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"Serve equilibrio e responsabilità" Napolitano frena il Cavaliere

ROMA - Alla fine, come forse era inevitabile, l'onda del caso Boffo, la crisi nei rapporti tra governo e Cei, si è andata a infrangere sul Quirinale. In quel salotto nello studio alla Vetrata, dove il capo dello Stato ha ricevuto ieri pomeriggio Berlusconi, insieme a Sandro Bondi e Gianni Letta,
è stato proprio il Cavaliere a tirar fuori per primo l'argomento. Uno sfogo non sollecitato, come quello che la mattina l'aveva portato a prendersela con i giornali, che Giorgio Napolitano ha raccolto con preoccupazione, spendendosi più del solito per un "rasserenamento" del clima. "Presidente - ha esordito Berlusconi, febbricitante e sofferente per via di un mal di stomaco - sappi che in tutta questa storia di Boffo io non c'entro assolutamente nulla, i giornali hanno diffuso solo falsità. Feltri lo conosci anche tu. Semmai la prima vittima sono io".

Ma ciò che sta più a cuore al premier è chiedere un aiuto, cercare una sponda istituzionale nel presidente della Repubblica. Come prima del G8 dell'Aquila, al culmine degli scandali sulla vita privata del premier, quando, in nome dell'Italia, Napolitano arrivò a invocare una "tregua" politica. "C'è in giro un clima per cui diventa impossibile lavorare, sarebbe utile un tuo intervento che faccia da argine a tutti questi veleni - ha chiesto a questo punto Berlusconi -, anche perché alla fine è il paese che ci va di mezzo, è l'immagine dell'Italia all'estero".

Berlusconi se ne è reso conto nel suo recente viaggio a Danzica e ne è rimasto impressionato: persino durante le commemorazioni sull'invasione nazista della Polonia si è sentito chiedere conto delle serate a palazzo Grazioli da uno dei leader europei. Ma questa volta, da parte di Napolitano, più che comprensione c'è stato un invito implicito ad abbandonare la tattica di controguerriglia seguita finora da palazzo Chigi. Un invito alla "moderazione", al senso di "equilibrio" e di "responsabilità da parte di tutti".

Il cruccio di Napolitano riguarda anche i rapporti con la Commissione europea, oggetto degli strali del Cavaliere a Danzica. Così, se il Presidente non ha fatto mistero di aver seguito con apprensione gli attacchi a Boffo, allo stesso modo ha valutato lo scontro tra Roma e Bruxelles un errore. E non è un caso allora se proprio ieri, da Stoccolma, Franco Frattini si sia affrettato a smentire gli intenti più bellicosi annunciati dal premier, quel voler paralizzare le istituzioni comunitarie con il veto se non cesseranno le critiche al governo italiano: "Siamo un paese responsabile", ha tagliato corto il ministro degli Esteri. Un'altra colomba, Gianni Letta, starebbe manifestando un crescente disagio per la strategia di attacchi a tutto spiano messa in atto da Berlusconi. In fondo le dimissioni di Boffo e la campagna del Giornale segnano anche la prima vera sconfitta della sua linea, volta interamente a ricucire la frattura con la Santa sede. Come dimostra anche la sua presenza domani a Viterbo accanto a Papa Ratzinger. È Letta una delle vittime del furore dei falchi che circondano il Cavaliere, che ieri ha provato a blandirlo in pubblico ancora una volta: "Non ho bisogno di Internet, io ho Gianni".

L'altra grande questione che sta agitando l'inquilino di palazzo Chigi sono le elezioni regionali. Anche qui nella convinzione che solo una schiacciante vittoria metterà a tacere i critici e spazzerà il tavolo da tutti i "complotti" messi in campo per destituirlo. E se poi il clima si dovesse fare ancora più pesante, alcuni sussurrano che il premier avrebbe in mente di giocarsi l'arma finale, le dimissioni e il ricorso alle elezioni anticipate (nella certezza che un'altra maggioranza in Parlamento sarà impossibile da trovare) in concomitanza con le amministrative di marzo. Fantapolitica? Forse, ma nel pranzo di ieri a palazzo Grazioli, dove Berlusconi ha riunito Verdini, Cicchitto, Quagliariello, Bondi e Gianni Letta, il padrone di casa ha ripetuto: "In questa legislatura non ci saranno altri governi".

Il cuore della partita, dunque, si gioca nella metà campo di Casini, decisivo in molte regioni. Ma nel lungo vertice a via del Plebiscito sarebbe stata affrontata anche la questione del testamento biologico e dell'atteggiamento da tenere per disinnescare le "trappole" del presidente della Camera nell'iter del ddl a Montecitorio. I partecipanti ovviamente smentiscono, giurano che si è trattato di una "riunione informale, del tutto occasionale", ma intanto dalle parti di An il vertice è stato visto sotto tutt'altra luce. "È stata una riunione incauta - è la reazione che si coglie tra gli uomini di Fini -, sembra quasi il tentativo di far rinascere Forza Italia. Un episodio che dà un segno involutivo al processo di costruzione del Pdl. Tra di noi c'è profondo malessere".

Fonte: Repubblica.it
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