor Galliani vorrebbe fargli fare il presidente”.
(continua)
Si potrebbe andare avanti per molte pagine, ma ci fermiamo qui, non senza ricordare l’ormai famoso avvertimento a Bergamo in vista della decisiva Milan-Juventus (partita prima della quale Meani regalò orologi alla terna arbitrale… “però a Trefoloni gli fai un bel discorsetto, perché sennò gli tagliamo la testa noi”) e gli amorosi sforzi di Galliani che si muove perché un dossier dell’arbitro Paparesta sulla sua attività lavorativa all’AssoBioDiesel arrivi nelle mani del sottosegretario Gianni Letta.
Allora smettiamola, una volta per tutte, di raccontarci favole. I poteri erano altri, ed erano molto forti. Ma è finalmente arrivato il momento di prenderne coscienza, tutti quanti. E’ inaccettabile che vogliano ancora ingannarci su quanto è successo. E’ inaccettabile che ci propongano soluzioni di comodo. Noi vogliamo giustizia, e che sia giustizia integrale. A partire dalla restituzione dei due scudetti ingiustamente sottratti, fino alla certezza di una dura pena a chi, veramente, operava con modalità assai poco cristalline. La nostra battaglia, ora, è questa.
http://www.ju29ro.com/contro-informazione/1910-calciopoli-basta-favole-e-tempo-di-fatti.html
P.S.: dott. travaglio, lasci stare l'argomento farsopoli; se continua a scrivere le stupidaggini che scrive per assecondare il suo astio contro Moggi (possibile che la revoca di un permesso di ingresso allo stadio possa provocare un tale livore? mah), la sua credibilità diventa meno che zero.
ignoranti, continuate a lavorare in fabbrica; è meglio.