Linus:«Queste feste sono prive di contatto umano»
MILANO — «I rave illegali sono una cosa folle e bisogna cercare di intervenire. Non ci vedo nulla di positivo. Nulla che abbia a che fare con il piacere di stare insieme».
Allora bisogna vietarli?
«Se i ragazzi non capiscono che si fanno del male e fanno del male agli altri, dovrebbero essere gli adulti ad impedirglielo». Linus, al secolo Pasquale Di Molfetta, è il direttore di Radio Deejay, ed ogni mattina, dal 1991, si affaccia alla finestra radiofonica di «Deejay chiama Italia» per cercare di capire dove vanno, cosa fanno e soprattutto cosa vogliono i giovani italiani.
Già, cosa vogliono?
«Non credo che vogliano spingere una serata di divertimento oltre ogni limite fisicamente sostenibile. Sono cose che non hanno senso. In quel tipo di feste non esiste alcun contatto umano, non c’è spazio per la comunicazione, è ovvio che la droga occupi tutti gli spazi vuoti».
Ha mai fatto l’esperienza del rave?
«Sinceramente no. E certe cose non le puoi vivere se non sei coinvolto in prima persona. Per me la filosofia dei rave era troppo estrema anche quando avevo l’età giusta per farne parte. Ma non è soltanto questione di gusti, è proprio il concetto originario che è stato esasperato, diventando una cosa diversa».
All’inizio i rave erano differenti?
«L’idea originale, che penso risalga agli anni Settanta, è in effetti divertente e stimolante. Si tratta di un appuntamento al buio per migliaia di persone, in un posto alternativo, magari in mezzo alla natura. Era vagamente l’idea di Woodstock, che non a caso ha segnato un’epoca e una generazione. Ma le feste cui parliamo oggi, i teknival, gli illegal rave, sono tutta un’altra cosa. E sono secondo me pericolosi proprio per la filosofia che l’ispira».
Cioè?
«Ormai feste di questo tipo nascono con un unico scopo, la trasgressione violenta e violentemente fine a stessa».
E cosa ne pensa della musica che gira in questi raduni?
«Anche da questo punto di vista mi sembra un mondo a sé stante. È forse vicina al genere che si suona in certe discoteche, ma lontana anni luce da quella che passano le radio. Ormai per ascoltare sound così duri, e soprattutto per ballarli, devi essere uno specialista. Se ci capiti per caso un sabato all’anno finisci per non capire dove ti trovi e come ci sei arrivato. Eppure non è neppure la musica il problema, potrebbe avere anche il suo perché».
Allora qual è il problema?
«Sono i rave in se stessi il problema. All’estero, in Francia ad esempio, li hanno proibiti. E così vengono ad organizzarli in Italia, che è terra di nessuno. Per non parlare della droga, che lì gira in quantità industriale. Ma per quella dovrebbero essere le forze dell’ordine a far rispettare la legge».
Molto spesso si limitano a tenere sotto controllo la situazione e preferiscono non intervenire per evitare scontri.
«Mi rendo conto che certe volte è più facile gestire certe situazioni scomode piuttosto che prenderle di petto. Ma mi sembra arrivato il momento di prendere provvedimenti alla radice e di intervenire prima che ci siano altre vittime innocenti ».
Leggi anche:
- I rave party vanno vietati?
- Intervista a Boosta (Subsonica): "sbagliatissimo proibirli"
- (Note di Marisole) Testimonianza diretta da parte di chi i rave legali li vive per passione e amore verso la musica allo stato puro
MILANO — «I rave illegali sono una cosa folle e bisogna cercare di intervenire. Non ci vedo nulla di positivo. Nulla che abbia a che fare con il piacere di stare insieme».
Allora bisogna vietarli?
«Se i ragazzi non capiscono che si fanno del male e fanno del male agli altri, dovrebbero essere gli adulti ad impedirglielo». Linus, al secolo Pasquale Di Molfetta, è il direttore di Radio Deejay, ed ogni mattina, dal 1991, si affaccia alla finestra radiofonica di «Deejay chiama Italia» per cercare di capire dove vanno, cosa fanno e soprattutto cosa vogliono i giovani italiani.
Già, cosa vogliono?
«Non credo che vogliano spingere una serata di divertimento oltre ogni limite fisicamente sostenibile. Sono cose che non hanno senso. In quel tipo di feste non esiste alcun contatto umano, non c’è spazio per la comunicazione, è ovvio che la droga occupi tutti gli spazi vuoti».
Ha mai fatto l’esperienza del rave?
«Sinceramente no. E certe cose non le puoi vivere se non sei coinvolto in prima persona. Per me la filosofia dei rave era troppo estrema anche quando avevo l’età giusta per farne parte. Ma non è soltanto questione di gusti, è proprio il concetto originario che è stato esasperato, diventando una cosa diversa».
All’inizio i rave erano differenti?
«L’idea originale, che penso risalga agli anni Settanta, è in effetti divertente e stimolante. Si tratta di un appuntamento al buio per migliaia di persone, in un posto alternativo, magari in mezzo alla natura. Era vagamente l’idea di Woodstock, che non a caso ha segnato un’epoca e una generazione. Ma le feste cui parliamo oggi, i teknival, gli illegal rave, sono tutta un’altra cosa. E sono secondo me pericolosi proprio per la filosofia che l’ispira».
Cioè?
«Ormai feste di questo tipo nascono con un unico scopo, la trasgressione violenta e violentemente fine a stessa».
E cosa ne pensa della musica che gira in questi raduni?
«Anche da questo punto di vista mi sembra un mondo a sé stante. È forse vicina al genere che si suona in certe discoteche, ma lontana anni luce da quella che passano le radio. Ormai per ascoltare sound così duri, e soprattutto per ballarli, devi essere uno specialista. Se ci capiti per caso un sabato all’anno finisci per non capire dove ti trovi e come ci sei arrivato. Eppure non è neppure la musica il problema, potrebbe avere anche il suo perché».
Allora qual è il problema?
«Sono i rave in se stessi il problema. All’estero, in Francia ad esempio, li hanno proibiti. E così vengono ad organizzarli in Italia, che è terra di nessuno. Per non parlare della droga, che lì gira in quantità industriale. Ma per quella dovrebbero essere le forze dell’ordine a far rispettare la legge».
Molto spesso si limitano a tenere sotto controllo la situazione e preferiscono non intervenire per evitare scontri.
«Mi rendo conto che certe volte è più facile gestire certe situazioni scomode piuttosto che prenderle di petto. Ma mi sembra arrivato il momento di prendere provvedimenti alla radice e di intervenire prima che ci siano altre vittime innocenti ».
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- I rave party vanno vietati?
- Intervista a Boosta (Subsonica): "sbagliatissimo proibirli"
- (Note di Marisole) Testimonianza diretta da parte di chi i rave legali li vive per passione e amore verso la musica allo stato puro
Già, cosa vogliono?
«Non credo che vogliano spinge re una serata di divertimento oltre ogni limite fisicamente sostenibile. Sono cose che non hanno senso. In quel tipo di feste non esiste alcun contatto umano, non c’è spazio per la comunicazione, è ovvio che la droga occupi tutti gli spazi vuoti».
Ha mai fatto l’esperienza del rave?
«Sinceramente no. ...»
E allora? come ti puoi permettere di affermare simili idiozie?