Nelle ultime

Che sarebbe, tenetevi forte, quella del Fog l i o medesimo: cioè del samizdat che da anni tritura le
palle ai redattori e agli eventuali lettori con vespri, salmi, oremus e ite missa est, e pubblicando le omelie integrali con testo a fronte del cardinal Ruini che nemmeno l’Osser vatore oserebbe mai riportare. Tutto questo perché Littorio, l’estate scorsa, pubblicò una patacca – una delle tante – contro Dino Boffo: la falsa informativa di polizia che “attenzionava ” la sua presunta omosessualità, poi attribuita nientepopodimenochè alla “gendar meria vaticana”. Tesi subito ripresa da Giuliano l’Aprostata, che dopo l’intervento del Papa se la prende col povero Vian, accusandolo di troppo amore per le “chiacchiere di portineria” e di “dirottare la voce ufficiale del Papa”, e tenta di rimangiarsi le accuse lanciate nei giorni scorsi dicendo che era tutto uno scherzo: e chi le ha prese sul serio “manca di senso dell’umor ismo” (forse teme che, la prossima volta che tenterà di baciare l’anello al Pontefice, questi risponda con uno sganassone).
Anche Lib ero abbandona eccezionalmente la prima pagina fissa su Di Pietro e si lancia all’assalto di Santa Romana Chiesa, con titoli del tipo “Telenovela in Vaticano”, “Toppa sul caso Boffo, ma non tiene”, “C’è chi usa il Pontefice solo per farsi scudo”. Insomma il caso Boffo, ormai divenuto caso Ratzinger grazie alla leggiadra levità di questi elefanti in cristalleria, s’è talmente avvitato su se stesso, con tripli salti mortali carpiati, che non ci si capisce più nulla.
Si stenta ancora a credere che gli house organ del Banana siano riusciti nella titanica impresa di inimicargli non solo l’Avvenire e i vescovi italiani, da sempre molto tolleranti e corrivi con le vergogne berlusconiane, ma addirittura il Sommo Pontefice, che giustamente s’è sempre occupato di problemi un po’ più seri e generali dell’orticello italiota. Tanto più che, comica finale, sia Littorio sia l’Aprostata sono atei dichiarati e dunque sfugge ai più il motivo del loro morboso aggirarsi in questo svolazzare di tonache, porpore, turiboli e aspersori. E’ quel che sidomanda il povero Banana che, con tutti i guai che ha (e che gli procura Bertolaso) e con le elezioni alle porte,
deve pure inseguire i cardinali per strada e tenerseli buoni con patetiche letterine alle suorine sul caso Englaro.
Nel sacro casino, comunque, almeno una certezza si staglia nitida tra le nebbie miste a incenso: in Vaticano trovano il tempo di leggere Il Foglio, L i b e ro e Il Giornale. Anche le loro eminenze, ogni tanto, necessitano di un po’ di svago.
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