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Antonio di Pietro: "Governo responsabile per i morti di Messina"

Messina piange le sue 28 vittime del fango, a Viareggio qualche mese fa si sono chiuse 31 bare, a L’Aquila 300. I cittadini devono accettare la mano dello Stato, tesa ad offrire aiuto, a patto che, contemporaneamente, l’altra mano indichi i suoi funzionari che avevano il compito di evitare la tragedia.

In Italia non vedremo mai quello che accadde nel Sichuan, in Cina, con il terremoto del 2008, definito “la strage dei bambini” (per il crollo di numerose scuole), dove gli amministratori della comunità furono costretti ad inginocchiarsi di fronte alla folla per chiedere perdono del disastro. Scene di maturità politica che, per assurdo, sono accadute in un regime dittatoriale, scene che la traballante democrazia italiana non vedrà mai.

A Messina, come a L’Aquila, i cittadini devono tenere alta l’attenzione perchè è dalla loro vigilanza che dipenderà l’accertamento delle colpe, non da quella dei politici.

Trovo vigliacco l’atteggiamento di questo governo che, quando accade una tragedia, sorvola con l’elicottero il luogo del disastro e poi promette nuove case o nuovi treni. Con i soldi il governo vuole comprare il silenzio dei vivi e tergiversare sulle responsabilità dei fatti, colpe che, vi assicuro, saranno fatte ricadere più in basso possibile onde evitare di colpire con la zappa il proprio piede. Un copione che deve finire e che rischia di diventare un passe partout per ogni genere di abusivismo e negligenza amministrativa che goda della copertura politica romana.

I cittadini devono pretendere l’accertamento delle responsabilità civili e politiche di chi danneggia la collettività ed è causa vittime innocenti.

Chi è coinvolto in negligenze conclamate che procurano la morte di tanti cittadini deve essere messo nelle condizioni di non nuocere più. Se la responsabile è una società costruttrice questa deve chiudere e liquidare i danni causati, se il responsabile è un assessore, va giudicato e messo nelle condizioni di non gestire più la cosa pubblica, se è un tecnico, un architetto, un ingegnere, non dovrebbero più esercitare la professione. E comunque, le dimissioni dei politici locali, dovrebbero essere le prime a giungere a prescindere dal loro effettivo coinvolgimento per il semplice fatto di non aver vigilato.

In Sicilia i siciliani si affidano da decenni sempre alle stesse forze politiche, in larga parte colluse con la mafia, che sono anche la causa del degrado e della mala gestione del territorio.

Una delle prime affermazioni che il Presidente del Consiglio si è affrettato a fare nell’immediato della tragedia siciliana, mentre i corpi erano ancora sotto il fango, è stata che “il ponte sullo stretto di Messina si farà”. Un messaggio raccapricciante diretto a chi temeva per i soldi stanziati, non di certo a coloro che una casa non l’avevano più o ai familiari di una delle 28 vittime.

La Sicilia ha strade, ferrovie ed un territorio abbandonati a se stessi, nel degrado più straziante, in compenso, verrà dotata di un ponte modernissimo, costosissimo e larghissimo, con il quale i siciliani onesti potranno continuare a fuggire dalla loro terra verso il nord, in cerca di un lavoro e di una vita normale.

Siciliani, coraggio: l’unica cosa che ci resta è la vita ed il voto per liberarci da questi farabutti.


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