Il governo viene allo scoperto e conferma - con il viceministro Paolo Romani - che il Consiglio dei ministri di domani cambierà le regole della televisione italiana e anche di Internet. Il provvedimento è complesso, sconfinato: parliamo di 100 pagine fitte di articoli e commi.
Il provvedimento, una volta approvato dal governo, sarà subito operativo e non farà alcun passaggio in Parlamento per verifiche o correzioni. Si tratta di un decreto legislativo che gode di una corsia preferenziale assoluta.
Il provvedimento detta nuove regole per Internet; toglie risorse ai produttori tv italiani ed europei; limita la possibilità di Sky di trasmettere spot, come ieri Repubblica ha anticipato.
Anche la Rete, dunque, è oggetto delle attenzioni del governo. All'articolo 21, il decreto dice che il Garante delle Comunicazioni dovrà scrivere un regolamento sui servizi diffusi in "diretta continua su Internet" anche con la tecnica del livestreaming. Poi, sulla base di questo regolamento, il governo autorizzerà i servizi. Sembra di capire che dovranno ricevere una autorizzazione e l'iscrizione a un registro quei siti che vogliono trasmettere eventi, concerti, sport, manifestazioni in diretta via Internet. Vengono equiparati, dunque, a delle vere e proprie tv.
Cattive notizie anche per i produttori televisivi indipendenti. La legge attuale li protegge. Stabilisce che i network televisivi debbano trasmettere film o fiction recenti - prodotti in Italia o in Europa - per il 10% del tempo, soprattutto nelle fasce di maggiore ascolto. I network inoltre devono produrre o comprare opere recenti con il 10% dei loro introiti netti. Queste regole servono a proteggere l'industria culturale italiane ed europea. Ma ora il governo - con il suo decreto - depotenzia molto queste misure di garanzia "dimostrando - accusano Vita del Pd e Giulietti del Gruppo Misto - una discreta cecità".
Il decreto autorizza, poi, il product placement anche alla tv: i concorrenti del "Grande Fratello" mangeranno in cucine di cui si vedrà la marca, per fare solo un esempio. E poi c'è la pubblicità. Oggi Sky può trasmettere spot per il 18% di ogni ora, proprio come Canale 5 o La7. Il governo abbasserà questo tetto al 12%.
Questa specifica norma preoccupa anche gli editori che forniscono propri canali alla pay-tv. La Fox, che assicura a Sky 12 canali tra i più visti sul satellite, ricorda di essere presente in 90 Paesi al mondo: in nessuno di questi, sono in vigore tetti pubblicitari come quelli immaginati dal governo italiano. Oggi Fox impiega 250 persone in Italia. Alcune di queste dovranno andare a casa se il decreto del governo entrerà in vigore così com'è. Si fa viva, poi, l'Associazione delle Televisioni Digitali Indipendenti, che assicurano a Sky altri 50 canali. Francesco Nespega, il presidente, sottolinea che il governo toglie ossigeno ai canali indipendenti nel pieno di una delle più gravi crisi economiche.
"E' Natale - nota invece il deputato del Pd, Paolo Gentiloni - e a Natale il governo vara sempre una riforma della tv sfruttando la disattenzione generale: nel 2003, salvò Rete4 dal trasferimento sul satellite; oggi prende di mira Sky. E lo fa usando lo strumento del decreto senza alcun confronto parlamentare". Roberto Rao (Udc) si chiede come mai il governo rinunci a battaglie ben più serie, "come il recupero dell'evasione del canone Rai", mentre Pancho Pardi (Idv) collega le leggi salva-premier sulla giustizia a quelle salva-Mediaset, sulla televisione.
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Il provvedimento, una volta approvato dal governo, sarà subito operativo e non farà alcun passaggio in Parlamento per verifiche o correzioni. Si tratta di un decreto legislativo che gode di una corsia preferenziale assoluta.
Il provvedimento detta nuove regole per Internet; toglie risorse ai produttori tv italiani ed europei; limita la possibilità di Sky di trasmettere spot, come ieri Repubblica ha anticipato.
Anche la Rete, dunque, è oggetto delle attenzioni del governo. All'articolo 21, il decreto dice che il Garante delle Comunicazioni dovrà scrivere un regolamento sui servizi diffusi in "diretta continua su Internet" anche con la tecnica del livestreaming. Poi, sulla base di questo regolamento, il governo autorizzerà i servizi. Sembra di capire che dovranno ricevere una autorizzazione e l'iscrizione a un registro quei siti che vogliono trasmettere eventi, concerti, sport, manifestazioni in diretta via Internet. Vengono equiparati, dunque, a delle vere e proprie tv.
Cattive notizie anche per i produttori televisivi indipendenti. La legge attuale li protegge. Stabilisce che i network televisivi debbano trasmettere film o fiction recenti - prodotti in Italia o in Europa - per il 10% del tempo, soprattutto nelle fasce di maggiore ascolto. I network inoltre devono produrre o comprare opere recenti con il 10% dei loro introiti netti. Queste regole servono a proteggere l'industria culturale italiane ed europea. Ma ora il governo - con il suo decreto - depotenzia molto queste misure di garanzia "dimostrando - accusano Vita del Pd e Giulietti del Gruppo Misto - una discreta cecità".
Il decreto autorizza, poi, il product placement anche alla tv: i concorrenti del "Grande Fratello" mangeranno in cucine di cui si vedrà la marca, per fare solo un esempio. E poi c'è la pubblicità. Oggi Sky può trasmettere spot per il 18% di ogni ora, proprio come Canale 5 o La7. Il governo abbasserà questo tetto al 12%.
Questa specifica norma preoccupa anche gli editori che forniscono propri canali alla pay-tv. La Fox, che assicura a Sky 12 canali tra i più visti sul satellite, ricorda di essere presente in 90 Paesi al mondo: in nessuno di questi, sono in vigore tetti pubblicitari come quelli immaginati dal governo italiano. Oggi Fox impiega 250 persone in Italia. Alcune di queste dovranno andare a casa se il decreto del governo entrerà in vigore così com'è. Si fa viva, poi, l'Associazione delle Televisioni Digitali Indipendenti, che assicurano a Sky altri 50 canali. Francesco Nespega, il presidente, sottolinea che il governo toglie ossigeno ai canali indipendenti nel pieno di una delle più gravi crisi economiche.
"E' Natale - nota invece il deputato del Pd, Paolo Gentiloni - e a Natale il governo vara sempre una riforma della tv sfruttando la disattenzione generale: nel 2003, salvò Rete4 dal trasferimento sul satellite; oggi prende di mira Sky. E lo fa usando lo strumento del decreto senza alcun confronto parlamentare". Roberto Rao (Udc) si chiede come mai il governo rinunci a battaglie ben più serie, "come il recupero dell'evasione del canone Rai", mentre Pancho Pardi (Idv) collega le leggi salva-premier sulla giustizia a quelle salva-Mediaset, sulla televisione.
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