PETILIA POLICASTRO (Crotone) - Una collaboratrice di giustizia, Lea Garofalo, di 36 anni, è scomparsa mentre si trovava a Milano e si teme possa essere stata rapita e uccisa. La donna, il 5 maggio scorso, aveva subito un tentativo di omicidio a Campobasso, dove si era trasferita dopo avere avviato la sua collaborazione con la giustizia in relazione all'omicidio del fratello, ucciso nell'ambito di uno scontro fra clan avversari.
La donna, nelle sue dichiarazioni, aveva fatto riferimento alle cosche di Petilia Policastro riferendo una serie di informazioni che sono al vaglio della Dda di Catanzaro. Lea Garofalo, malgrado la sua collaborazione, non era stata ammessa al programma di protezione. A Milano, dove è scomparsa, la donna si trovava insieme alla figlia e a Carlo Cosco, che era il suo convivente. L'uomo è stato arrestato assieme ad un'altra persona. Cosco è ritenuto dagli inquirenti il mandante del tentativo di omicidio di Lea Garofalo, mentre a commetterlo materialmente sarebbe stata un'altra persona, anch'essa di origini petiline.
Cosco, secondo gli inquirenti, temeva che la sua convivente avesse fatto rivelazioni in merito ad alcuni delitti, in particolare a quello del fratello, Floriano Garofalo, ucciso in un agguato l'8 giugno del 2005 nella frazione Pagliarelle di Petilia Policastro nell'ambito di uno scontro tra clan avversari.
Della donna si sarebbero perse le tracce a Milano lo scorso dicembre nella zona del Cimitero Monumentale. Lea Garofalo si era recata nel capoluogo lombardo insieme alla figlia di 15-16 anni, avuta da Carlo Cosco, arrestato un paio di giorni fa, per fare visita ai parenti di lui. Da quel momento è scomparsa e la figlia ha immediatamente sporto denuncia. L'inchiesta, per sequestro di persona, è affidata al pm milanese Letizia Mannella.
La donna aveva già subito un'aggressione a maggio a Campobasso nella sua abitazione. Mentre si trovava in casa con la figlia, si era presentato un uomo che si era spacciato per tecnico per riparare un guasto alla lavatrice. In quella occasione, l'uomo che era riuscito a entrare in casa, aveva cercato di ucciderla. Il principale sospettato è, appunto, l'ex compagno e padre della ragazzina.
Fonte: Repubblica.it
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La donna, nelle sue dichiarazioni, aveva fatto riferimento alle cosche di Petilia Policastro riferendo una serie di informazioni che sono al vaglio della Dda di Catanzaro. Lea Garofalo, malgrado la sua collaborazione, non era stata ammessa al programma di protezione. A Milano, dove è scomparsa, la donna si trovava insieme alla figlia e a Carlo Cosco, che era il suo convivente. L'uomo è stato arrestato assieme ad un'altra persona. Cosco è ritenuto dagli inquirenti il mandante del tentativo di omicidio di Lea Garofalo, mentre a commetterlo materialmente sarebbe stata un'altra persona, anch'essa di origini petiline.
Cosco, secondo gli inquirenti, temeva che la sua convivente avesse fatto rivelazioni in merito ad alcuni delitti, in particolare a quello del fratello, Floriano Garofalo, ucciso in un agguato l'8 giugno del 2005 nella frazione Pagliarelle di Petilia Policastro nell'ambito di uno scontro tra clan avversari.
Della donna si sarebbero perse le tracce a Milano lo scorso dicembre nella zona del Cimitero Monumentale. Lea Garofalo si era recata nel capoluogo lombardo insieme alla figlia di 15-16 anni, avuta da Carlo Cosco, arrestato un paio di giorni fa, per fare visita ai parenti di lui. Da quel momento è scomparsa e la figlia ha immediatamente sporto denuncia. L'inchiesta, per sequestro di persona, è affidata al pm milanese Letizia Mannella.
La donna aveva già subito un'aggressione a maggio a Campobasso nella sua abitazione. Mentre si trovava in casa con la figlia, si era presentato un uomo che si era spacciato per tecnico per riparare un guasto alla lavatrice. In quella occasione, l'uomo che era riuscito a entrare in casa, aveva cercato di ucciderla. Il principale sospettato è, appunto, l'ex compagno e padre della ragazzina.
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