MILANO - Oltre un centinaio di persone ha manifestato nel pomeriggio, sotto un'intensa pioggia, contro l'intenzione dell' amministrazione Moratti di intitolare una via a Bettino Craxi. Al presidio, organizzato da Piero Ricca e dall'associazione "Qui Milano Libera" in piazza Cordusio hanno partecipato tra gli altri anche il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro e il blogger Beppe Grillo che hanno parlato da un piccolo palco allestito nel piazzale, sotto un grande striscione con la scritta "No alla via a Craxi".
GRILLO IN PIAZZA - «Riteniamo - ha detto Di Pietro - che si stia facendo una violenza alla storia nel far credere che deve essere riabilitata una persona senza informare i cittadini che questa sul piano politico ha indebitato il Paese, su quello giudiziario ha fatto il latitante, e che ha usato le istituzioni per fregare i soldi ai cittadini». «Utilizzare questa persona come punto di riferimento per il riscatto del Paese - ha concluso Di Pietro - è come usare Lucifero per inneggiare a Dio». Caustico Grillo: «Non sono contrario ad una targa, un vicoletto dedicato a Craxi purché siano intitolate vie anche ad altri: ci potrebbe essere, ad esempio, Buenos Dell'Utri al posto di corso Buenos Aires a Milano, o Largo Mangano». «La verità - prosegue Grillo - è che chi ci amministra non sa nulla di quel che pensano i cittadini. Se avessero fatto Dario Fo sindaco di Milano a quest'ora avremmo una cittá capitale della cultura in Europa e non una m...».
SIPARIETTO - Di Pietro e Grillo sono stati anche protagonisti di un piccolo siparietto inscenato davanti alle telecamere. Mentre il leader dell'Idv si intratteneva a parlare con i cronisti sotto il palco, il comico genovese gli è arrivato alle spalle lanciandogli al volto un foglio di carta appallottolato. «Ecco - ha scherzato Grillo abbracciando Di Pietro - vedi che ti ho tirato anch'io qualcosa».
LA REAZIONE DI BOBO - «Di Pietro e Grillo sono un po' patetici: fanno una manifestazione contro un uomo politico che non c'è più. Un caso unico al mondo: c'è di che riflettere...» è stato il laconico commento di Bobo Craxi, figlio di Bettino, in una nota da Hammamet.
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GRILLO IN PIAZZA - «Riteniamo - ha detto Di Pietro - che si stia facendo una violenza alla storia nel far credere che deve essere riabilitata una persona senza informare i cittadini che questa sul piano politico ha indebitato il Paese, su quello giudiziario ha fatto il latitante, e che ha usato le istituzioni per fregare i soldi ai cittadini». «Utilizzare questa persona come punto di riferimento per il riscatto del Paese - ha concluso Di Pietro - è come usare Lucifero per inneggiare a Dio». Caustico Grillo: «Non sono contrario ad una targa, un vicoletto dedicato a Craxi purché siano intitolate vie anche ad altri: ci potrebbe essere, ad esempio, Buenos Dell'Utri al posto di corso Buenos Aires a Milano, o Largo Mangano». «La verità - prosegue Grillo - è che chi ci amministra non sa nulla di quel che pensano i cittadini. Se avessero fatto Dario Fo sindaco di Milano a quest'ora avremmo una cittá capitale della cultura in Europa e non una m...».
SIPARIETTO - Di Pietro e Grillo sono stati anche protagonisti di un piccolo siparietto inscenato davanti alle telecamere. Mentre il leader dell'Idv si intratteneva a parlare con i cronisti sotto il palco, il comico genovese gli è arrivato alle spalle lanciandogli al volto un foglio di carta appallottolato. «Ecco - ha scherzato Grillo abbracciando Di Pietro - vedi che ti ho tirato anch'io qualcosa».
LA REAZIONE DI BOBO - «Di Pietro e Grillo sono un po' patetici: fanno una manifestazione contro un uomo politico che non c'è più. Un caso unico al mondo: c'è di che riflettere...» è stato il laconico commento di Bobo Craxi, figlio di Bettino, in una nota da Hammamet.
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Come non essere d'accordo? Immagino non lo sia altrettanto Gianpaolo Pansa che nel suo "Bestiario" che ho letto su "il Riformista" on line, punta il dito contro le presunte corresponsabilità di quasi tutti gli altri partiti nel sistema corruttivo della cosiddetta prima Repubblica, concludendo che non Craxi non può essere dannato in eterno. Ho provato a postare un commento a queste affermazione, postando una mia riflessione per ben due volte, ma non mi è stato dato spazio. Pertanto provo a inviare a voi la riflessione, confidando che riusciate a trovare uno spazio. Questo il commento:
"Non mi è molto chiaro il senso della conclusione del "Bestiario" di Pansa: "Non possiamo ritenere Bettino Craxi dannato per sempre". Infatti non si capisce se si riferisce alla giustizia e al giudizio divinio e vuole fare una previsione (o forse per qualche misteriosa ragione lo conosce già e vuole condividerlo con noi): Craxi è per ora ospite del Purgatorio in attesa che gli si spalanchino le porte del Paradiso. Se questo fosse il senso, conoscendo la misericordia divina, potrebbe essere un'ipotesi plausibile. Se invece si riferisce alla giustizia e al giudizio degli uomini (che nel nostro ordinamento somministrano i Magistrati in forza delle Leggi vigenti) il senso mi diventa più oscuro. Infatti la dannazione (condanna) che scaturisce dal giudizio degli uomini non è di per se eterna, decadendo essa con il termine della pena (qualora sia stato possibile assicurare il reo alle patrie galere) ovvero con la morte del reo. In entrambi i casi si tratterebbe di tempi molto umani ben lontani dal concetto di eternità. Si dà però il caso che la prima ipotesi (estinzione della pena) non sia stata resa possibile a causa della dorata latitanza del reo per cui è intervenuta la seconda che, come noto, mette la parola fine a qualsiasi argomentazione "terrena". In buona sostanza, noi poveri umani, non abbiamo nessun elemento che ci consenta di ragionare di dannazione eterna.
Se invece tutto il ragionamento risponde alla logica del "tutti colpevoli nessun colpevole" (e mi sembra questo il senso) beh, qui ci sono diverse "opinioni" e diversi "fatti". I fatti sono sostanzialmente le sentenze, gli unici elementi atti a dimostrare la colpevoleza (o l'innocenza) di un cittadino e nella vicenda descritta da Pansa le sentenze parlano chiaro (salvo anche lui si sia velocemente iscritto al partito dei nemici della magistratura rossa, politicizzata, ecc., ecc.). Le opinioni sono i giudizi diversi che negli anni, da più parti, hanno riguardato il Craxi politico o presunto grande statista: in questo caso molti giudizi, per esempio, non parrebbero considerare opportuna l'intitolazione di vie o piazze. Vale a dire che i (presunti) meriti siano di gran lunga minori delle (accertate) responsabilità penali e delle (accertate) responsabiloità politiche. Questo ragionamento sarebbe sufficiente a mettere la parola fine alle velleità riabilitatorie nei confronti di chicchessia. Altrimenti, se proprio volessimo farlo, si troverebbero motivazioni per intitolare vie o piazze a un personaggio come Mussolini: l'elenco delle cose fatte sarebbe forse molto più lungo. O volete che anche anche Vito Ciancimino non abbia al suo attivo un qualche merito di cui dargli atto e lustro con, almeno, un vicoletto? E Vittorio Mangano già definito eroe dal Presidente del Consiglio e dal suo amico dell'Utri?"
Marcello Moro