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Scudo fiscale, così i mafiosi riacquisteranno i loro beni

I capitali illegalmente esportati stanno rientrando in questi giorni coperti da anonimato. Di quelle somme non si saprà nulla: né da dove vengono, né come sono state reperite. Anche le norme sul riciclaggio sono state allentate per favorire il rientro. L’importante è che tornino al più presto, pagando un «obolo» allo Stato. Il Tesoro ne ha bisogno per coprire le misure della Finanziaria. Ha già previsto circa 4 miliardi, pari a un flusso di rientro di 80 miliardi. Forse saranno di più. Sempre nella Finanziaria trova posto la vendita all’asta dei beni della mafia. Scudo fiscale-vendita- deibeni mafiosi. Un combinato disposto che fa tremare. Capitali riciclati e ripuliti, che potranno «tornare a casa». Per Cosa Nostra è un vero regalo di Natale.

ABUSIVI
Gli esperti sanno bene che i clan alla «robba» non rinunciano. Occupare case, poderi, ville, significa essere il dominus di un territorio. Sarà per questo che un immobile su tre di quelli confiscati dalla magistratura resta occupato abusivamente dai clan, attraverso prestanome o familiari. È uno dei dati più inquietanti del corposo dossier sugli immobili della mafia redatto dal Commissario Straordinario del governo per la gestione degli immobili confiscati alla criminalità organizzata, Antonio Maruccia. Sfrattare i boss resta molto difficile, e tutto il percorso di recupero è ostacolato da trappole disseminate dai malavitosi. Ecco perché disporre la semplice asta vuol dire non riconoscere i problemi, e quindi finirci dentro con tutte le scarpe. Lo si capisce chiaramente dalle parole di Fabrizio Cicchitto. «Attualmente, in molti casi, questi beni - sostiene - deperiscono o hanno una gestione clientelare». Come dire: sono poco sfruttati. In realtà sono intrappolati dalla ragnatela della criminalità, che si dipana attraverso molte forme. Ipoteche, comproprietà, occupazioni abusive. È difficile scardinare questo sistema: ci vuole tempo e denaro. Non può certo bastare un’asta.

NUMERI
Non che non ci si riesca mai. Nei primi 10 mesi del 2008, ad esempio, sono stati liberati 135 immobili a sud, di cui 19 solo nel mese di ottobre nella città di Bari. Su un totale censito di 7.875 beni confiscati, circa la metà (3.591) risultavano in gestione nei primi mesi del 2008. Tra gli altri, 559 erano già stati destinati ma ancora non consegnati. Mentre 3.725, cioè il 47,3%, risultavano già consegnati ma ancora non gestiti. Il nododella matassa sta tutto qui, nelle proprietà che non si riescono ad utilizzare in alcun modo. Un’analisi più dettagliata del Commissario, basata su una indagine specifica in 278 Comuni delle Regioni meridionali (Puglia, Calabria, Sicilia e Campania), fornisce indicazioni più precise su questo percorso a ostacoli. «I Comuni hanno risposto che su 2.143 beni immobili, solo 1.051 849%9sono effettivamente utilizzati », si legge nel rapporto. Tra le motivazioni addotte, al primo posto c’è l’occupazione dei beni. In alcuni casi l’occupazione è avvenuta dopo la consegna al Comune, in altri casi l’immobile è arrivato nella titolarità dell’ente locale già con l’«inquilino» dentro. In altri casi si è in attesa del perfezionamento di alcune procedure: collaudi o cambi di destinazione d’uso. C’è poi la possibilità che gli immobili siano inagibili e in attesa dei finanziamenti per la ristrutturazione (in molti casi si utilizzano i fondis trutturali europei). Infine, ci sono gravami giudiziari o ipoteche. Sta in questo punto la trappola dei mafiosi, che spesso «blindano» le proprietà imponendo ipoteche o cedendo in parte la titolarità a familiari o amici. Conla comproprietà risulta difficile arrivare alla cessione.

GIUSTIZIA
Il fatto è che la giustizia per essere giusta non può che procedere lenta, visto il terreno vischioso su cui si cammina in questi casi. La sfida è difficile, ma certamente non impossibile. Con l’istituizione del Commissario i miglioramenti sono stati tangibili. Le destinazioni dei beni, ad esempio, hanno avuto una notevole accelerazione tra il 2007e il 2008. «Rispetto ai 684 beni dell’intero anno 2007 - scrive Maruccia nel dossier - nei primi dieci mesi del 2008 ben 966 beni hanno concluso la fase amministrativa della destinazione». E non solo. Quanto agli effetti finanziari, i beni confiscati ai mafiosi hanno avuto una resa contabile pari a 13 milioni nell’anno 2007. Si tratta in genere di canoni d’affitto che gli enti gestori incassano. Per la verità la resa complessiva è stata di 19 milioni,ma6sono stati spesi per la loro gestione da parte dell’Agenzia del Demanio che opera con un contratto di servizio.

Fonte: Unita.it
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