
La sedia vuota, accanto a Mills, è quella dove il coimputato Berlusconi si sarebbe dovuto accomodare se un anno fa la legge Alfano non lo avesse «salvato» (sospendendone il dibattimento e determinandone la separazione) dal medesimo destino processuale occorso in primo grado a Mills, condannato dai giudici Gandus-Dorigo-Caccialanza come «falso testimone per consentire a Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso le operazioni finanziarie illecite compiute fino a quella data».
La sedia in più sarà invece quella preparata per il nuovo avvocato che da venerdì affiancherà Federico Cecconi, legale storico di Mills: il professor Alessio Lanzi, docente di diritto penale dell’economia all’Università di Milano Bicocca, difensore (con Vittorio Virga) del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, nel processo sulla compravendita estera dei diritti tv da parte del Biscione. Mills, che nell’incauta lettera al proprio fiscalista Bob Drennan nel 2004 spiegò di averla «messa giù delicatamente» nelle sue deposizioni nei processi a Berlusconi, e di aver «fatto tricky corners, curve pericolose per tenere Mr. B. fuori da un sacco di guai che gli sarebbero ricaduti addosso se solo avessi detto tutto quello che sapevo», giovedì si è fatto sentire ai microfoni di SkyTg24 e di Radio24, con qualcosa di molto simile a un abbraccio della morte: «Sarebbe assurdo e illogico se uno fosse condannato e l’altro assolto — ha detto —: o tutti e due colpevoli o innocenti, vista la natura dell’accusa di corruzione. Io so come un fatto matematico che Berlusconi non c’entra in questa cosa e non capisco come possa essere condannato».
Per Mills il verdetto di primo grado «è composto da moltissimi difetti. I giudici non permisero ai nostri avvocati di far testimoniare Berlusconi, perché evidentemente avrebbe detto che non mi aveva pagato nulla di illecito». Per la difesa, è «paradossale » credere che Berlusconi abbia «ricompensato-retribuito» le dichiarazioni di Mills, giacché «esse portarono alla condanna del Cavaliere in primo grado nelle vicende All Iberian e Gdf»: se mai, dunque, «Berlusconi e Fininvest avevano gravi ragioni di risentimento verso Mills per la collaborazione fornita alla Procura».
I legali chiederanno ai giudici d’Appello (Lapertosa-Spina-Maiga) la parziale riapertura dell’istruttoria, e in particolare la deposizione di Berlusconi; l’interrogatorio a Gibilterra dell’avvocato Isaac Marrache, snodo dei complicatissimi flussi finanziari mescolati da Mills tra soldi Fininvest, soldi del suo cliente armatore Diego Attanasio, e soldi di altri suoi clienti come Briatore e la famiglia Marcucci; e una nuova superperizia contabile.
Intanto, la Svizzera lavora sui riverberi elvetici delle indagini italiane che nel 2005 sequestrarono 100 milioni di euro al produttore Frank Agrama nell’indagine sui diritti tv. La procura federale annuncia un'inchiesta per riciclaggio sui conti di quattro manager Mediaset destinatari di somme di denaro: soldi che sarebbero state restituzioni di «fondi neri» aziendali secondo l’accusa, e invece «creste» di dipendenti infedeli secondo l’azienda, che se ne ribadisce «parte lesa».
Fonte: Corriere.it
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