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Tartaglia e le due visite al Milan «Devo incontrare il presidente»


MILANO — È entrato nel portone di via Turati 3,
e ha chiesto banalmente: «Dovrei salire alla sede del Milan». «Scala B, terzo piano», è stata la risposta del custode. Una frase ripetuta meccanicamen­te più volte al giorno a tutti quei tifosi o persone che cer­cano un ufficio della società rossonera.

Massimo, «Massimino» per gli amici, Tartaglia, il qua­rantaduenne ingegnere elet­tronico mancato che ha sca­gliato in faccia a Silvio Berlu­sconi un Duomo del peso di due etti, un mese prima dell' aggressione aveva già tentato di venire in contatto con il premier. Non una, ma due vol­te. Senza intenzioni violente, con ogni probabilità. Almeno questo è quanto emergerebbe dal racconto di una dirigente del Milan che si è presentata negli uffici della Digos per rac­contare, dopo aver sfogliato i quotidiani e aver visto decine di volte le riprese televisive sull'aggressione e sulla cattu­ra dell’aggressore, che lei ave­va ricevuto e respinto Massi­mo Tartaglia. «È proprio lui, ne sono certa». La dirigente della squadra rossonera è riu­scita a collocare nel novem­bre scorso le visite di Tarta­glia: un uomo che, come è ri­sultato dalle indagini, soffre di gravi problemi psichici. Gentile, l’inventore frustrato: «Buongiorno, avevo un ap­puntamento col presidente Berlusconi». La dirigente ha subito capito di trovarsi di fronte a una persona disturba­ta. «Mi dica, per quale moti­vo? ». La risposta non si è fatta attendere: «Mi ha assicurato che avrebbe sbloccato la mia carta di credito». La manager, capendo che c’era qualcosa di strano, ha avuto la prontezza di rispondere: «Il presidente non c’è. Riferirò».

Deluso, ma contento delle assicurazioni ricevute, l’inven­tore dei quadri ballerini (che cambiano colore e si muovo­no in sequenza se stimolati dalla musica), se ne è andato. Per tornare però qualche gior­no dopo e ripetere, esattamen­te, la stessa richiesta.

Gli episodi del novembre scorso confermerebbero le precarie condizioni di salute di Massimo Tartaglia. Il padre Alessandro, 69 anni, lo ha ri­petuto più volte: «Mio figlio è uno psicolabile. Soffre di di­sturbi da quando aveva diciot­to anni. Dopo l’Itis a Corsico si è iscritto a ingegneria elet­tronica e da allora sono co­minciati i problemi».

Problemi che sono esplosi nella loro gravità domenica scorsa quando Massimo è uscito di casa per un appunta­mento con una donna che non è mai arrivata. In piazza del Duomo l’inventore ha comperato un Crocefisso e una riproduzione del Duomo in polvere di marmo e lo ha scagliato con tutta la sua for­za in faccia al premier che, do­po la manifestazione in piaz­za del Duomo, stava stringen­do le mani dei suoi simpatiz­zanti.

Massimo Tartaglia è in car­cere. Per il magistrato l’ag­gressione era premeditata.



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