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Dimissioni di Bertolaso? No, merita applausi


«Adesso vedremo... ». Bruno Vespa gli ha appena chiesto se malgrado tutto Bertolaso verrà nominato ministro e il premier si mostra cauto. Dipendesse da lui farebbe entrare nel governo il suo «super pupillo» già da domani, malgrado la “persecuzione” giudiziaria che lo colpisce. Anzi, a maggior ragione. Ma la notizia che “Guido” è finito sotto inchiesta mette una seria ipoteca sui desideri di Berlusconi, rinfocola i mugugni dei colleghi d’esecutivo, presta il fianco alle polemiche dell’opposizione e dà all’attuale Capo della Protezione civile un argomento in più per resistere alle pressioni del Cavaliere. N

on era un mistero, infatti, che Bertolaso nutrisse già seri dubbi sulla convenienza, non solo politica, della sua “promozione”. Il premier però farebbe di tutto per tenerselo al fianco, da ieri il destino di “Guido” è ancora più intrecciato con il suo. "C’è uno sport nazionale – esclama Berlusconi, durante l’ennesima presentazione del libro di Vespa - Andare a reprimere chi fa il bene del Paese". Bertolaso come Silvio, in poche parole, vittime entrambi dei magistrati. Ieri mattina Bertolaso aveva rimesso gli incarichi nelle mani del governo. Ma le parole di Letta – ieri sera Berlusconi ha smentito la nomina di “Gianni” a vice premier – facevano capire immediatamente che quelle dimissioni sarebbero state respinte.

«Con un applauso» corale di tutti i ministri, a leggere il comunicato di Palazzo Chigi che, evidentemente, coglie l’occasione per sgombrare il campo dalle indiscrezioni sulle considerazioni poco cordiali dei colleghi di governo per lo “strapotere” del ministro in pectore. Il premier, durante la riunione, aveva lodato ancora una volta Bertolaso, si era detto certo che il Capo della Protezione civile avrebbe «chiarito ogni cosa», lo aveva ringraziato per «la dedizione e il senso dello Stato» e aveva annunciato che lo avrebbe invitato a ritirare le dimissioni per «continuare a dare al Paese quel contributo di generosità con il quale ha raggiunto risultati straordinari». Il Cavaliere, poi, aveva telefonato al Capo della protezione civile comunicandogli le decisioni del governo. «Mi è parso voler continuare, ma non so con quale voglia», ha rivelato ieri sera rispondendo ad una domanda di Vespa. “Guido” che «si è speso notte e giorno per il bene del Paese», in sostanza, rimane al suo posto, almeno per ora.

Ma la 16sima presentazione con Berlusconi del 17° libro del conduttore di Porta a Porta era un’occasione troppo ghiotta perché il premier non approfittasse per attaccare i magistrati, «una categoria di persone pagata con i soldi dei contribuenti che si esercita a perseguitare con processi sempre e comunque infondati». Al Tempio di Adriano, stuzzicato dalle domande, Berlusconi rincarava ancora di più la dose associando se stesso - “primo contribuente” della nazione – al “principe della protezione civile”, perseguitati entrambi da “un male” tutto italiano. «Non si può governare attaccati da pubblici dipendenti quali sono i giudici», sottolineava ancora il premier. E tornava a promettere una riforma della giustizia «entro la legislatura», annunciava che il processo breve è tutt’altro che archiviato e confermava che verrà modificata anche la legislazione sui pentiti. Il caso Boffo? «Non l’ho mai conosciuto. Sono dispiaciuto comunque che sia stato attaccato dalla stampa, ma se parliamo di risarcimenti ritengo di essere io il campione internazionale assoluto di attacchi della stampa».

Fonte: Unita.it
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