MILANO - In una lettera inviata ai giudici del Tribunale di Milano che si occupano del processo sui diritti tv di Mediaset, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, spiega di non poter essere presente in aula «a causa di impegni sopravvenuti», nonostante in precedenza avesse assicurato la sua partecipazione. Berlusconi in poche righe spiega anche che era sua intenzione di rendere dichiarazioni.
«PROCEDETE COMUNQUE» - Il presidente del Consiglio, comunque, dice di consentire che si proceda in sua assenza dal momento che i difensori gli hanno detto che l’udienza riguarda solo questioni procedurali. Il Cavaliere fa riferimento nella lettera anche al fatto che i giudici hanno deciso di procedere con l’esame degli imputati nonostante non sia ancora esaurita la fase testimoniale. In effetti ci sono ancora dei testimoni da sentire con una rogatoria a Montecarlo che però era finita per un errore al giudice sbagliato. E proprio questa mattina il presidente del collegio ha annunciato che la rogatoria è stata riavviata e che testimoni potrebbero essere sentiti il 22 marzo. Le autorità di Montecarlo stanno verificando se le persone da sentire si trovino ancora sul territorio monegasco.
IL RITO ABBREVIATO - Uno dei difensori di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, ha nel frattempo chiesto la riapertura dei termini per valutare l'eventualità di ricorso al rito abbreviato nel processo per i diritti televisivi di Mediaset. La richiesta è fatta sulla scorta della ormai nota sentenza della Corte Costituzionale che aveva giudicato parzialmente illegittimi gli articoli 517 e 516 del codice di procedura penale nella parte in cui non è consentito il rito abbreviato in presenza di contestazioni suppletive in dibattimento. Il pm Fabio De Pasquale, dopo la richiesta dei legali di Berlusconi, ha spiegato in aula che la contestazione suppletiva formulata in dibattimento «non è tardiva». E non lo sarebbe in quanto «è basata su fatti nuovi, che emersero da una consulenza di Kpmg del 18 luglio del 2006». I giudici si sono poi riuniti in camera di consiglio per decidere sulla richiesta, optando poi per la non concedere i termini.
Fonte: Corriere.it
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