Da alcuni mesi la magistratura indaga su un progetto per colpire il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e il giornalista Lirio Abbate, inviato de L'espresso ed ex redattore dell'Ansa di Palermo.
L'inchiesta ha permesso di trovare elementi di riscontro a questo piano, che avrebbe previsto l'utilizzo di una grossa quantità di esplosivo nascosto a Caltanissetta. Secondo gli inquirenti, il progetto stragista - svelato da una lettera anonima molto dettagliata - sarebbe stato ideato dalle cosche di Palermo e della provincia di Trapani, territorio dominato da Matteo Messina Denaro. Messina Denaro, latitante da venti anni e ultimo padrino in libertà della cupola corleonese, è stato riconosciuto colpevole di numerosi attentati condotti con l'uso di autobombe, a partire dalla strage di Pizzolungo per assassinare il giudice Carlo Palermo che invece provocò la morte di una donna e dei suoi figli gemelli di soli sei anni, fino a quella di Firenze che uccise cinque persone. E da alcuni mesi l'intelligence raccoglie in Sicilia segnali preoccupanti su un possibile ritorno delle famiglie mafiose a una nuova stagione di fuoco.
Con una sorta di strategia della tensione, alle forze dell'ordine sono state spedite lettere anonime con minacce o rivelazioni su piani omicidi nei confronti del procuratore nisseno Sergio Lari, dei pm Nico Gozzo, Antonio Ingroia, Gaetano Paci mentre due pentiti a Gela hanno ricostruito i progetti per assassinare il gip Giovanbattista Tona e l'ex sindaco Rosario Crocetta.
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L'inchiesta ha permesso di trovare elementi di riscontro a questo piano, che avrebbe previsto l'utilizzo di una grossa quantità di esplosivo nascosto a Caltanissetta. Secondo gli inquirenti, il progetto stragista - svelato da una lettera anonima molto dettagliata - sarebbe stato ideato dalle cosche di Palermo e della provincia di Trapani, territorio dominato da Matteo Messina Denaro. Messina Denaro, latitante da venti anni e ultimo padrino in libertà della cupola corleonese, è stato riconosciuto colpevole di numerosi attentati condotti con l'uso di autobombe, a partire dalla strage di Pizzolungo per assassinare il giudice Carlo Palermo che invece provocò la morte di una donna e dei suoi figli gemelli di soli sei anni, fino a quella di Firenze che uccise cinque persone. E da alcuni mesi l'intelligence raccoglie in Sicilia segnali preoccupanti su un possibile ritorno delle famiglie mafiose a una nuova stagione di fuoco.
Con una sorta di strategia della tensione, alle forze dell'ordine sono state spedite lettere anonime con minacce o rivelazioni su piani omicidi nei confronti del procuratore nisseno Sergio Lari, dei pm Nico Gozzo, Antonio Ingroia, Gaetano Paci mentre due pentiti a Gela hanno ricostruito i progetti per assassinare il gip Giovanbattista Tona e l'ex sindaco Rosario Crocetta.
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