Un'altra bocciatura, l'ennesima, per la lista Pdl della provincia di Roma. Ieri il Tar ha respinto il ricorso del partito di Berlusconi, oggi l'Ufficio elettorale circoscrizionale, dopo una lunga riunione, ha deciso di respingere nuovamente la lista. E pensare che il decreto varato la settimana scorsa dal governo era stato pensato prorpio per permettere al Pdl di ripresentare la lista lunedì, cosa che è puntualmente avvenuta. Ma l'Ufficio ha deciso di respingere la domanda.
Il Pd aveva annunciato il ricorso al Tar nel caso in cui la lista fosse stata ammessa, contando sul fatto che i giudici amministrativi «non potranno smentire se stessi dopo qualche giorno». Tutto ora dipende perciò dall'orientamento che esprimerà il Consiglio di Stato, a cui il Pdl ricorrerà, come ampiamente annuciato, contro la decisione del Tar. Gli avvocati del Pd hanno consegnato all'ufficio elettorale circoscrizionale l'ordinanza del Tar del Lazio con cui è stata respinta ieri la richiesta di sospensiva avanzata dal Pdl in merito alla lista provinciale di Roma.
Quirinale: ricostruzioni fantasiose «Si continuano a leggere su alcuni giornali e agenzie di stampa, con ripercussioni anche nel dibattito politico-istituzionale, ricostruzioni per tanti aspetti inconsistenti, se non fantasiose, dell'incontro svoltosi nella sera del 4 marzo al Quirinale». Lo si legge in una nota diffusa dal Quirinale dove viene precisato che «il Presidente della Repubblica, nella risposta a due cittadini pubblicata sabato scorso sul sito web del Quirinale, ha esposto i termini corretti degli eventi e delle relative problematiche, proprio per non alterare la serena e consapevole valutazione della intera vicenda».
Tar conferma riammissione Formigoni Il Tar della Lombardia ha confermato oggi, decidendo nel merito, la riammissione della lista "Per la Lombardia" di Roberto Formigoni per le elezioni regionali. La Quarta sezione, presidente-relatore, dottor Adriano Leo - è scritto in un comunicato del Tar Lombardia - ha accolto i ricorsi e annullato gli atti impugnati, dichiarando "ammessa" la lista. «Non abbiamo fatto alcun discorso sul decreto del governo e la nostra decisione prescinde da quel decreto», ha spiegato il presidente della quarta sezione del Tar della Lombardia, Adriano Leo, alle parti dopo aver dichiarato la riammissione della lista di Roberto Formigoni alle elezioni regionali. «Ancora non ho nemmeno voluto leggere la copia del decreto», ha aggiunto Leo, spiegando alle parti che la decisione odierna del Tar della Lombardia prescinde dal decreto 'salva-listè del governo emanato nei giorni scorsi.
Vertice a palazzo Grazioli I coordinatori del Pdl Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini sono a palazzo Grazioli per un vertice con il premier Berlusconi sul nodo delle liste regionali del Lazio. Partecipano all'incontro Renata Polverini, candidata del centrodestra alla presidenza della regione Lazio, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e Vincenzo Piso, coordinatore regionale del Popolo della libertà.
Il premier avrebbe spronato i suoi a impegnarsi nella campagna elettorale a prescindere dal responso dei giudici. Il Cavaliere, spiegano alcune fonti, è però deciso a spiegare agli elettori la posizione del Popolo delle libertà. Il Cavaliere, raccontano, starebbe pensado a una grande manifestazione nazionale del Popolo della libertà. Location e data ancora non sono state
decise, ma la kermesse si potrebbe tenere il 20 marzo, probabilmente a Roma. L'obiettivo potrebbe essere quello di mettere sullo stesso palco tutti e 13 i candidati-governatore ma non ci sono conferme a riguardo. «Ora è il momento di concentrarci sulla campagna elettorale», ha detto Berlusconi, spronando i big del Pd ad andare avanti con forza lasciando da parte divisioni interne e polemiche. Secondo fonti Pdl, l'ipotesi di rinvio del voto sarebbe stata scartata. «Polverini correrà comunque», anche senza
lista Pdl nella provincia di Roma: questo il senso dell'incontro di oggi a palazzo Grazioli. «La possibilità di un rinvio del voto», spiega una fonte del Pdl, «non viene quasi considerata, più probabile invece che Polverini corra anche senza la lista Pdl», nell'eventualità che stasera il tribunale la bocci di nuovo.
Pannella: rinviare il voto di un mese La pensa diversamente Pannella, che ha proposto di rinviare le elezioni regionali a fine aprile «per poter consentire un minimo di campagna elettorale, spostando di trenta giorni la consultazione così da mettere a posto questo "casino" in cui si sono messi tutti quanti». Pannella ha parlato a margine dell'assemblea dei Radicali. «Chiediamo solo - ha detto Pannella - che siano regolarizzate e normalizzate le elezioni, che altrimenti successivamente verrebbero annullate con un grave scandalo dalla giustizia italiana o dalla giurisprudenza internazionale». Pannella, durante il suo intervento ha chiarito che la candidatura di Emma Bonino non sarà ritirata: «Dico no all'Aventino - ha detto - anche perchè non mi sembra che il ritiro sia tecnicamente possibile». «Con i bari non si gioca», e «non si può far finta che nulla sia accaduto»: ma allo stesso tempo «non si può gettare la spugna» e «salire sull'Aventino», aveva detto poco prima la Bonino, lasciando ogni decisione all'assemblea dei radicali che si concluderà nel pomeriggio. Alle 17 anche Bersani sarà all'assemblea dei radicali.
Bersani ai radicali: no, andiamo a vincere Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani dice «no» ad un'ipotesi di rinvio delle elezioni regionali nel Lazio. «Ho capito tutti gli scenari. Ma io sono per andare davanti agli elettori. Andiamo sicuri, andiamo a votare, andiamo col popolo, andiamo a vincere. La falla della confusione, del pasticcio è tutta di là», ha detto intervenendo all'assemblea nazionale dei Radicali al teatro dei Comici alla presenza della candidata del centrosinistra Emma Bonino. «È evidente che loro hanno imbrogliato. Il governo porta una responsabilità. Si sono fatti regole su misura, ma pare abbiano sbagliato pure la misura. Non sono stati capaci di farsi il vestito», ha aggiunto. «Il governo dei fatti è diventato il governo dei fatti suoi e i problemi della gente non emergono». «Berlusconi - ha affermato Bersani - non può più indicare il futuro ma questo non promette bene per il presente. È troppo forte per essere finito, ma è finito per essere forte». In questa fase, denuncia il leader democratico, c'è «il rischio di scosse al sistema democratico, già indebolito, e può portare discredito alla politica». Per Bersani negli ultimi tempi «si è molto accelerato l'impulso ad usare il consenso, finchè si ha, per cambiare le regole in corso d'opera».
Sul dl salva liste è durissimo l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che parla di «massacro delle istituzioni» e considera il decreto a rischio costituzionalità perché «interviene su una materia di competenza delle regioni» cosa che «la Costituzione vieta». Quanto al rinvio del voto, per l'ex presidente della Consulta Valerio Onida per il quale, se anche il Consiglio di Stato sospendesse la pronuncia del Tar comunque l'esito del voto sarebbe «sub judice» perché «il giudizio di merito sarà comunque dopo il voto».
Epifani sabato in piazza «Il decreto ci preoccupa e un decreto, in campagna elettorale, non si era mai visto». È il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, nel corso della conferenza stampa di presentazione dello sciopero generale del 12 marzo prossimo, a commentare il decreto interpretativo del governo sulle elezioni regionali. «Per questo parteciperò alla manifestazione di sabato perchè condivido gli obiettivi. C'è un filo rosso che lega il rispetto delle regole dei diritti dei lavoratori e quello delle regole della nostra democrazia». «La democrazia, infatti, si sostanzia anche nelle sue regole; vale per i diritti del lavoro, per un sindacato e vale anche per la
democrazia».
Bersani: il governo si dia una calmata Intanto il Pd invita il Governo a non aumentare il caos, «si calmassero un attimo perché temo che ogni passo ulteriori porti ancora più confusione». Il segretario del Pd invita quindi la maggioranza a «riposarsi un attimo» e a «non aggiungere altro caos, cerchiamo di occuparci per una volta dei problemi della gente». «Per l'amor di dio, sarebbe un altro pasticcio», dice Bersani a proposito dell'ipotesi di rinvio. «Stanno sommando turbamento a turbamento -afferma bersani-. sommano pasticci a pasticci. Chiedo al centrodestra di raffreddare la testa, di riposarsi un attimo e non avanzare ipotesi, come vedo fare ad alcuni ministri. raffreddino la testa, perchè c'è una scadenza elettorale con delle operazioni di validazione in corso».
«Non ci sono dubbi per nessuno che la manifestazione di sabato è sotto il segno della piena responsabilità del governo», aggiunge Bersani rispondendo ai giornalisti che gli chiedono se il leader Idv Antonio Di Pietro saprà evitare di trasformare la manifestazione di sabato in una protesta contro il Quirinale. «Le dichiarazioni di oggi sono molto positive», chiosa poi Bersani commentando le affermazioni in mattinata di Di Pietro. «Non mi aspetto che Berlusconi cambi opinione. A noi ci ha sempre e solo insultati, quindi per me pensare che cambi atteggiamento per cercare una soluzione è un periodo del terzo, anzi del quarto tipo», conclude il leader Pd.
Farefuturo parla di pasticci «Ma non chiamatela politica. Dategli almeno un altro nome, meglio se inventato: chiamatela "pasticcia" o magari "raffazzona", o anche "rabbercia". Insomma, dategli il nome che volete ma vi prego non chiamatela "politica"»: questo l'appello del direttore Filippo Rossi su Ffwebmagazine, il periodico online di FareFuturo, la fondazione di Gianfranco Fini, a proposito del "caos liste". «Perchè - spiega - lo spettacolo di questi giorni, di queste ore, di faldoni, carte bollate, decreti, azzeccagarbugli, circolari, firme, controfirme, telefonate, liste vere, liste finte, urla, manifestazioni, dichiarazioni, accuse infondate e di scuse mai arrivate, responsabili irresponsabili, non può assomigliare nemmeno da lontano all'arte magnifica di governare la città. Quel che è successo - continua l'articolo - è segno evidente della debolezza di una politica che non ha più coscienza di sè, di una politica che non sa più chi è e, d'altra parte, non si pone nemmeno il problema di scoprirlo. Una politica che si muove come un naufrago in mezzo all'oceano, in preda ai venti e alle onde; che si muove nel deserto senza bussola e senza acqua. Senza meta e senza futuro». «Insomma - conclude l'articolo - chiamatela con un altro nome per cercare di salvare il salvabile, perchè quella che si arrabatta senza altri obiettivi se non la salvezza individuale non può chiamarsi davvero politica, azione intrinsecamente collettiva; e perchè altrimenti può cominciare a venire il dubbio che l'anti-politica sempre più diffusa nella società sia in realtà desiderio profondo di politica, quella vera. Quella che si può chiamare col suo nome, senza possibilità di sbagliare».
Fonte: Unita.it
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