Il pedinamento in video del giudice Raimondo Mesiano ha fatto battere un colpo finalmente all’ordine dei giornalisti. Almeno a quello della Lombardia. Ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti di Claudio Brachino, direttore di Videonews, (testata di Canale 5), e conduttore di Mattino 5. Il giornalista è stato messo sotto accusa per il servizio sul giudice di Milano, trasmesso il 14 ottobre e definito dalla federazione nazionale della stampa un “pestaggio mediatico”.
Il Fatto ha letto quello che si chiama capo d’incolpazione, con il quale si contesta a Brachino di “essersi reso responsabile di fatti non conformi al decoro e alla dignità professionali” e di aver rotto la doverosa fiducia tra giornalisti e telespettatori, amplificando una notizia che non era tale.
Avrebbe così violato l’articolo 137 della legge sulla privacy e l’articolo 6 del codice deontologico dei giornalisti. Per capire meglio di cosa dovrà rispondere Brachino, riassumiamo il contenuto del servizio. Si vede Mesiano che fuma davanti al negozio di un barbiere, fuori campo la giornalista ( precaria con contratto in scadenza), commenta: il giudice è nervoso e “va avanti e indietro, avanti e indietro”. Poi, cambio di scena, Mesiano è seduto su una panchina di un parco, la cronista deride i calzini turchesi. Secondo l’Ordine quel filmato non poteva e non doveva andare in onda perché nulla di quanto trasmesso ha a che vedere con la funzione pubblica di Mesiano, ovvero quella di giudice. Cosa diversa sarebbe stata se Mesiano fosse stato ripreso, per mera ipotesi, mentre brindava alla condanna di un suo imputato, in quel caso sarebbe stato diritto di cronaca. Invece sono stati documentati atteggiamenti di vita del magistrato che attengono strettamente alla sua vita privata. Inoltre per l’Ordine della Lombardia è ancora più grave che il servizio sia andato in onda su una televisione di Berlusconi, proprietario della Fininvest, cioè dell’azienda che in base alla sentenza di Mesiano deve pagare 750 milioni di euro alla Cir di De Benedetti, come risarcimento per la perdita della Mondadori. Nel capo di incolpazione si legge che il servizio aveva come finalità quella di “screditare la reputazione” di Mesiano e “delegittimare”, davanti ai telespettatori, il giudice che “aveva in precedenza emanato (la sentenza, ndr) e che aveva visto soccombente la società Fininvest, persona giuridica cui è riconducibile la rete televisiva per la quale Brachino lavora”.
Intorno a metà dicembre il direttore di Videonews dovrà presentarsi a Milano davanti ai nove consiglieri dell’Ordine. Già alla fine di quella audizione potrebbe esserci la decisione. In caso di condanna le sanzioni previste sono avvertimento, censura, sospensione, (da due mesi a un anno), o radiazione dall’albo.
Guarda il video del pedinamemento
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Il Fatto ha letto quello che si chiama capo d’incolpazione, con il quale si contesta a Brachino di “essersi reso responsabile di fatti non conformi al decoro e alla dignità professionali” e di aver rotto la doverosa fiducia tra giornalisti e telespettatori, amplificando una notizia che non era tale.
Avrebbe così violato l’articolo 137 della legge sulla privacy e l’articolo 6 del codice deontologico dei giornalisti. Per capire meglio di cosa dovrà rispondere Brachino, riassumiamo il contenuto del servizio. Si vede Mesiano che fuma davanti al negozio di un barbiere, fuori campo la giornalista ( precaria con contratto in scadenza), commenta: il giudice è nervoso e “va avanti e indietro, avanti e indietro”. Poi, cambio di scena, Mesiano è seduto su una panchina di un parco, la cronista deride i calzini turchesi. Secondo l’Ordine quel filmato non poteva e non doveva andare in onda perché nulla di quanto trasmesso ha a che vedere con la funzione pubblica di Mesiano, ovvero quella di giudice. Cosa diversa sarebbe stata se Mesiano fosse stato ripreso, per mera ipotesi, mentre brindava alla condanna di un suo imputato, in quel caso sarebbe stato diritto di cronaca. Invece sono stati documentati atteggiamenti di vita del magistrato che attengono strettamente alla sua vita privata. Inoltre per l’Ordine della Lombardia è ancora più grave che il servizio sia andato in onda su una televisione di Berlusconi, proprietario della Fininvest, cioè dell’azienda che in base alla sentenza di Mesiano deve pagare 750 milioni di euro alla Cir di De Benedetti, come risarcimento per la perdita della Mondadori. Nel capo di incolpazione si legge che il servizio aveva come finalità quella di “screditare la reputazione” di Mesiano e “delegittimare”, davanti ai telespettatori, il giudice che “aveva in precedenza emanato (la sentenza, ndr) e che aveva visto soccombente la società Fininvest, persona giuridica cui è riconducibile la rete televisiva per la quale Brachino lavora”.
Intorno a metà dicembre il direttore di Videonews dovrà presentarsi a Milano davanti ai nove consiglieri dell’Ordine. Già alla fine di quella audizione potrebbe esserci la decisione. In caso di condanna le sanzioni previste sono avvertimento, censura, sospensione, (da due mesi a un anno), o radiazione dall’albo.
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