PALERMO - Via il carc

Lo scorso 11 dicembre, davanti ai giudici della Corte d'appello di Palermo che stanno giudicando il senatore Marcello Dell'Utri, Giuseppe Graviano - sentito insieme al fratello Filippo - aveva scelto di non parlare lamentando uno stato di salute precario, a suo dire provocato dai rigori del 41 bis. Tra i due fratelli, Giuseppe è quello seppellito da ergastoli e condanne. Filippo aveva invece parlato, smentendo la ricostruzione fatta da Spatuzza.
Dal carcere di Opera in videoconferenza, Giuseppe Graviano si era avvalso della facoltà di non rispondere "perché il mio stato di salute non mi consente di rispondere all'interrogatorio", aveva spiegato. Per poi chiedere che "il suo memoriale" fosse letto in aula, ma il presidente del Tribunale aveva negato l'autorizzazione. "(...) In anni 16 di detenzione - si legge nelle tre pagine scritte dal boss - ho espiato più di 10 anni di isolamento e la legge dà come tetto massimo anni 3(...) ancora continuo a rimanere con videosorveglianza anche di notte in camera e nel bagno(...) non mi consegnano nemmeno il vestiario per venire in questo processo(...) mio figlio di anni 12 chiede perché non ci possiamo scambiare baci e carezze(...) c'è un accanimento ingiustificato".
Poi aveva ricordato i disturbi alla tiroide, i mal di testa, le malattie delle pelle e annunciato: "Quando il mio stato di salute me lo permetterà, sarà mio dovere rispondere a tutte le domande che mi verranno poste". A causa dei problemi di salute non aveva quindi risposto alle domande dell'accusa sulla veridicità delle dichiarazioni rese dal pentito Gaspare Spatuzza, che aveva parlato di rapporti tra il senatore del Pdl e i due fratelli Graviano.
Durissima la reazione dell'associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. "E' scandaloso - si legge in una lettera inviata al ministro della Giustizia, Alfano - che in questo clima di buonismo a buon mercato a Graviano Giuseppe sia stato fatto un regalo di natale che gli ammorbidisce il 41 bis. Butti via le chiavi per il mafioso che ci ha rovinato la vita ammazzando i nostri figli e rendendone di invalidi alla mercé di organismi di stato tutt'altro che buoni, o chieda a Graviano Giuseppe di dirci, collaborando con la giustizia, la verità sulla morte dei nostri figli, quella che spavaldamente ha sempre negato in tribunale ricattando i governi".
L'articolo 41 bis. Inserito nella legge sull'ordinamento penitenziario del 26 luglio 1975 n. 354, il 41 bis è la particolare situazione cui sono sottoposti i boss detenuti, per impedire loro di avere contatti con l'esterno. Tra le imposizioni ai capi di Cosa Nostra il vetro blindato per parlare con i parenti, l'impossibilità di toccare i figli minorenni, la limitazione nelle visite e nei colloqui anche con gli avvocati, la censura sulla posta e limiti anche nei pacchi da e verso l'esterno. Il 41 bis è tra l'altro illimitato e non sottoposto al tetto massimo dei tre anni e prevede la possibilità per il Ministro della Giustizia di sospendere l'applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti previste dalla legge in casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza o quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, nei confronti dei detenuti (anche in attesa di giudizio) per reati di criminalità organizzata, terrorismo o eversione.
---
Se hai trovato interessante l'articolo iscriviti ai feed via mail per rimanere sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog

0 commenti to " Mafia, tolto l'isolamento a Graviano. Non Parlò al processo dell'Utri "