«Buffone, sparisci, assassino, andate via, è colpa vostra». Grida di rabbia inseguono il premier, all'uscita del Duomo di Messina, dove è appena terminata la cerimonia funebre per le vittime dell'all'uvione.Dall'altra parte della strada, però - annotano le agenzie di stampa - c'è chi prova a indirizzarsi al premier con altri toni. «Bravo presidente», «faccia qualcosa».
Durante il breve tragitto che lo ha separato dal duomo alla macchina berlusconi, protetto oltre che dal suo servizio di sicurezza, da un cordone di polizia e carabinieri ha avuto anche il tempo di scambiare due parole con alcuni sindaci della zona, assicurando loro che «faremo tutto in pochissimo tempo, bisogna fare un censimento - ha spiegato - per sapere chi vuole una casa nuova e chi invece preferisce aspettare la restituzione della propria abitazione».
«Dopo un temporale spunta sempre il sole, ma non per tutti... splendete per noi angeli». Così Messina ha salutato le vittime del nubifragio che la settimana scorsa ha colpito la zona sud della città e i comuni della provincia. Un lungo striscione attaccato alle barriere che delimitano Piazza del Duomo ha racchiuso il pensiero di un'intera città che oggi è stretta attorno ai familiari delle vittime per far sentire la propria solidarietà e la propria fratellanza. Nella piazza, dove migliaia di persone hanno seguito la cerimonia funebre proiettata sul maxischermo, anche striscioni in ricordo di Cristian e Leo, i due fratelli poco più che ventenni morti insieme nella loro abitazione a Giampilieri Superiore.
A celebrare i funerali è stato il vescovo della città, Calogero La Piana. Un applauso ha preceduto l'inizio della cerimonia. Presenti tra le autorità, il premier, Silvio Berlusconi, il presidente del Senato, Renato Schifani, in rappresentanza del capo dello Stato, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, il ministro del'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo ed il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca. Nella cattedrale affollata di persone 21 bare avvolte nella bandiera tricolore tranne una, quella di una donna romena, con la bandiera del suo paese. Su ogni feretro cuscini di fiori rossi e le foto delle vittime.
Tra le bare anche quella bianca della piccola Ilaria, 5 anni: legato c'è un palloncino bianco con il suo nome. Poco più in là altri due palloncini bianchi simboleggiano gli altri due bambini vittime della tragedia, Lorenzo, di 2 anni, e Francesco, di 6, i cui corpi non sono stati ancora recuperati. I familiari di altri sei morti hanno preferito esequie in forma privata, mentre deve ancora essere riconosciuto il cadavere di uno dei morti estratti dalla macerie. Fuori dal Duomo si sono radunate migliaia di persone per dare l'ultimo saluto agli scomparsi.
E mentre a Giampilieri e a Scaletta Zanclea, i due paesi messi in ginocchio dal disastro, si continua a scavare, aumenta il numero degli sfollati: l'ultimo bollettino dell'unità di crisi ne conta 930, 41 in più rispetto al dato di ieri. Otto i dispersi: cinque a Scaletta Zanclea, due a Giampilieri e uno ad Altolio. Il sindaco ha preparato con i suoi uffici alcune mappe che oggi mostrerà al premier: sono indicate le zone dove costruire le nuove abitazioni, secondo il modello L'Aquila, che saranno realizzate «in pochi mesi», ha ribadito oggi Berlusconi. Il premier ha anche spiegato che si potevano utilizzare appartamenti liberi «ma gli abitanti ci hanno manifestato la volontà di ricostruire le loro comunità», ha spiegato. L'ipotesi di acquistare le case sfitte per gli sfollati era stata avanzata anche dall'assessore regionale ai Lavori pubblici, Antonio Beninati, mentre Gian Michele Calvi, l'architetto che ha progettato i complessi antisismici in Abruzzo, stamane ha spiegato che «non c'è ripetitività nella soluzione di una crisi», a meno che per modello L'Aquila «non si intendano le logiche, l'idea, l'intelligenza». Quella finora mancata «a chi avrebbe dovuto provvedere alla sicurezza del territorio e non l'ha fatto», dice Nicola De Luca che ha costituito il comitato «Salviamo Giampilieri superiore».
Da ieri De Luca e altri suoi compaesani stanno raccogliendo le firme per impedire che i senza tetto possano essere trasferiti in altri quartieri: «Non ci muoviamo da qui - dice - soprattutto per onorare la memoria di chi ha perso la vita. Se andassimo via sarebbero morti invano». Finora si è cercato di tamponare l'emergenza e dare una sepoltura ai morti dell'alluvione, che si sarebbe potuta evitare, ha sostenuto ieri il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, in visita nelle zone del disastro. «Abbiamo un sistema sofisticatissimo che prevede e non previene. Non serve se non riesce ad evitare le catastrofi». Poi ha accusato il governo di essersi mosso «con superficialita: un anno fa, in un'interrogazione, un nostro parlamentare regionale aveva segnalato il rischio frana proprio a Giampilieri». Alla vigilia delle esequie un monito arriva anche dal vescovo di Agrigento, Franco Montenegro: «Mi rifiuterei di celebrare i funerali se un disastro come quello che ha colpito Messina si verificasse nella mia città». Il presule chiede da tempo che si realizzi una «via di fuga» per gli abitanti dei vicoli del centro storico di Agrigento, che dovrebbe ben conoscere le emergenze dopo la frana del '66.
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