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Il disastro dei conti pubblici italiani

La Banca d’Italia ha pubblicato stamattina le consuete statistiche sul fabbisogno e sul debito delle Pubbliche amministrazioni, con il quale rende noti i flussi di incassi e pagamenti dello stato. Come spesso capita, i principali organi d’informazione si soffermano su aspetti “marginali”, senza andare al nocciolo della faccenda. Tutti i media si stanno concentrando infatti sulle entrate, mettendo in evidenza il loro calo. Nel primo semestre 2009 esse sono state pari a 179,8 miliardi, contro i 185,9 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno.

La riduzione effettivamente c’è stata, ma non è così eclatante anche perché, come ha spiegato la stessa Banca d’Italia, a cui ha fatto seguito il ministero dell’Economia, “la dinamica del mese di giugno ha risentito anche dello slittamento delle scadenze fissate per il versamento delle imposte per i contribuenti soggetti agli studi di settore e che pertanto il dato non è confrontabile con quello del corrispondente mese del 2008”.

La cosa interessante dei dati di Bankitalia però è un’altra, e la troviamo sul fronte delle spese: le spese correnti passano da 185,2 miliardi di euro del primo semestre 2008 a 201,3 miliardi di euro del primo semestre 2009, un aumento dell’8,7%, pari a oltre 16 miliardi. Crescono anche le spese per investimento (1,4 miliardi di euro). Il disavanzo calcolato sui primi 6 mesi è di -23,1 miliardi rispetto ai -7,5 del primo semestre 2008. Una vero e proprio buco.

Ma il dramma è anche nel confronto tra le entrate tributarie e le spese correnti, quello che viene chiamato saldo di parte corrente, che è il vero segnalatore di una sofferenza finanziaria profonda dei nostri conti. Esso rappresenta la capacità dello Stato di far fronte alle sue spese “correnti” (acquisto di beni e servizi, salari e stipendi, pensioni, ecc…) con le entrate fiscali. A seguito dell’incredibile aumento della spesa corrente, questo saldo – che nel primo semestre 2008 (Governo Prodi in carica) era POSITIVO per 0,8 miliardi di euro – diventa NEGATIVO attestandosi a -21,4 miliardi di euro. Anche considerando lo slittamento indicato da Bankitalia e Tesoro, che vale circa 3 miliardi di euro, è un dato pesantissimo.

Come faccia il ministero dell’Economia a chiudere il suo comunicato con un giudizio positivo (sulla “tenuta” delle entrate) senza prendere in considerazione la voragine delle spese correnti non stupisce neppure più. Come faccia la pubblica opinione, i giornali e l’opposizione a non accorgersi di nulla e a non chiedere conto di cosa sta avvenendo alla spesa corrente (evidentemente fuori controllo) è un mistero che comincia a farsi inspiegabile.

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